"Domani andiamo a trovarlo!"

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"Natasha" Risponde sorridendo l'uomo che dovrei chiamare padre.

Sento i passi affrettati dei ragazzi dietro di me farsi sempre più vicini, facendomi percepire il loro respiro affrettato e le poche parole che si scambiano mentre si guardano le spalle.

Non ho mai preso con molta serietà le missioni... Il mio unico scopo era finirla, che andasse bene o male non mi importava, ma qualcuno doveva morire: io o loro.

Questo perchè non avevo nessuno. Sono sempre stata una delle agenti più fredde, spietate. Tutti si chiedevano sempre come potesse essere possibile, data la mia giovane età.

Hai una vita davanti! Dicevano. Ma infondo cos'è la vita se non hai nessuno con cui condividerla? A volte desideravo solamente la consapevolezza che qualcuno mi volesse bene sul serio; qualcuno che non avevo conosciuto durante una sparatoria o nella centrale dell'FBI; magari un'amica o un amico a cui apparteneva una vita completamente diversa dalla mia, dove il concetto di grave pericolo fosse il rischio di doversi fermare due ore in più a scuola per una punizione, semplicemente per aver copiato da una verifica di metà semestre.

Ma a quanto pare quella non è la vita a cui sono stata destinata.

E cosa mi ritrovo a vivere, invece? Una vita in cui devo costantemente guardarmi le spalle, dove i miei migliori amici girano armati, e con il padre più amorevole del mondo, pronto ad uccidermi.

Sbatto le palpebre, e l'unica cosa che la mia vista riesce a scorgere è la canna di una pistola che mi viene puntata appena sopra il naso, in mezzo alle sopracciglia, dall'unica persona che mi rimane della famiglia.

E malgrado la situazione, malgrado quello che sta per succedere, malgrado tutto, L'unica cosa a cui riesco a pensare è Harry. A quanto mi manchino i suoi occhi, i suoi ricci maledettamente scompigliati, e il suo sorriso strafottente.

Il rumore sordo di uno sparo che arriva alle mie spalle mi risveglia, facendomi spontaneamente lanciare sulla sinistra, mentre alzo la pistola che tenevo in mano e inizio a sparare colpi davanti a me, senza neanche guardare, riuscendo solo a sentire il desiderio che ho di uccidere mio padre.

Gli spari diminuiscono sempre di più, fino a lasciare solo il ricordo di quei rumori che prima riempivano l'aria. In un angolo della stanza si riescono a sentire dei versi di dolore, ma sono troppo acuti per appartenere a lui.

Mi giro alle mie spalle, e vedo Michael e Calum in ginocchio, con le braccia tese verso il basso, mentre impugnano una pistola. Gli occhi sono spalancati, i respiri affannati si mischiano fra loro.

Altri passi si avvicinano alla stanza, e prima che riesca a muovermi Calum è già in piedi; l'espressione spaventata e in allerta si trasforma in una leggermente rillassata quando nel nostro campo visivo spunta un ciuffo biondo e un riccio al seguito.

"Abbiamo un problema." Sussurra ashton, stringendosi una ferita al braccio. A giudicare dal sangue presente non è grave, ma immagino che faccia comunque male, e lui lo sta nascondendo bene.

Calum lo guarda, facendogli silenziosamente cenno di proseguire.

"Sono più di quanto ci aspettavamo, dobbiamo uscire di qui, ma l'uscita da cui siamo entrati è bloccata" Spiega velocemente.

Noi annuiamo, e Luke ci guarda intensamente. "Cerchiamone un'altra allora."

loro mi guardano, facendomi cenno di andare per prima, come sempre. Ci inoltriamo in silenzio nella stanza della sparatoria di poco prima, mentre i nostri passi si fanno sempre meno rumorosi.

Guardo i bossoli sparsi sul pavimento, tutti caduti dove prima stava mio padre, ma di lui non c'è neanche l'ombra. In fondo alla scala c'è una porta, e dopo averla aperta proseguiamo per le scale nascoste dietro di esse.

When spies fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora