«P-papà?» queste sono le parole che fuoriescono dalle mie labbra, prima che l'auto riparta, la vista mi si annebbi e il cuore mi esploda nel petto. Sento il corpo crollare completamente, come il mondo attorno a me. Mi tocco il centro del petto, sentendo il respiro venirmi a mancare e le lacrime iniziare a formarsi.
Devo aver visto male, non può essere tornato a Busan.
Stesso taglio di capelli di anni fa, stessa auto, sono convinto fosse lui. Non posso crederci.
Stringo la maglia fino a farmi sbiancare le nocche, in cerca di aria ai polmoni che però non sembra arrivare. Inizio a sgonfiare e rigonfiare il petto, ma senza risultati. Non ancora, non di nuovo.
Mi accascio a terra, le gambe cedute dal tremore. Prima era pieno di persone, perché adesso é tutto deserto? Ho il viso bagnato, non riesco ad alzarmi.
Qualcuno mi aiuti.
Come un flashback vedo tutti i ricordi, tutte le volte dopo la sua partenza in cui ho sognato di rincontrarlo, riuscivo a vederlo per strada, anche se lui era ormai lontano dalla Corea. Le volte in cui picchiavo pugni al muro di camera mia fino a farmi sanguinare le mani, al solo pensiero di ciò che aveva fatto a mia madre.
Ciò che ci ha fatto.
L'unico pensiero che mi corre per la mente adesso è proprio la donna. Mi ha sempre tenuto al sicuro, lontano dai problemi, spesso che io stesso causavo. Le devo tutto, le devo la vita.
«Mamma....» il respiro soffoca le mie stesse parole, facendole suonare come un lamento incriccato per il pianto. Non posso abbandonarla, e se dovesse tornare a casa nostra? E se lui fosse lì? E se le facesse di nuovo del male?
Tremolante prendo il telefono dalla tasca. Mi cade. Impreco e lo riprendo tra le mani. Compongo il suo numero. Qualche squillo e poi la segreteria telefonica.
«Ti prego....ti prego. Non farle del male» tutta la voce che ho in corpo è un sussurro, lanciato sul baratro tra la realtà e un attacco di panico.
Chiamo anche Yoongi, casa sua è più vicina al mio quartiere, rispetto alla mia scuola. Anche se abbiamo litigato so che andrebbe a controllare se mia madre sta bene. So che lo farebbe.
Non mi risponde.
Non riesco neanche ad alzarmi. Mi sento una nullità, incapace di fare niente.
Sembra di essere tornato ai vecchi tempi.
Scorro la rubrica finche trovo l'ultimo contatto che vorrei chiamare, ma probabilmente il più utile al momento. Neanche due squilli che ha già risposto.
«Wow, mi sorprend-»
«T-Taehyung...»
«Mh, cosa? Che succede? Jungkook?» alza la voce, non ricevendo una risposta da parte mia. Sentire la sua voce quasi mi rilassa, ma non posso fare a meno di continuare a frignare sull'asfalto.
«M-mia madre» un singhiozzo. «Taehyung s-sai dov'è mia madre?»
«Hey, hey. Respira» prova a calmarmi. «Ascolta la mia voce e regolarizza il respiro» cerco di seguire le sue istruzioni, ma il cuore continua a battermi all'impazzata e...«Ci sono io, devi stare tranquillo» le sue parole risultano inutili per lo stato in cui mi trovi, ma comunque cerco di ascoltarlo. «Tua madre è fuori città per lavoro, con Namjoon. Adesso calmati, sta bene» un macigno mi libera lo stomaco, così torno a respirare regolarmente. Ma rimane il fatto che mio padre è tornato.
Controllo in tasca, porca troia.
«Non ho le chiavi di casa, non so cosa f-fare» le lacrime continuano a scorrere imperterrite. Non riesco, non so come calmarmi.
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Nᴏɪ Sɪᴀᴍᴏ Aʀᴛᴇ | ᴋ.ᴛʜ ᴊ.ᴊᴋ
Fanfic«Pronto?» Una voce calda e più bassa di quel che mi aspettassi, parla prima che io possa realizzare di aver accettato la chiamata e aver portato il telefono all'orecchio. «Signora Jeon. Vorrei chiederle se fosse possibile fare gli striscioni color o...