La gamba di Jungkook rimbalzava nervosamente su e giù. Seduto contro il fianco di legno del carro sotto alla luce ambrata del tramonto, cercava con tutte le sue forze di non contorcersi a ogni respiro, intrappolando il suo corpo in una morsa controllata.
La sua mano era appoggiata sul fianco, distrattamente serrata attorno all'elsa della spada che era tornata al suo posto predestinato. C'era qualcosa di profondamente sbagliato nella leggerezza della sua cintura senza di essa, leggerezza che aveva dovuto sperimentare nel tragitto per entrare nella capitale. Era come ritrovarsi improvvisamente senza un braccio o senza una mano. L'assenza del famigliare sbatacchiare della punta della lama contro la sua gamba gli dava un senso di vertigine, di vulnerabilità. I suoi occhi si erano guardati attorno convulsamente, ansiosi nel captare qualsivoglia pericolo potesse anche solo pensare di avvicinarsi.
Senza la sua spada, per le strade della città dei suoi incubi si era sentito come quel bambino che aveva osservato il petto dei suoi genitori venire trapassato da parte a parte e traboccare come una fonte zampillante. Quel bambino gracile e tremante, così maledettamente terrorizzato, che non aveva potuto fare altro che abbassarsi e osservare con occhi spalancati il sangue che gorgogliava dalle loro gole, vomitato fuori da corpi esanimi.
Jungkook serrò le palpebre. Trasse un lungo, lento sospiro. Stringendo il metallo sotto le dita cercò di dipingere di nero tutto quello che nella sua mente stava diventando rosso. Quel rosso che aveva ricominciato a vedere da che aveva rimesso piede in quella città.
-Ti hanno fatto del male?
Furono le prime parole che pronunciò da che si era posizionato a guardia del carro. A quell'ora non doveva preoccuparsi di orecchie indiscrete che avrebbero potuto domandarsi come mai un ragazzo parlasse da solo mentre stringeva una spada fra le mani, dal momento che era ormai orario di cena e la maggior parte degli ospiti della locanda dovevano trovarsi a tavola.
Non sapeva se Diana si fosse addormentata nel frattempo, ma ebbe una risposta quando, poco dopo, sentì il rumore di qualcosa che si spostava all'interno del carro.
-No, sto bene. Tutto sommato, mi hanno trattato meglio dei primi uomini che mi hanno presa.
Jungkook strinse appena i denti.
-I tuoi polsi però sono di nuovo feriti.
Alla sua affermazione, seguì un breve silenzio.
-Non fanno male. Sono stata legata per molto meno tempo questa volta e mi hanno dato l'opportunità di medicarmi.
Il ragazzo emise uno sbuffo col naso. Era comunque ferita. E per qualche misterioso motivo la cosa sembrava irritarlo grandemente.
-Tu come stai?
La guardia contorse le sopracciglia, arricciando le labbra in un broncio confuso.
-Io?
Il silenzio che seguì sembrò essere indeciso, come se la persona che l'aveva causato non sapesse bene come approcciare la risposta.
-Credo che non sia facile per te tornare qua. Stai bene?
Jungkook si passò brevemente la lingua fra i denti. Stava bene?
Avere il terrore di chiudere gli occhi per paura di vedere tutto rosso era stare bene? Tremare ad ogni passo che muoveva in quel suolo maledetto era stare bene? Cercare stupidamente una tomba che sapeva non esistere era stare bene?
Jungkook scosse le spalle prima di ricordare che lei non avrebbe potuto vederlo.
-Sto bene.
Dall'interno del carro, Jungkook poté chiaramente udire un sospiro.
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Il principe del calmo mattino (M.YG)
Fiksi PenggemarChoson, 1503 La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivevano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedev...