Puffola Pigmea.

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Quando Alexandra si svegliò capì, dal sole alto fuori le finestre, che le lezioni dovevano già essere iniziate da un pezzo. Si sentiva intontita, la testa pesante. Poi, mentre si tirava a sedere contro i cuscini del letto, lentamente riaffiorarono i ricordi della sera prima. Adesso che la rabbia cieca nei confronti di suo fratello era scemata, si fecero spazio in lei la delusione e una rabbia più intensa. Non poteva credere che Sebastian avesse tentato di torturarla. Non poteva credere che le avesse spezzato la bacchetta. Non voleva credere che quello fosse suo fratello. Lo stesso fratello che quando erano piccoli le aveva insegnato ad andare sulla scopa. Lo stesso che ogni volta che lei si sentiva triste, e succedeva spesso, la abbracciava forte e le dava delle cioccorane. Si divertivano a guardarle saltare prima di mangiarle, e spesso litigavano su chi dovesse avere quella figurina che mancava ad entrambi. Lo stesso fratello che tanti anni prima aveva giurato di proteggerla. Le diceva sempre che era la cosa più importante della sua vita, che lui era felice solo quando vedeva lei felice. Lo stesso che la sera prima l'aveva guardata con odio. Un odio che andrebbe riservato a un nemico e non alla propria sorella. 
Alexandra si asciugò velocemente una lacrima che aveva preso a scorrerle lungo la guancia al ricordo di quegli occhi grigi così familiari ma con un gelo a lei così sconosciuto. 
Detestava piangere. L'ultima volta che aveva pianto davvero aveva nove anni. Suo cugino, più grande di lei di due anni, era contentissimo di aver appena comprato la sua prima bacchetta e la stava agitando saltellando per tutta la casa. Colpì per errore Alexandra allo stomaco con delle piccole fiamme. Lei pianse, per il dolore e per lo spavento. Sebastian subito corse da lei e la tranquillizzò, mentre suo zio la curò in pochi minuti. Suo cugino era terrorizzato da quello che aveva appena fatto: non poteva credere di aver ferito sua cugina. Le voleva bene e si incolpava per quella brutta cicatrice che ancora oggi Alexandra aveva sull'addome. Era sempre stato di buon cuore, e non appena Alexandra si fu ripresa lo tranquillizzò. Non gli dava nessuna colpa. Sarebbe potuto succedere a chiunque. E nei giorni e anni seguenti, ricordavano quel giorno ridendo. 
L'unica volta che aveva pianto di nuovo dopo quel giorno, fu quando ebbe la notizia che suo cugino era morto. 

Alexandra si passò le mani sul volto, ricacciando indietro i ricordi, e notò sul suo comodino una tazza, dei dolci e un biglietto. Lo prese e riconobbe la calligrafia di Hermione. 
"Buongiorno" aveva scritto davanti, con un cuore. Sorrise e aprì il biglietto per leggerlo.
"Harry ed io abbiamo parlato con la professoressa McGranitt e le abbiamo detto che stai poco bene: penserà lei alla Umbridge. Fred e George ti hanno procurato del tè e dei dolci dalle cucine, pensando che avresti avuto fame dato che l'ora della colazione è già passata. Ho stregato la tazza così che quando ti sveglierai il tè sarà ancora caldo. Tornerò a trovarti alla fine delle lezioni, riposati.
Con affetto, Hermione e i tuoi amici.

Sorrise e posò il biglietto accanto a sé, prendendo la tazza, che era davvero bollente. 
Dopo aver bevuto il tè e aver mangiato qualcosa, Alexandra si alzò. Si lavò e tornò in camera. Prese dal baule un semplice maglione bianco, grande e caldo. Indossò dei pantaloni neri e si legò i capelli. Non sarebbe andata a lezione e voleva stare comoda. Non aveva nessuna voglia di mettere la gonna, la camicia, la cravatta. Posò il biglietto di Hermione nel baule e prese dei libri: non sarebbe andata a lezione, ma aveva comunque da studiare. Scese nella sala comune, prese posto in una poltrona vicino al camino e iniziò a studiare. 

Quando Alexandra ebbe finito i compiti di Pozioni e Aritmanzia, nella sala comune di Grifondoro iniziarono ad entrare gli studenti che avevano finito le lezioni. Ginny la salutà velocemente, prima di salire in camera sua. 
Alexandra posò la pergamena su cui aveva appena finito di scrivere il tema per il professor Piton e prese il libro di Trasfigurazione. Comunque non ebbe modo di iniziare a studiare, perché in quel momento entrarono dal buco del ritratto i gemelli Weasley seguiti da Lee Jordan. 
Alexandra rivolse loro un sorriso e li salutò con un gesto della mano, non volendo interromperli. Ma Fred e George salutarono Lee, dicendogli che si sarebbero visti nella Sala Grande, e si avvicinarono ad Alex. Chiuse il libro e si portò le gambe al petto, guardando i gemelli che si sedevano sul divano difronte a lei. "Come stai?"
"sto meglio" rispose sinceramente. Loro la guardarono, cercando di capire se quella risposta fosse vera, e Alex rise, confermando che sì, stava davvero bene,  e li ringraziò per il cibo preso dalle cucine. 
"Non è un problema, gli elfi domestici adorano regalarci cibo"
"Non farti sentire da Hermione" lo avvertì Fred, per poi ridere. Hermione era particolarmente determinata nella sua attività C.R.E.P.A. per rivendicare i diritti degli elfi domestici e la loro libertà, e non si era ancora arresa al pensiero che fosse tutto inutile, dal momento che gli elfi domestici, soprattutto quelli che lavoravano a Hogwarts, non volevano la libertà. Silente li trattava con rispetto e dignità, e lavorare per lui era la cosa migliore che fosse mai accaduta loro. Questo Alex lo sapeva grazie ai racconti di Ron e Harry.

I tre parlarono per un po' di quello che era successo a scuola: la Umbridge aveva messo in verifica Hagrid perché non lo riteneva adeguato ad insegnare Cura delle Creature Magiche. 
"abbiamo una cosa per te" affermò improvvisamente George.
"Oh, è vero" sorrise Fred. 
Alex li guardò interrogativi. George e Fred tirarono fuori quella che sembrava una palla pelosa di un viola acceso. Osservandola meglio, la palla aveva due occhi azzurri e aveva appena tirato fuori una lingua rosata lunga e sottile. Alex sobbalzò: non aveva mai visto niente di simile.
"è una Puffola Pigmea" spiegò Fred. "è un mini-Puffskein"
Alex la prese tra le mani, e la creatura era soffice come se l'era immaginata
"Tenera, vero?" Sorrise George. Alexandra annuì, accarezzandola piano.
"é molto dolce e affettuosa, è ancora piccola"
"Ma non crescerà più di sei centimetri" concluse George. 
Alexandra li guardò, sorridendo "perché me l'avete data?"
"sappiamo che non hai un gufo o un gatto" iniziò Fred
"e magari non può portarti la posta"
"ma fa le fusa come i gatti"
"è di compagnia"
"e molto affettuoso"
"volevamo farti un regalo" conclusero in coro. 
"è bellissima.. grazie, davvero" Alexandra non smetteva di sorridere. L'unico regalo che aveva ricevuto negli ultimi anni era quello di Sirius per Natale. Lei e Sebastian non si facevano mai regali perché avevano sempre condiviso tutto. E adesso, ricevere un regalo in un giorno che non era Natale o il suo compleanno, da parte di due ragazzi che la conoscevano da pochi mesi, la rese molto felice.
"è onnivoro, non ha bisogno di mangiare nulla di speciale" la informò George
"anche se ha un debole per le caccole dei Maghi addormentati" Fred rise.
"credo che la chiamerò Geordie" sentenziò infine Alexandra, sorridendo e continuando ad accarezzare la Puffola Pigmea.
"Geordie?" chiesero insieme i due gemelli
"George e Freddie" spiegò lei facendo ridere i due ragazzi

The dark side.	//Fred Weasley [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora