Mi guardo intorno, prima la finestra: chiusa. Poi la porta che da sul corridoio: chiusa a chiave. Poi quella del bagno: chiusa pure quella. Mi schiocco tutte le dita, giro il collo un paio di volte e mi tiro su le maniche, mettendo poi le mani sulla tastiera del computer. Namjoon mi ha spiegato tutti i passaggi, non posso sbagliare. Digito il codice scritto sul foglio che ho preso nello studio di mia madre, attraverso cui l'uomo ci spedisce i soldi. Quasi ci sto prendendo gusto. Certo, sto facendo tutto per mia madre e per la sua sicurezza, ma non mi dispiace fare l'agente segreto all'interno di un film d'azione americano.
Spia Jeon al suo servizio.
Scaccio dalla mente qualsiasi pensiero divertente e mi concentro, muovendo il mouse qua e di là per lo schermo, premendo ogni tanto il tasto sinistro per aprire nuove finestre. Alla fine ho deciso di non far fare niente a Yoongi, sa quel che sto cercando di fare e il perché, ma non voglio fargli pesare anche questa, ha già troppe cose di cui preoccuparsi. Purtroppo gli ho già detto che la missione è stata un completo disastro, e che mi ha portato anche a litigare di nuovo con il biondo. Era molto triste, sia per ciò che è successo tra me e lui, sia perché probabilmente senza questo non riuscirà a farsi perdonare da Jimin, ed anche io ne sono infelice. Il festival sarà domani, e non penso che troverà un altro modo per convincerlo a tornare nel loro appartamento.
Clicco un altro tasto che apre una finestra diversa dalle altre, senza ulteriori codici o database, solo un enorme 'LOADING' e una barra di caricamento sotto. Arriva al novantanove percento, finché la pagina che si apre dopo mi fa battere talmente forte il cuore da farmi toccare il petto.
«101 Wood Lane, Londra» esclamo.
-
Io e Yoongi scendiamo dalla macchina, lui va nella parte posteriore dell'auto e prende una scatola, probabilmente quella che Kihyun gli ha chiesto di portare per lui. A quanto pare il bianco non fa parte del progetto creato da loro, ma da quel che so ha dato una mano nel trasporto.
Camminiamo lungo il viale, mentre ogni tanto Yoongi si ferma per sistemarsi meglio la scatola tra le mani. Arriviamo dagli altri, che salutano me molto euforici e dopo accennano un saluto anche al bianco, dal quale l'arancione prende cosa gli serve.
«Oh certo salutate pure lui» impreca liberandosi del peso che aveva tra le braccia. «Tanto mica sono io quello che sgobba per voi senza neanche essere pagato!» si lamenta, facendo il labbruccio. Noi tutti ridiamo, poi Kihyun gli posa una mano sulla spalla.
«Hai fatto un buon lavoro» si beffa di lui, e Yoongi per poco non lo rincorre per tutto il campus. Il gruppetto inizia una conversazione, dandomi modo di sbriciare meglio tra i diversi stand esposti. Ci sono in quasi tutti dei grandi schermi, probabilmente per varie dimostrazioni o trailer realizzati da loro. Non sono presenti solo quelli della facoltà di informatica, ma anche di fotografia, cinematografia e non so che altro. La cosa mi elettrizza a dir poco, non vedo l'ora di venire qua pure io, e poter essere fiero di esporre qualcosa di mio. Mi riaffaccio dai ragazzi e do un occhiata pure al loro tendone.
«Come si chiama il vostro videogioco?» Domando a Wonho, l'unico che non sta prendendo parte alla conversazione.
«Blue Hour» dice. Io annuisco, chiedendogli poi più informazioni. «È un gioco interattivo e molto fiabesco. Non era proprio il nostro obbiettivo farlo così ma è stato un professore a darci l'ambientazione» spiega.
«È un gioco per femminucce, sostanzialmente» lo affianca Yoongi, tirandogli una leggera spallata. Quasi rido per la reazione inesistente del primo, che non si sposta neanche di un millimetro.
«Dici così solo perché non hai preso parte al progetto, guasta feste» Kihyun gli scompiglia i capelli, pentendosene subito.
«Mi pare ovvio, sarebbe venuto mille volte meglio se avessi partecipato» rotea gli occhi, meritandosi qualche insulto scherzoso dai suoi amici. Io mi distraggo per un attimo, notando da lontano una figura familiare.
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Nᴏɪ Sɪᴀᴍᴏ Aʀᴛᴇ | ᴋ.ᴛʜ ᴊ.ᴊᴋ
Fanfiction«Pronto?» Una voce calda e più bassa di quel che mi aspettassi, parla prima che io possa realizzare di aver accettato la chiamata e aver portato il telefono all'orecchio. «Signora Jeon. Vorrei chiederle se fosse possibile fare gli striscioni color o...