𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟏

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[Jungkook]

"I'm afraid of all I am, my mind feels like a foreign land."

Mi lascio cadere lentamente sul divano del mio piccolo appartamento mentre mi porto il calice alle labbra, sorseggiando quel che rimane del vino che ci ho versato poco prima.

Il sole sta tramontando e un'altra giornata sta per concludersi in questo piccolo e insignificante villaggio.

Mi chiamo Jeon Jungkook, ho ventitrè anni e vivo qui da solo da ormai cinque anni.
I miei genitori sono dei ricchi imprenditori e non sono mai stati presenti nella mia vita, troppo occupati a incrementare il loro già considerevole patrimonio.
È questo il motivo che mi ha spinto a lasciare Busan, all'età di soli diciotto anni, per venire a vivere qui.

Ero senza un soldo, non avevo un lavoro, ero completamente solo.
Qui però sono riuscito a cominciare una nuova vita, mantenendomi attraverso l'acquisto e la vendita di terreni presenti nella zona.

Non sono mai andato bene a scuola, non sono mai stato particolarmente bravo in nessuna materia.
Da piccolo però passavo ore con mio padre nel suo ufficio, e questo mi è bastato per acquisire alcune conoscenze di base sulla vita imprenditoriale.

Mio padre...chissà cosa starà facendo adesso.
Chissà se è ancora vivo.
Non che mi importi, ma qualche volta non riesco a fare a meno di chiedermelo.

Mi alzo dal divano appoggiando il mio calice sul tavolo e do un'occhiata all'orologio sulla parete, che segna le 20:00.

Afferro il mio giubbino di pelle dalla sedia ed esco di casa, avviandomi verso quello che può definirsi il mio secondo rifugio.

L'aria fresca di fine autunno mi accarezza il viso causandomi un brivido di freddo che mi porta a stringermi ancor di più nel mio giubbotto.
Strano, il vino dovrebbe far percepire calore...forse ne bevo un po' troppo e ormai il mio corpo ci ha fatto l'abitudine.

Mi affretto a raggiungere l'edificio ed entro subito dalla porta, tirando un piccolo sospiro di sollievo quando vengo avvolto dal tepore presente nell'entrata.

"Guarda guarda chi si rivede, buonasera signor Jeon."

Alzo lo sguardo.

È Seokjin, il gestore della sala di slot machines del villaggio.
Venendo qui ogni singola sera da cinque anni a questa parte ormai mi conosce bene.
Posso dire che sia la cosa più vicina ad un amico che io sia riuscito a trovare in questo posto.

"Ebbene sì, sono sempre io." rispondo, con un sorrisetto sforzato.

"Il solito, Jeon?"

"Il solito." rispondo, allungandogli una banconota che lui inserisce nella cassa per poi consegnarmi una manciata di gettoni.

"Divertiti." mi dice, facendomi l'occhiolino.

"Non mi interessa divertirmi, voglio battere i miei record e guadagnare soldi. Dovresti saperlo." rispondo con un ghigno, prima di prendere i gettoni e avviarmi verso la prima slot machine libera che vedo.

Negli ultimi anni questo posto è diventato la mia seconda casa.
Non è passato un giorno senza che io venissi qui, passando le ore davanti a queste macchine.

Non saprei spiegare nemmeno io come questa routine abbia avuto inizio.
So solamente che ero solo, senza amici, e questo è stato l'unico passatempo che fossi stato in grado di trovare.

Negli anni il gioco è diventato quasi un'ossessione per me.
Col tempo sono diventato sempre più abile e qualsiasi record stabilito su queste macchine appartiene a me.
Solo io ho battuto i miei stessi record, nessuno ci è mai riuscito e questo in un certo senso mi ha sempre fatto sentire potente.
In più ho sempre guadagnato parecchio grazie alle mie vittorie, il che rende il tutto ancora più soddisfacente.
È l'unica cosa nella quale riesco a primeggiare, grazie alla quale sento di valere qualcosa.

Mio padre mi ha sempre ripetuto quanto fossi incapace, privo di qualsiasi talento.
Grazie a questo è come se riuscissi a prendermi una piccola vendetta verso di lui e verso tutto il male che mi ha causato da bambino.

Inserisco il gettone nella slot machine e come sempre mi accomodo sullo sgabello, preparandomi a battere un'altra volta il mio record.

Questa volta, però, sullo schermo appare qualcosa che attira subito la mia attenzione.

BEST SCORE: 4000 points
PARK JIMIN

Rimango senza parole nel leggere quelle parole.

Cosa significa? Chi è Park Jimin?
Ma soprattutto, come diavolo è riuscito a battere il mio record?

Sento la mano che inizia a tremare, mentre continuo a fissare incredulo lo schermo.
Deve esserci un errore, non c'è altra spiegazione.

Mi alzo e corro al bancone da Seokjin.

"Fratello, che ti succede? Sembra tu abbia visto un fantasma."

"Chi cazzo è Park Jimin?" chiedo, appoggiando le mani al bancone e avvicinandomi a lui.

"Non ne ho idea, perche?"

"Perché ha appena battuto il mio record." rispondo, rosso in viso dalla rabbia.

Seokjin mi guarda sgranando gli occhi, confuso.

"E...quindi?"

"E quindi? Nessuno batte i miei record, detengo ogni singolo record di questa sala da cinque anni ormai." rispondo, quasi urlando.

"E allora perché invece che agitarti tanto non te ne torni alla slot machine e ristabilisci il record?" mi chiede, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Sospiro.
Lui non può capire.
Lui non può capire che questa è l'unica cosa che io riesca a fare bene, l'unica soddisfazione in questa vita solitaria e priva di alcun senso.

Tuttavia decido di seguire il suo consiglio e torno alla slot machine.
Inizio a premere i tasti mentre ancora tremo dalla rabbia.
Non mi ci vuole molto prima di battere il record che questo ragazzo misterioso ha stabilito e piazzare nuovamente il mio nome sullo schermo, ma nemmeno questo serve a tranquillizzarmi.

In tutti questi anni nessuno è mai riuscito a battere un mio record, non ho mai avuto un rivale.
L'idea di dovermi battere con qualcuno col rischio di farmi portare la mia unica soddisfazione non mi piace affatto.

Mi alzo dallo sgabello ed esco senza nemmeno finire tutti i miei gettoni e senza salutare nessuno.
Non sono mai tornato a casa così presto dalla sala, ma ero troppo nervoso per rimanere.

Il mio cervello inizia a viaggiare, cercando di dare un volto a questo Park Jimin.
D'altronde viviamo in un villaggio molto piccolo, quindi ci conosciamo praticamente tutti.
Eppure, il suo nome mi è completamente nuovo.

Una volta arrivato a casa stappo l'ennesima bottiglia di vino e riempio il mio calice, per poi svuotarlo forse troppo in fretta.

Mi lascio cadere nuovamente sul divano, con un grande sospiro.

Per tutta la sera non riesco a togliermi dalla testa questo ragazzo dal volto sconosciuto che per la prima volta in cinque anni è riuscito a battere il mio record.

Devo assolutamente saperne di più su di lui.

𝐁𝐑𝐄𝐀𝐊 𝐌𝐘 𝐑𝐄𝐂𝐎𝐑𝐃𝐒 𝐁𝐀𝐁𝐄 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora