Apatia.

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Una sera, la cena degli studenti di Hogwarts fu brutalmente interrotta. Nella Sala d'Ingresso regnava il caos: gli studenti erano sbalorditi, la professoressa McGranitt nauseata. Al centro della Sala d'Ingresso c'era la professoressa Cooman, con la bacchetta in una mano e una bottiglia di sherry vuota nell'altra, e l'aria completamente folle. I capelli le stavano ritti sulla testa, gli occhiali erano storti. Due grandi bauli giacevano sul pavimento accanto a lei, uno rovesciato, come se fossero stati gettati dalle scale. Ai piedi della scala, vi era la Umbridge.
"Nonostante non sia in grado di prevedere nemmeno che tempo farà domani, deve per forza aver capito che la sua penosa condotta durante le mie ispezioni e la mancanza totale di progressi avrebbero reso inevitabile il suo licenziamento!"
"Non può licenziarmi! Sono qui da sedici anni! Hogwarts è la mia casa!" tuonò lei, piangendo.
Ma la Umbridge rimase a guardare compiaciuta la Cooman che rabbrividiva e gemeva dondolandosi avanti e indietro in un crescendo di dolore. La professoressa McGranitt si era avvicinato a lei con passo deciso e le porse un fazzoletto. 
"Su, su, Sibilla.. non è così brutto come sembra.. non dovrai lasciare Hogwarts.."
"Oh davvero?" chiese la Umbridge con voce mortifera "e l'autorità per fare questa affermazione...?"
"E' la mia." rispose una voce profonda. 
Il portone di quercia si era aperto.  Gli studenti si fecero da parte quando Silente apparve sulla soglia. Lasciandosi le porte aperte alle spalle, avanzò sorridendo all'interno del cerchio degli spettatori verso la professoressa Cooman, in lacrime e tremante sul suo baule, con la McGranitt accanto. 
"La sua, professor Silente?" La Umbridge diede una risatina sgradevole. "Io ho qui un Ordine di Licenziamento firmato da me e dal Ministro della Magia. Ai sensi del Decreto Didattico Numero Ventitré, l'Inquisitore Supremo di Hogwarts ha il potere di fare indagini e licenziare qualunque insegnante ella, vale a dire io, non ritenga all'altezza degli standard richiesti dal Ministero della Magia."
Silente continuò a sorridere. "Naturalmente hai ragione, Dolores. Tuttavia non hai l'autorità di mandarli via dal castello. Temo che quel potere spetti ancora al Preside, ed è mio desiderio che la professoressa Cooman continui a vivere a Hogwarts." Si voltò verso la McGranitt. "Posso chiederti di scortate Sibilla di sopra, Minerva?" 
La professoressa Sprout uscì in fretta dalla folla e afferrò l'altro braccio della Cooman. Insieme la guidarono su per le scale. Il professor Vitious puntò la bacchetta davanti a sè, esclamando "Baule Locomotor!" e il bagaglio della Cooman si alzò a mezz'aria e la seguì su per le scale, con Vitious a chiudere il corteo.
"Che cosa farà di lei" chiese la Umbridge in un sussurro ben udibile "quando avrò assunto un nuovo insegnante di Divinazione che avrà bisogno dei suoi alloggi?"
"Oh, non sarà un problema" rispose Silente in tono gentile "Ho già trovato un nuovo insegnante di Divinazione, e preferisce abitare al pianterreno"
"Lei?" urlò stridula la Umbridge "Posso ricordarle, Silente, che in base al Decreto Didattico Numero Ventidue.."
"Il Ministero ha diritto di incaricare un candidato idoneo se, e solo se, il Preside non è in grado di trovarne uno. Ma in questa occasione ho avuto successo"
Silente si voltò verso le porte aperte. Nella nebbie emerse un volto: capelli di un biondo chiarissimo e occhi di un azzurro sorprendente; la testa e il torso di un uomo uniti al corpo di un cavallo palomino.
"Questo è Fiorenzo." disse allegro Silente a una folgorata Umbridge. "credo che lo troverai idoneo."

La notizia che fosse un centauro ad insegnare Divinazione, fece presto scalpore fra gli studenti. Tutti ne parlavano. L'unica persona a cui sembrava non importare, era Alexandra. 
Fred aveva notato uno strano cambiamento in lei, soprattutto dopo il compleanno suo e di George.  Avevano passato il giorno insieme e la sera i due fratelli avevano festeggiato in grande stile nella sala comune di Grifondoro con scherzi e Merendine Marinare. E a dire la verità, tra lui e Alex non c'erano problemi. Erano sempre più affiatati e insieme stavano bene. Ma giorno dopo giorno, Fred la sentiva più distante. Perfino George lo aveva notato. Non sorrideva quasi più. Era sempre a studiare, e quando, invece, passava un po' di tempo con Fred o con i suoi amici, era per la maggior parte del tempo distaccata e sovrappensiero.
Non aveva avuto reazione allo scandalo della Cooman e di Fiorenzo.
Aveva perfino perso l'entusiasmo per Geordie. Le dava da mangiare e ogni tanto l'accarezzava distrattamente per un minuto, ma non le dava più tutte quelle attenzioni che le aveva dato fino a quel momento
Per quanto ci provasse, Fred non capiva cosa avesse. Con Sebastian, era tutto okay e, a quanto ne sapeva lui, non aveva avuto altre punizioni dalla Umbridge.
Anche alle riunione dell'Esercito di Silente non era più così brava.
Stavano lavorando sui Patronus e anche se, come spesso Harry precisava, evocarne uno in tutta sicurezza e in un'aula illuminata era ben diversa dall'evocarlo di fronte a un Dissennatore, tutti erano riusciti ad evocarne almeno uno, non necessariamente corporeo. 

