XXXI

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I piedi di Hoseok strascicavano rumorosamente sul terreno, incerti nel loro passo e privi di energia, ma determinati nella loro ostinazione. Il suo stomaco vuoto aveva iniziato a fargli girare la testa, tanto che il paesaggio attorno a lui ondeggiava come quando sua madre lo faceva girare in tondo da bambino. E continuava a passarsi le dita sotto alle unghie, raschiando, grattando, sfregando sempre di più ma senza successo. La terra vi era ancora incastrata sotto e non sembrava intenzionata ad andarsene.

Hoseok non la voleva vedere. Gli ricordava ad ogni singolo istante del suo disperato scavare, delle dita che affondavano disperate nel terreno mentre il suo petto singhiozzava convulsamente. Piangeva così tanto che si ritrovò a pensare che da lì a poco avrebbe iniziato a crescere dell'erba su quel rettangolo scuro.

E poi gli ricordava di come aveva sbattuto i pugni contro l'arido suolo con le braccia deboli e tremanti e di come i suoi occhi erano inavvertitamente caduti sul corpo inerme accanto a lui. La bellissima donna non splendeva più come il sole, anche sotto alla luce impietosa del mezzogiorno. Sembrava piuttosto una ninfa benedetta dal bacio della luna, nel suo pallore innaturale.

Nessuno lo aveva aiutato a seppellirla. Aveva dovuto trascinare il suo corpo, il suo... cadavere, attraversando tutta la città, incespicando, piangendo, implorando qualcuno che gli desse una mano. Era riuscito a raggiungere la soglia di un tempio buddhista e aveva racimolato tutta l'energia rimasta per gridare aiuto. Per gridare che sua madre stava morendo. In realtà, sapeva che era già morta, ma nessuno presta soccorso ai morti.

Perciò chiese aiuto. Ma nessuno giunse.

Allora chiese semplicemente che un officiante lo aiutasse a darle una sepoltura, ma fu invitato ad allontanarsi e a non disturbare i monaci nella loro meditazione.

Aveva rubato una zappa dal campo di un contadino perché le sue mani erano stanche e le sue unghie spezzate e sanguinanti. Dopo aver trascinato il corpo di sua madre fino all'esterno della città in un campo abbandonato, affondò lo strumento finché non riuscì a creare una fossa lunga quanto la ninfa lunare. Hoseok si era inginocchiato e aveva lasciato un umido bacio sulla fronte della donna, prima di fare cadere il suo corpo nella sua indegna tomba.

Non riusciva a guardarla così. Lì era buio, umido e pieno di insetti che le avrebbero divorato le membra e avrebbero ridotto in polvere i suoi bellissimi capelli neri. Hoseok piangeva mentre si costringeva a buttare la terra nella fossa, un pugno alla volta. Cercò di non guardare il corpo che spariva sempre di più, divorato dall'umida coperta che sarebbe diventata la sua nuova casa.

A sua madre non sarebbe piaciuto stare lì. Lei amava la luce, amava sentire i raggi riscaldarle la pelle e indorarla gentilmente, trasformandola in un prezioso gioiello. Hoseok non avrebbe dovuto lasciarla lì. O forse avrebbe dovuto stendersi accanto a lei e stringerla. In questo modo quel posto non sarebbe stato così freddo, se ci fossero rimasti insieme. Si sarebbero scaldati a vicenda e lei non si sarebbe sentita sola.

Lui non si sarebbe sentito solo.

Il ragazzino però, continuando a piangere, si ritrovò sotto alle mani solo un rettangolo di terra smossa e appiattita. Ricordava vagamente di aver afferrato delle pietre lisce e averle impilate l'una sopra l'altra fino a formare una piccola torre. Ridicola, in confronto alle tombe che aveva potuto intravedere vicino al tempio. Alla prima folata di vento sarebbe sicuramente crollata. Ma non aveva importanza. Era un piccolo monito, per un altrettanto piccola persona.

Un rammemoratore del fatto che lui era stato lì e che avrebbe ricordato.

Quando Hoseok aveva fatto ritorno in città, con il viso umido e arrossato e le mani sporche di terra e di sangue, i suoi piedi lo avevano portato nella via in cui aveva vissuto negli ultimi mesi. Non aveva nulla che potesse anche solo lontanamente definire "casa", ma quella piccola tenda sdrucita era l'unico possesso che gli era rimasto. L'unica barriera fra lui e il cielo, fra lui e la strada.

Il principe del calmo mattino (M.YG)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora