discorsi inutili

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L'hotel è stato evaquato, e io mi trovo sul retro di un ambulanza ferma, mentre un'infermiera mi medica un taglio sul braccio destro che non ricordo neanche di essermi fatta.

Vedo Harry, poco lontano da me, parlare con un polizziotto.

Insieme si avvicinano lentamente a me, con espressioni confuse.

"signorina, saprebbe spiegarmi cosa è successo?"

<< oh bhe, quell'uomo era membro della mafia russa, mi ha torturato più volte, io ora l'ho ucciso; prendila una sorta di vendetta! >>

Ecco come sembrare psicopatica.

I due aspettavano ancora una risposta, mentre lascio scappare un sospiro dalle labbra.

"era Matt Wilson..."

"quel Matt Wilson?" chiede sorpreso; ovviamente la fama da assassino di Matt deve essere arrivata anche qui.

Annuisco, incapace di dire altro.

"come può una ragazzina aver ucciso uno degli uomini più ricercati?"

"niente è come sembra" dico, sorridendo amaramente. "all'apparenza, una torta può sembrare buonissima ma poi fare schifo; un ragazzo può sembrare stronzo quando in realtà non lo è.... io posso sembrare una ragazzina e invece non lo sono."

"e cosa sei?"

Una frenata improvvisa riempe l'aria, facendo girare tutti i prersenti in quella direzione.

Tre furgoni neri frenano attorno alle ambulanze e sei uomini in giacca e cravatta scendono da esse e ci raggiungono.

"FBI" dice uno di loro, alzando il distintivo per mostrarlo al poliziotto.

"cosa ci fa qui l'FBI?!" chiede l'uomo stranito.

"siamo qui per lei" dice indicandomi.

"agente Johnson, è un piacere rivederla" saluto, riconoscendo l'uomo che mi si piazza davanti

"dio Nat, attiri disgrazie!" dice sarcastico, appoggiando la mano sulla mia spalla. "devi tornare in Inghilterra, potrebbe non essere sicuro qui. Un jet sta aspettando te e il signor Styles all'areoporto, venite con noi"

Senza protestare, dato che sarebbe inutile, affianco il riccio e lo invito a seguirci alle macchine.

Saliamo su una di esse e dopo dieci minuti arriviamo all'areoporto, dove senza avere neanche il tempo di parlare veniamo trascinati sul jet che parte subito dopo.

Io e harry siamo seduti di fianco, malgrado l'aereo sia vuoto, sembra che ci diamo sostegno a vicenda.

"abbiamo un discorso in sospeso" dice, girandosi verso di me e sorridendo.

"...non ti dirò niente sul perchè un agente dell'FBi conosceva il mio nome, e neanche su altro: rassegnati"

"non parlavo di quello, ma di ciò che mi hai detto" sorride, e io sbianco.

Come ho fatto a non pensarci prima?

E' troppo tardi per morire?

"cazzo" sussurro.

Lui ridacchia, avendo sentito le mie imprecazioni.

"sai non sono mai stato quel tipo di ragazzo" dice, guardando verso l'alto. "non ho mai avuto ragazze serie: ci scopo e le lascio, una delle poche certezze che avevo nella vita era questa"

"avevo?" chiedo alzando un sopracciglio.

"già" sospira.

Un sorriso amaro compare sul mio volto. "stai aspettando il momento giusto, dico bene?"

"per cosa?" chiede alzando un sopracciglio.

"arriveremo a scuola e mi prenderai in giro, davanti a tutti. Non è così? Dio, che cretina" dico frustrata, passandomi le mani sulla faccia. "magari farai anche un cartellone, o lo annuncerai con il megafono, opp-" mi interrompe mettendomi una mano sulla bocca.

"stai zitta?"

Annuisco, e alzo gli occhi al cielo.

"non sono mai stato uno di quei ragazzi che fa discorsi, ad essere onesti mi stanno sul cazzo"

Ridacchio per la scelta delle parole, ma anche perchè la penso esattamente allo stesso modo.

"non vedo perchè sprecare tempo a fare discorsi inutili.."

Sospiro e appoggio la testa allo schienale.

"vedi Nat, penso che abbiamo un problema.." dice, tirandosi il labbro inferiore con un dito e guardandomi.

"cioè?"

Sorrise. "credo di essermi innamorato di te." sussurra.

Mentre il mio cervello registra le sue parole, lui si avvicina lentamente a me, fino a sfiorare le mie labbra con le sue, senza creare nessun contatto.

Sorrido, e senza dargli tempo, afferro la sua maglia e lo attiro a me, facendo scontrare le nostre labbra, in un bacio lento e dolce, ricco di sentimenti e promesse nascoste.

Le sue mani arrivano sotto alle mie cosce e lentamente mi sposta su di lui; afferra il mio labbro inferiore con i denti e tira la testa indietro, compiendo l'azione più e più volte.

Appoggia la fronte sulla mia, il verde dei suoi occhi si scontra con l'azzurro dei miei, e ci perdiamo l'uno negli occhi dell'altro.

"pensi che mi dirai perchè avevi una pistola?" chiede, con voce bassa, quasi avesse paura di parlare.

"..volevo ucciderti, e buttarti giu dal tetto" dico io, e vedendolo sbiancare scoppio a ridere, guadagnandomi un'occhiataccia.

"grazie." borbotta, fingendosi offeso e incrociando le braccia al petto, come per mettere un po' di distanza fra di noi.

"te lo dirò okay? E' solo che..."

"che?" prova ad incoraggiarmi.

"..ho paura." sospiro., abbassando la testa.

"di cosa?"

"che te ne andrai"

Due dita afferrano saldamente il mio mento e mi alzano la testa, facendomi scontrare contro due pozzi verdi.

"io non me ne andrò, okay?"

"promesso?" chiedo.

"promesso" sorride, e avvicinandosi passa la lingua sul mio labbro, prima di attirararmi in un dolce bacio.

E rimaniamo così. Io in braccio a lui, labbra contro labbra, dimenticandoci di tutto e di tutti.

When spies fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora