Veleno.

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Alexandra, tuttavia, non tornò alla torre di Grifondoro. Uscita dall'ufficio del professor Piton, quest'ultimo non c'era nel corridoio. Alex realizzò di essere uscita dal castello solo quando vide il Lago Nero poco lontano da lei. Aveva il fiato corto e sentiva la rabbia crescere dentro di lei ogni secondo di più. La sua mente era annebbiata. Non faceva che pensare a quello che era successo. Aveva perso Sirius ancor prima di poterlo conoscere a fondo. Aveva perso la possibilità di ridere con lui, di sentire le sue storie di quando era ad Hogwarts e di tutti i guai che aveva combinato con i Malandrini, di vedere il suo sguardo nostalgico e il sorriso malinconico nel pensare a quegli anni, di abbracciarlo, di chiedergli consigli. Prima aveva perso Cedric, l'unica persona al di fuori di Sebastian che l'avesse mai trattata con l'amore di un fratello, e adesso aveva perso Sirius, proprio pochi giorni prima di poter vivere con lui. Aveva perso così tanto in così poco tempo. E solo a causa di Harry Potter. 

Sebastian si scusò con Remus e lo rassicurò che avrebbe fatto tutto il possibile per tenere Alexandra sotto controllo. Tenne fede alla parola data immediatamente, seguendo la sorella fuori dal castello. Era una tipica notte di inizio estate: il cielo era coperto di stelle e c'era silenzio. Un silenzio rotto da un urlo agghiacciante. Un urlo che Sebastian riconobbe come quello di Alexandra. Lo aveva già sentito altre volte. Quando la raggiunse la trovò in ginocchio sull'erba, le mani fra i capelli- diventati del biondo platino dei Malfoy- e l'aria disperata. 
"Lexa.." La chiamò, avvicinandosi. 
"Vattene"
"Lexa, guardami." disse con fermezza. 
Quando Alexandra alzò lo sguardo su di lui, Sebastian notò che stava succedendo quello che temeva di più: i suoi occhi avevano perso qualsiasi colore, erano completamenti neri. Neri e vuoti. 
"Lexa, ascoltami. Concentrati sulla mia voce." 
Alexandra chiuse gli occhi, mentre cercava di trattenere degli spasmi di rabbia. Respirava affannosamente, e Sebastian si avvicinò a lei con cautela. 
"Ascoltami. Ascolta la mia voce. Dimmi le proprietà delle lacrime di Fenice."
"Ti sembra il momento di farmi un maledetto test?!" ruggì lei, con una voce roca che non le apparteneva. 
"Rispondimi, Lexa." Sebastian non si scompose. 
"Hanno effetti curativi" rispose lei. "possono salvare una persona anche in punto di morte."
"e il suo canto?" 
Alexandra non rispose, piegando la testa da un lato come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. Ed era così. Stava combattendo contro se stessa. 

"Accresce il coraggio dei buoni e accende la paura nei cuori dei malvagi" Disse infine, la mascella serrata e gli occhi chiusi. 
"Adesso dimmi cosa ti ha detto Fred la prima volta che ti ha parlato."
"Non me lo ricordo" 
"Si, invece. Te lo ricordi. Concentrati. Pensaci." Sebastian non batteva ciglio. La guardava, sapendo di non poterla toccare o avrebbe avuto una reazione fin troppo negativa. L'ultima volta che ci aveva provato, lei-o meglio, il poco controllo che aveva sui suoi poteri- gli fece fare un volo di due metri, sbattendo la testa. Adesso manteneva un tono di voce fermo, come se avesse il pieno controllo della situazione. Ma sapeva che se avesse posto le domande sbagliate avrebbe perso qualsiasi possibilità di farla tornare in sè. 
"Mi ha detto che secondo lui ci sarebbe stato da divertirsi quest'anno, dato il mio carattere."
"e perché te l'ha detto?" 
Alexandra abbassò la testa, poggiando le mani a terra. Strinse dei fasci d'erba fra le mani, sibilando "Perché gli ho risposto male appena mi ha chiamato."
"Adesso dimmi cosa ti ha regalato Cedric prima che partissimo per l'America."
"Un diario.. Mi disse di scriverci sopra ogni volta che sentivo la sua mancanza" 
Sebastian riconobbe la voce normale di sua sorella e si avvicinò di più, chiedendole ancora: "e perché l'ha fatto?"
"Perché lui ne aveva uno identico.. e ogni volta che avrei scritto lì sopra, lui lo avrebbe letto, e mi avrebbe risposto" 
Quando Alexandra alzò la testa, Sebastian vide i suoi occhi tornare grigi e colmarsi di lacrime. Si inginocchiò al suo fianco e la abbracciò, stringendola forte a sè.
Non appena fu tra le braccia di suo fratello, Alex iniziò a piangere.

Rimasero lì, sull'erba, ad abbracciarsi, per un tempo indefinito: potevano essere passate due ore o pochi minuti, non avrebbe avuto importanza. 
"Se non ci fossi stato tu non ce l'avrei fatta" ammise Alexandra con voce rotta
"Io ci sarò sempre, Lexa. Sempre." 
"Non puoi permettere all'Obscurus di prendere il sopravvento così." parlò ancora Sebastian. 
"Ho così tanto veleno dentro, Seb.. Tantissimo.." 
"così non fai che nutrirlo e dargli ciò che vuole."
Alexandra sospirò, sciogliendo l'abbraccio. Si pulì le mani sporche di terra sui vestiti e si asciugò le ultime lacrime. "Credi che non lo sappia?"
"Non puoi dare la colpa ad Harry per quello che è successo"
"Non iniziare anche tu, Seb. Lo sai benissimo che è colpa sua." 
"No, non iniziare tu." la interruppe Sebastian. "Harry ha perso il suo padrino. Si starà già incolpando da solo, senza che tu infierisca."
"Già.. I sensi di colpa dei sopravvissuti. Lui che è un sopravvissuto fin dalla nascita dovrebbe saperlo bene."
"Alexandra." disse Sebastian con tono di rimprovero. 
La ragazza alzò le mani, come a chiedere scusa "Non ho alcuna intenzione di parlare con lui, puoi stare tranquillo."
"Invece ti va di parlare con me? Di Sirius, di come ti senti?" 
Alexandra distolse lo sguardo dal suo. Guardò in alto: il cielo si stava schiarendo e il sole stava sorgendo. "Non oggi."

