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Sono riuscito a stare sui libri per una ventina di minuti. La concentrazione era scarsa, ma almeno qualcosa ho fatto. Maledico il me di qualche ora fa che ha avuto la brillante idea di studiare in sua compagnia, quando non riesco a starmene tranquillo neanche a saperlo dall'altra parte della scuola.

Che idiota sono.

A distrarmi dai miei stessi accidenti due mani, che vanno a circondarmi prima il collo, per poi scendere sulle clavicole, scoprendole un po'. «Non riuscirò a studiare in santa pace, vero?» rilascio uno sbuffo, cercando di risultare credibile anche se la mia pelle sta fremendo al suo contatto. Sento la sua bocca avvicinarsi al mio orecchio, e per poco non rilascio un lamento. Il suo respiro caldo sul mio collo, non potrò resistergli per molto. «Sei proprio un tipo noioso» cerco di rimanere impassibile, ma credo mi stia tremando la voce.

«Hai la pelle così morbida, piccoletto» sussurra, facendomi perdere quasi totalmente la ragione. «Ed io non ce la faccio più ad aspettare...» da un leggero bacio sull'orecchio, sfiorandolo a malapena con le labbra. Poi passa al collo, facendomi buttare la testa all'indietro e facendomi chiudere gli occhi.

«Non hai proprio pazienza» neanche il tempo di finire la frase, che sono steso a terra. Un polso bloccato dalla sua mano...lui sopra di me, sul pavimento.

«Ne ho avuta fin troppa» mette fine a questa tortura, iniziandone un'altra fatta di baci ardenti e lunghi. Io mi lascio sopraffare, ormai arreso all'idea di oppormi. Le nostre labbra vanno all'unisono, ad ogni respiro preso uno schiocco rumoroso. Poi sento una pressione all'estremità dei pantaloni, ed è proprio la sua gamba a farlo, in mezzo alle mie. Lo lascio fare, perché oramai siamo entrambi fin troppo presi per mettere fine a tutto questo.

Ma è un'altra cosa a vietarci di continuare: il suo telefono che squilla. Inizialmente lo ignoriamo, facendo finta che non esista, ma poi continua, non arrendendosi. «Dovresti r-rispondere» mi stacco, la bocca consumata, i nostri corpi vicinissimi. Fa segno di 'no' con la testa, tornando su di me. Il cellulare torna a suonare, facendomi ribollire il sangue. «Allora lo farò io» mi divido del tutto, prendendo il dispositivo dal divano.

Poi leggo il nome, e per poco non lo lancio.

«È...mia madre» gli mostro lo schermo, così si affretta a prenderlo tra le mani e rispondere. Noi siamo nella stessa posizione di prima, probabilmente più lontani, dato che ha un gomito appoggiato al divano e le ginocchia piegate. Non è in viva voce, ma il suono della donna si sente chiarissimo.

«Taehyung, sono la signora Jeon. Buon pomeriggio, ti disturbo?» domanda, ed mi lecco le labbra, chiudendo gli occhi.

Si, disturbi, mamma.

«Uhm, no. Figurati, dimmi pure» per poco non scoppio a ridere, vista la situazione. Le avevo detto che sarei andato da Yoongi, come al solito, quindi se mi sentisse ridere adesso e mi riconoscesse, sarei fin troppo nei casini. «È qualcosa di importante?» domanda, diventando improvvisamente professionale, rimanendo però con un tono divertito.

«Diciamo di si, tra dieci giorni è natale. Quindi tra due settimane termina l'anno e ci sarà l'evento di cui parlavamo un mese fa» roteo gli occhi internamente, al pensiero di dover partecipare ad un'altra mostra. «Dobbiamo organizzare le trattative, stilare gli invitati...» continua la lista, mentre io osservo il biondo, che guarda un punto indefinito con la lingua di fuori, come concentrato. «E soprattutto dovremo decidere dove avrà luogo. Dimmi tu, preferisci Seoul o Busan?» porta lo sguardo su di me.

Mimo 'New York' con le labbra, facendogli scuotere la testa. Io metto una mano davanti alla bocca per evitare di scoppiare a ridere.

«Che ne dici di Seoul? Conosco un bel posto, sarebbe perfetto» mi guarda dritto negli occhi.

Nᴏɪ Sɪᴀᴍᴏ Aʀᴛᴇ | ᴋ.ᴛʜ ᴊ.ᴊᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora