Giro le chiavi di casa all'interno della porta. Ho appena terminato le lezioni e mi sono quasi affrettato a tornare nella mia dimora. Ieri ho passato tutto il pomeriggio con Yoongi, anche se alla fine non gli ho voluto dire niente di quel che è successo, non penso sia così importante da disturbarlo. Basta non pensarci, no?
Entro in casa, ma non c'è nessuno. «Ehilà..» poso lo zaino a terra. «Non c'è veramente nessuno?» metto il broncio. A quanto pare sono solo. Vado verso la cucina, apro il frigo e prendo una bottiglia, poi un bicchiere e ci verso l'acqua dentro. Tutto nel silenzio più totale, che sta quasi iniziando a spaventarmi. Inizio a bere, tornando verso il salotto. Sta volta sento delle voci. Dallo studio di mia madre infatti esce la diretta interessata, seguita da Namjoon. Quasi dimenticavo, quella stanza è insonorizzata. Non capisco bene cosa stiano dicendo, noto solo come stiano ridendo.
«Mamm-» non finisco la frase. Le parole mi si bloccano in gola ed il bicchiere mi cade a terra, rompendosi.
«Jungkookie!» Corre verso di me mia madre, non capendo il perché del mio gesto.
Neanche io capisco perché Kim sia in casa mia.
«Hey....ma che ti prende?» Mi tiene le mani, io ancora ho lo sguardo negli occhi del biondo, che piano piano sta ammiccando un sorriso. Vorrei picchiarlo, ma il mio petto fa male ogni volta che penso ad un'azione simile. Che cazzo è questa sensazione? «Kookie, guardami» la mora mi sposta il viso con le dita, portandomi così a togliere lo sguardo da lui per portarlo nei suoi occhioni. Le sorrido, e lei respira. «Non farlo mai più! Mi hai spaventata» mi stringe in un abbraccio che io inizialmente non ricambio, ma poi come per sciogliermi le avvolgo le braccia attorno alla schiena.
«Mi dispiace» strizzo gli occhi prima di parlare. Sono solo un rammollito.
«Non preoccuparti» sospira. «Adesso pulisco tutto questo casino» si accuccia per prendere i vetri sparsi a terra.
Fa la stessa cosa Nam, guardandomi male prima di piegarsi. Io mi scuso con lo sguardo.
Rimaniamo in piedi io e lui, io senza il coraggio di guardarlo un'altra volta, lui con un ghigno stampato sul volto.
«Taehyung è venuto qui per discutere di lavoro» spiega la donna, alzandosi. Il bicchiere frantumato nelle sue mani. «Jungkookie potresti per favore portarlo nello studio? Noi arriviamo tra qualche minuto» sgrano gli occhi alla sua richiesta. Alzo lo sguardo verso di lui, che mi fa un sorriso innocente, a cui io rispondo con una smorfia.
Annuisco superandolo e andando dritto verso lo studio. Credo mi stia seguendo.
«Jungko-»
«Zitto» lo fermo appena chiudo la porta. Io ancora di spalle, sento il petto starmi per esplodermi dalla rabbia e dalla confusione. È colpa sua.
«Ma Jungkook io-»
«Ti ho detto di stare muto» mi avvicino drasticamente a lui. Vorrebbe fare un passo indietro, probabilmente l'ho preso alla sprovvista, ma credo di essere più sorpreso io. Chiudo gli occhi.
È tutta colpa sua.
«Baciami»
Non si azzarda a pronunciare parola, ma percepisco il suo sorriso.
«Fallo» rimango con le palpebre serrate e le braccia rigide lungo il corpo. Mi sento una statua, freddo come il marmo, ma ho bisogno di capire.
Il biondo non si fa pregare troppo, si avvicina molto lentamente, smettendo quasi di respirare, io lo faccio completamente. Porta una mano a contatto con la mia guancia, su cui fa dei segni circolari col pollice. Sa ancora di fragola. Gli chiederei quale profumo usa, se solo riuscissi a dire qualcosa. La sua pelle è morbida e mi da quasi un senso di tranquillità, portandomi così ad aprire gli occhi. Da vicino è qualcosa di bellissimo, la sua carnagione dai colori caldi lo rende ancora più serio, i suoi lineamenti sono tanto lisci da farlo sembrare una di quelle statue che a lui e a mia madre piacciono tanto. Il neo sotto il naso è ancora più evidente adesso, facendomi sorridere internamente. Le nostre labbra sono quasi a contatto, io richiudo di nuovo le palpebre, ma lui non procede.
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Nᴏɪ Sɪᴀᴍᴏ Aʀᴛᴇ | ᴋ.ᴛʜ ᴊ.ᴊᴋ
Fanfiction«Pronto?» Una voce calda e più bassa di quel che mi aspettassi, parla prima che io possa realizzare di aver accettato la chiamata e aver portato il telefono all'orecchio. «Signora Jeon. Vorrei chiederle se fosse possibile fare gli striscioni color o...