Quando Sebastian tornò nella sala comune dei Serpeverde, era ormai l'alba. Non valeva la pena tornare in camera, non sarebbe riuscito a chiudere occhio. Si lasciò cadere su un divano, portandosi le mani sul volto. Si sentiva il cervello esplodere.
Sirius era morto. L'uomo che si era fidato di loro e che gli aveva dato fin da subito consigli paterni. L'uomo che, sempre a modo suo, aveva cercato di proteggerli negli ultimi tempi. L'uomo che, nonostante odiasse sua cugina, aveva accettato i suoi figli senza alcun pregiudizio. 
Sebastian avrebbe tanto voluto fare di più per Remus. Era sicuro che stesse soffrendo molto di più di quanto desse a vedere. Ma non aveva potuto fare nulla, occupato com'era a preoccuparsi per sua sorella. E ne aveva anche delle ottime ragioni. Era già successo- quando erano più piccoli per dei motivi futili come un'ingiustizia scolastica, e l'anno prima per la morte di Cedric- che Alexandra perdesse ogni controllo. E quando succedeva, diventava un pericolo per se stessa e per gli altri. Dava modo all'Obscurus dentro di lei di crescere e di prendere il controllo. E spettava a Sebastian farla tornare con i piedi per terra. Ogni volta che succedeva, che perdeva il controllo e l'Obscurus minacciava prepotentemente di prendere il sopravvento, Sebastian la costringeva a sentire la sua voce per farla aggrappare a qualcosa di concreto a lei vicino, e poi le faceva delle domande. Era solito partire con delle domande scolastiche, su cui avrebbe dovuto ragionare per poter rispondere, così da farla concentrare su qualcosa di tangibile, che aveva studiato. E poi le faceva delle domande personali. Soprattutto quando parlava di Cedric, si calmava completamente. Tornava in sè. Ricordare Cedric la costringeva ad attingere ai suoi sentimenti. E Sebastian sapeva che per farlo avrebbe dovuto mettere da parte tutto il veleno dell'Obscurus. Solo così poteva controllarlo.

I pochi giorni scolastici rimasti, tra alcuni Grifondoro aleggiava un certo malcontento che stonava con l'euforia di tutti gli altri studenti, entusiasti per la fine dell'anno scolastico. Harry, ovviamente, era a pezzi per Sirius. Ron, Hermione e chi con loro aveva combattuto nell'Ufficio Misteri erano particolarmente silenziosi, e prestavano attenzione a ciò che dicevano in presenza di Harry. Era plausibile capire perché loro fossero giù di tono. Ma nessuno capiva cosa c'era che non andava in Sebastian e Alexandra. I due gemelli, infatti, non erano più così sorridenti come al solito. La sola persona che sapeva la verità sul rapporto di parentela tra i gemelli e Sirius Black era Fred Weasley, che non era più a Hogwarts. Nessuno al di fuori di lui avrebbe potuto capire per quale motivo Alexandra avesse reagito così male alla notizia della morte di Sirius. Anzi, non poteva neanche ammettere che stesse così male per la morte di Sirius. Sarebbe risultato strano. Quindi per evitare ogni tipo di domanda, cercava di tenersi sempre occupata: passava la maggior parte del suo tempo dopo le lezioni in biblioteca, anche se fuori c'era il sole alto e già l'aria di vacanze alle porte. Quelle poche volte che, durante i pasti, qualcuno provava a parlarle, lei si sforzava di essere il più normale possibile.
Ma perfino Draco Malfoy aveva notato che c'era qualcosa che non andava in Sebastian. Anche se ce l'aveva ancora con lui per quello che era successo a Pasqua, in cuor suo gli dispiaceva vederlo sempre così giù di morale e non saperne la ragione. Se stava così male lui, allora stava male anche Alexandra, ed era l'ultima cosa che voleva.

"Alex! Alexandra!"
L'Hogwarts Express si era da poco fermato a King's Cross e gli studenti che scendevano dal treno si affrettavano a raggiungere le loro famiglie sul binario.
Ron Weasley, però, si era momentaneamente allontanato dai suoi amici per seguire Alexandra e Sebastian Stone che stavano per andare via, senza aver salutato nessuno.
La ragazza si voltò, sentendosi chiamare, e il ragazzo dai capelli rossi le porse un biglietto.
"Fred mi ha detto di dirti come trovare casa nostra, appena iniziate le vacanze" spiegò lui con un gran sorriso. "Beh, allora ti aspetto nelle prossime settimane!" esclamò felice.
Alexandra non si sforzò di sorridere. Semplicemente lo ringraziò con gentilezza, prima che lui se ne andasse di nuovo. Ripose il biglietto senza neanche aprirlo nella tasca dei jeans e guardò il ragazzo al suo fianco.
Alexandra e Sebastian, dunque, si avviarono verso la barriera del binario 9 ¾, senza più guardarsi indietro.

The dark side.	//Fred Weasley [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora