(ATTENZIONE: questo capitolo contiene temi sensibili)
Il vino, alla fine, doveva avere intorpidito la sua mente fino a farla addormentare. Quando Diana schiuse le palpebre, si accorse che il carro era fermo e che le voci all'esterno discutevano concitatamente. Mei Lin e le altre tre donne erano sedute con i corpi tesi e gli occhi attenti.
-Penso che ci fermeremo qui per la notte.
La ragazza annuì brevemente, raddrizzandosi in posizione eretta e stringendo le labbra per impedire che un verso ne fuoriuscisse. Il fianco era tornato a pulsare con sfiancante persistenza. L'unico lato positivo era che il dolore la stava aiutando a scrollarsi il sonno di dosso e a recuperare la lucidità che aveva perso nel vino.
-Hawi! Umjig-yeo la!
Il viso di un uomo apparve improvvisamente nel retro del carro, scostando violentemente il tendone in modo che il cielo sull'orlo del tramonto fosse visibile. Non guardava nessuna di loro in particolare, ma rivolgeva le sue folte sopracciglia contratte e la sua espressione dura a tutte le presenti. Diana sbatté le palpebre, stringendosi le gambe contro il ventre.
-Ma! Hawi!
Il tono secco dell'uomo si era fatto più alto e più rombante. La sua voce, benché non particolarmente forte, rimbombava nell'abitacolo carica di asprezza.
Diana si guardò attorno per vedere se qualcuno capisse le parole che venivano loro rivolte, ma vide lo stesso sguardo di confuso terrore che sapeva possedere a sua volta. Dopo qualche istante, l'uomo aggrottò ancora di più le sopracciglia folte sulla fronte scurita dal sole.
-Aish!
Allungò un grosso braccio e afferrò il gomito di Diana che, istintivamente, cercò di allontanarsi e di arretrare verso le botti di vino. L'uomo, con la bocca contratta in una smorfia infastidita, la trascinò fino al ciglio del carro e, infine, le diede un ultimo strattone che la fece cadere a terra. Il peso del suo corpo si concentrò proprio sul fianco pulsante, costringendola a sibilare fra i denti, mentre un breve gorgoglio le moriva in gola. Un altro uomo le si avvicinò e la afferrò, tirando finché non fu in piedi.
-Gaja.
Il secondo sconosciuto prese a trascinarla, lasciando che i suoi piedi legati venissero solcati dalle rocce nel terreno, fino a raggiungere una botte vicino alla quale erano fermi altri due uomini dalla pelle abbronzata, intenti ad attizzare il fuoco.
-Eumju.
Diana sollevò gli occhi sulla figura accanto a sé. Le tremavano le labbra, ma non poteva farci niente. Sotto lo sguardo di cenere del rapitore, il suo corpo era caduto in uno stato di terrore incontrollato. In più, non aveva la più pallida idea di cosa le stesse dicendo.
Lui la fissò ostinatamente per un altro istante, prima di sbuffare.
-Eumju, ppalli.
Dopo averle afferrato la nuca, le spinse il viso contro il bordo della botte. Conteneva acqua. Voleva che bevesse? Cautamente, avvicinò la bocca alla superficie trasparente e vi intinse le labbra.
Non era acqua.
Quell'odore... lo aveva già sentito. Dove? Era sicura di conoscerlo.
Deglutendo rumorosamente sotto allo sguardo attento della figura imperiosa, fece finta di inghiottire il liquido, mantenendo le labbra serrate. Il sapore era dolciastro, ma aveva un retrogusto fresco. Quell'odore... lo aveva sentito nel magazzino di erbe del maestro Jian.
Era un infuso di... non ricordava il nome. Ma era sicura che fosse un'erba soporifera. La ragazza strinse ancora più forte le labbra e deglutì nuovamente, inspirando profondamente. Si allontanò dall'acqua e si asciugò maldestramente la bocca con le dita. Riportò gli occhi in alto e incontrò lo sguardo duro dell'uomo che la fissava con attenzione. Questo la afferrò nuovamente, riprendendo a trascinarla finché non fu sul bordo del carro. Con una mano, le prese le gambe legate e le sollevò fino a farla cadere all'interno.
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Il principe del calmo mattino (M.YG)
Fiksi PenggemarChoson, 1503 La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivevano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedev...