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Scendo le scale con aria innocente, raggiungendo la cucina. Namjoon, come mi aspettavo, è seduto al tavolo con il telefono in mano. «Nam» lo saluto e lui mi fa un cenno con la testa. «La mamma dov'è?» gli domando, anche se il mio obbiettivo da raggiungere per questa conversazione non è esattamente la donna.

«Nello studio, sta prendendo alcuni documenti che ci servono per la prossima mostra» mi spiega, ed io annuisco fingendomi interessato.

«Mmh, Nam» lo richiamo di nuovo, così si volta. «Conosci per caso qualcuno...» prendo tempo, organizzandomi un discorso che non detti troppi sospetti. «Che si intende di computer?» corruga la fronte, ed io gli sorrido.

«Il tuo amico Yoongi non è alla facoltà di informatica? Perché non chiedi direttamente a lui?» mi contraccambia con un'altra domanda. Lui e il bianco si conoscono, ormai. Però tra di loro non c'è mai stato un vero e proprio rapporto di amicizia, solo qualche saluto ed una conoscenza limitata, attraverso me. Sono abbastanza...strani insieme. «Non avete ancora risolto?» chiede, notando che non sto rispondendo.

«Si, si. Lo abbiamo fatto» scuoto le mani davanti a me. «Ma avrei bisogno di qualcuno che può...rintracciarmi un indirizzo postale» non mento, ma non dico neanche tutta la verità. Spero solo di non averlo fatto insospettire troppo. So che Namjoon sa tutta la storia, e secondo me è a conoscenza pure dei soldi che mio padre ci manda, non voglio coinvolgerlo solo perché so che mi fermerebbe.

«Posso farlo io, se ne hai bisogno» apro gli occhi, sorpreso. Ma cosa mi aspettavo? C'è qualcosa che il biondo non sa fare? «Dimmi l'indirizzo ed entro domani ti faccio sapere» non sembra insospettirsi, ma comunque decido di non dirgli niente, non voglio correre troppi rischi.

«Ah, perfetto. Ma dimmi solo come si fa, poi potrò pensarci da solo» cerco di fare il sorriso più sincero che riesco, e lui dopo averci pensato qualche secondo annuisce. Nello stesso momento torna mia madre.

-

Tornare il giorno dopo a scuola è stata una vera rottura, in quanto i pettegolezzi non sono ancora finiti, ed io sono ancora sommerso da sguardi inquietanti. Così il primo momento libero che ho trovato l'ho sfruttato proprio per parlare con Eunwoo, e cercare di chiarire il tutto. Se non è stato lui a diffondere la voce, significa che deve essere abbastanza confuso, forse più di me. Mi guardo attorno e metto su il cappuccio della felpa, per poi dirigermi nello spogliatoio dei giocatori di baseball. Fortunatamente sono arrivato alla fine degli allenamenti, quindi non ho dovuto neanche aspettare troppo.

Dalla porta chiusa davanti a me fuoriescono vocii misti a risate, segno che tutti i giocatori sono ancora dentro. Inizialmente alzo la mano per bussare, ma quando mi rendo conto di essere un emerito coglione apro la porta e basta, ritrovandomi tra un odore fetido di sudore e corpi mezzi nudi. Deglutisco nascondendo le mani dentro le maniche, per poi procedere.

«Hey Jeon!» a fermarmi un allegro ragazzo, lo stesso del pranzo che si era seduto di fianco a me. Jaehyun penso si chiami.

Ed è pure lui senza alcun indumento a coprirgli il petto.

Ancora non ho capito perché mi volevano tanto nella squadra. Io con i loro fisici scolpiti non ho niente a che fare.

Tengo lo sguardo alto sulle sue fossette, impazienti di un mio saluto. Ammicco un sorriso, arrivando però dritto al punto.

«Sai dov'è Eunwoo?»

«Oh, si certo. Dev'essere con Moonbin, seguimi» fa un gesto amichevole con la mano. Devo dire che lo sto apprezzando, non mi sembra un tipo da volersi fare i cazzi degli altri a tutti i costi, e questo mi solleva. Lo seguo con lo sguardo basso, mentre alcuni ragazzi si voltano verso di noi incuriositi, tornando però subito ai fatti loro. Appena alcuni giocatori si fanno da parte per farci passare, vedo la figura di Eunwoo infilarsi una camicia. Il suo amico lo richiama e lui si volta, ma appena nota la mia presenza sembra arrossire.

Nᴏɪ Sɪᴀᴍᴏ Aʀᴛᴇ | ᴋ.ᴛʜ ᴊ.ᴊᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora