Il silenzio che seguì quell'amara sentenza risuonava nella stanza come un gong rovinato, fastidioso e stridente nelle orecchie, oltre che vagamente oscuro. Yoongi allontanò gli occhi dal suo assistente, ponendoli sulle sue pallide e nodose mani intrecciate assieme.
Che mera pretesa di uomo che era.
Tremante e spaventato, nascosto nel suo piccolo dominio come un eremita, arroccato dietro al suo terrore.
Codardo.
-Che venga.
Il principe sollevò un angolo della bocca in una piega amara, per quanto divertita.
-Dico sul serio. Sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi. Tutti in questa casa lo sapevano e hanno scelto consapevolmente di seguirvi.
"Beh... quasi tutti" pensò il signore, con la mente irrequieta.
La ragazza non lo sapeva. Non aveva avuto scelta, non era consapevole del rischio a cui era sottoposta stando sotto il suo tetto.
-Perciò aspetteremo. E nel frattempo acquisteremo un po' di armi per Jungkook.
Yoongi avrebbe riso se la sua mente non fosse stata così tanto obnubilata dal senso di colpa. Anche se erano consapevoli di quello a cui andavano incontro, quella non era...
... la loro battaglia.
Era lui l'avversario. Lui l'opponente.
Eppure lui non aveva la minima voglia di combattere.
-Hoseok.
Sentì lo sguardo del suo assistente farsi più gentile su di lui.
Diamine, non voleva la sua pietà. E lui lo sapeva bene.
-Rimpiangi mai la tua vita di prima?
La domanda uscì leggera come un soffio di vento, sottile come gli spifferi che si appiattivano sotto alle fessure delle porte per infilarsi nel caldo della stanza e trasmettere piccoli brividi lungo la schiena.
-Mai.
La risposta, per contro, giunse immediata e perentoria. Il tono di Hoseok non vacillò, mantenne la sua risoluta musicalità per tutta la parola.
-Non ci tornerei mai. Il mio posto è qui.
Yoongi non ebbe il coraggio di guardare quegli occhi così sinceri. Non erano puri come quelli di Jungkook o canzonatori come quelli di Seokjin. Avevano visto la loro buona dose di feccia nel mondo. Erano stati contaminati dall'odio in passato. Eppure mantenevano ancora quella cristallina limpidezza che metteva in difficoltà il suo animo codardo.
-Hoseok...
Non aveva più le forze. Non aveva il coraggio di pronunciare le parole che serbava nel cuore, perché erano le parole di un vigliacco. Aveva bisogno di partorirle, di espellerle dal suo corpo per fermare la contaminazione che stavano provocando in lui. Ma era così difficile.
-... io non voglio il trono. Non ho mai voluto il trono. Neanche quando mio... neanche quando il re me lo negò, non lo volevo. Io non sono adatto ad essere re.
Il suo assistente emise uno sbuffo dal naso.
-Conosco un paio di persone che dissentirebbero con questa affermazione.
Yoongi scosse la testa massaggiandosi la fronte.
-Contadini a cui importa solo la quantità di tasse che dovranno pagare. Venderebbero la loro lealtà a chiunque, purché abbassasse la cifra.
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Il principe del calmo mattino (M.YG)
FanfictionChoson, 1503 La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivevano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedev...