«Hey Nam» saluto il maggiore, entrando in casa. Mia madre non ha un vero e proprio ufficio, se non lo studio in casa, quindi è normale che io mi ritrovi il biondo spesso qua, non che la cosa mi dispiaccia.
«Jungkookie» china leggermente il capo. Noto che è indaffarato con qualcosa, così mi avvicino, incuriosito.
«Cosa sono?» Prendo uno dei fogli sparsi sul tavolo, che lui attimi prima stava controllando.
«Dati ed informazioni sul signor Kim, niente di troppo importante» si aggiusta gli occhiali da vista e seleziona altri documenti.
Se non sono troppo importanti posso darci un'occhiata, giusto? Solo per farmi due risate.
«Se sta a Seoul perché viene a lavorare qua? Non ha abbastanza cagnolini nella capitale?» Nam scuote la testa, spazientito ma divertito allo stesso tempo. So che mi adora.
Ritraggo le mie domande, appena leggo il suo conto in banca.
«Porca tr-» il biondo mi ferma, tossendo e fulminandomi con lo sguardo. «Come fa ad avere così tanti soldi? Io neanche se lavorassi una vita intera riuscirei a guadagnarne la metà» apro leggermente la bocca, sorpreso.
«Lui crea l'arte Jungkook, non gioca ai videogames» mi guarda storto.
«Oh ti prego, non iniziare anche tu con i discorsi filosofici sull'arte» imito un vocina alla fine. «Dici così solo perché ti ho stracciato l'unica volta che sono riuscito a convincerti a giocare» mi beffo di lui, mentre mi siedo al tavolo. Cala il silenzio, ed io ne appofitto per leggere altro.
Ha una vita abbastanza noiosa, a quanto pare. Ci sono solo informazioni sul suo lavoro, eventi e trasmissioni a cui ha partecipato. Come se la sua vita fosse composta solo ed unicamente da quello.
«Quindi ha solo due anni più di me?» Continuo a guardare il foglio.
«Mhmh» annuisce.
Ha solo vent'anni, ma è riuscito comunque a costruirsi qualcosa di vergognosamente grande sulle spalle, ma se tratta ogni suo collaboratore come mia madre, perché c'è ancora gente che lo sostiene?
«Dannato stronzo» sussurro, ma purtroppo l'acuto di Namjoon è eccellente.
«Jungkook» mi fulmina un'altra volta. «È comunque più grande di te, porta almeno un po' di rispetto» mi rimprovera, ma senza essere veramente cattivo.
«Scusa Namjoon-hyung, era solo per dire» torno con gli occhi sul documento.
«N-non ha i genitori?» Balbetto involontariamente dopo qualche secondo, sgranando leggermente gli occhi. Il biondo si gira verso di me, e nega con il capo.
È abbastanza.
Non so neanche perché io abbia iniziato a leggere.
Namjoon si volta verso di me, con uno sguardo dispiaciuto. Essendo sempre qua intorno è a conoscenza della mia situazione familiare, e del fatto che mio padre se ne sia andato.
Facciamo morire qua la conversazione, probabilmente non sapendo cosa altro dire. Non sono dispiaciuto per quel Kim, ma perché so cosa significhi non avere una figura genitoriale.
Voglio andare via.
Mi alzo rapidamente dalla sedia e quasi corro verso camera mia. Sento mia madre richiamare il mio nome ma non ci faccio troppo caso. Ho bisogno di stare da solo, come ogni volta.
Sbatto la porta ed in meno di un secondo sento le guance bagnate e gli occhi bruciare.
Sono un pappa molle, lo so.
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Nᴏɪ Sɪᴀᴍᴏ Aʀᴛᴇ | ᴋ.ᴛʜ ᴊ.ᴊᴋ
Fanfiction«Pronto?» Una voce calda e più bassa di quel che mi aspettassi, parla prima che io possa realizzare di aver accettato la chiamata e aver portato il telefono all'orecchio. «Signora Jeon. Vorrei chiederle se fosse possibile fare gli striscioni color o...