Alexandra, invece, no. Non era riuscita a fare assolutamente nulla. 
"Sono così carini!" esclamò allegramente Cho, seguendo con lo sguardo il suo Patronus-un cigno argenteo- che svolazzava nella Stanza delle Necessità durante l'ultima lezione prima delle vacanze pasquali.
"Non devono essere carini, devono proteggerti." le spiegò paziente Harry. 
Anche Lavanda e Neville non se la cavavano troppo bene, ma sempre meglio di Alexandra: almeno loro avevano ottenuto degli sbuffi di vapore argenteo. 
"Harry, forse ce l'ho fatta!" gridò Seamus. Era venuto insieme a Dean, e quella era la sua prima riunione dell'ES. "Ah.. è sparito.. ma era qualcosa di peloso, ne sono sicuro!" 
"Però sono carini" Disse Hermione, guardando con affetto il suo Patronus, una scintillante lontra argentea che continuava a saltellarle attorno.
Harry si era avvicinato ad Alexandra. Si era appoggiata al muro, sbuffando, dopo l'ennesimo tentativo fallito. 
"devi pensare a qualcosa che ti renda felice." le ricordò con gentilezza. 
"Ci ho provato." Affermò lei, guardando non Harry, ma Sebastian, che in quel momento osservava orgoglioso il suo Patronus: una pantera d'argento.
"Significa che non è un ricordo abbastanza potente"
Eppure le aveva provate tutte. Aveva pensato a tutti i ricordi felici che aveva, e dato che non erano molti non era stato difficile individuarli. C'erano tre o forse quattro ricordi chiave con suo fratello, uno con suo cugino, due con Sirius, uno con Draco e uno con Fred. E nessuno di quelli aveva funzionato. Non aveva la più pallida idea di quale altro ricordo avrebbe potuto usare. 
Se non aveva funzionato il ricordo di quando lui e Draco erano seduti sul muretto del cortile e lui era stato gentile e dolce con lei, o quello di quando aveva letto la lettera più importante della sua vita-una lettera di Sirius-, o ancora, quello di quando lei e Sebastian avevano volato sulla scopa per la prima volta, o quello di quando Fred l'aveva baciata, allora non aveva idea di quale altro ricordo avrebbe mai potuto funzionare.
Prese di nuovo la bacchetta e ci riprovò. Chiuse gli occhi e pensò a Draco. Pensò al suo tocco delicato e al suo essere così dolce. Pensò a quanto si fosse sentita bene in quel momento. Pensò ad ogni dettaglio, vivendolo di nuovo.  "Expecto Patronum!" ma anche quella volta, non successe nulla.
Harry, però, la guardava con sgomento "io conosco quella bacchetta.." disse piano, incredulo. 

All'improvviso, la porta della Stanza delle Necessità si aprì e si richiuse. I pochi Patronus presenti svanirono, lasciando la stanza più buia di prima, mentre gli studenti ammutolirono, guardando un Elfo Domestico che strattonava la veste di Harry. 
"Harry Potter, Signore" squittì l'elfo tremando "Dobby viene per avvertire... ma gli elfi domestici non possono parlare.."
Si lanciò a capofitto contro il muro. Harry fece per agguantarlo. "cosa è successo, Dobby" chiese, afferrandolo per un braccio sottile
"Harry Potter... lei...lei"
"Chi è lei, Dobby?"
L'elfo lo fissò strabuzzando gli occhi e mosse le labbra senza emettere suoni
"La Umbridge?" sussurrò Harry inorridito.
Dobby annuì, e subito tentò di sbattergli la testa sulle ginocchia, ma con pari prontezza Harry tese le braccia per tenerlo a distanza.
"La Umbridge non avrà per caso scoperto di noi..dell'ES?"
La risposta era scritta chiaramente sul viso sconvolto dell'elfo. 
"Sta venendo qui?" chiese Harry piano.
"Si, Harry Potter, si!" 
Harry si raddrizzò di scatto a fissare i compagni "Che cosa aspettate?" Urlò "Scappate!"
Si lanciarono tutti insieme verso l'uscita, accalcandosi sulla porta; poi cominciarono a riversarsi nel corridoio. Harry fu l'ultimo a uscire.

The dark side.	//Fred Weasley [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora