XXXII

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Diana non si era accorta di avere il volto bagnato dalle lacrime. Non fino a quando la mano affusolata di Hoseok non raggiunse la sua guancia per asciugarla con un tocco gentile, quasi pietoso. Come se fosse stato lui a dover consolare lei.

Si sentì ridicola, ma non poteva farci nulla. Più pensava alle parole che si erano appena riversate su di lei, più sentiva la voglia di piangere. Quanta sofferenza può sopportare un essere umano prima di spezzarsi? Ma, sopratutto, come aveva potuto un ragazzo così fragile e così ferito diventare il brillante uomo che si trovava di fronte a lei, che le sorrideva come se la vita che aveva appena sviscerato per lei non gli appartenesse?

Diana, allora, fece l'unica cosa che riteneva essere giusta. Prese la mano che l'aveva appena consolata e la strinse. La strinse con tutta l'energia della sua compassione e con tutto il dolore di quel ragazzino che sentiva nel suo stesso cuore. Non poteva tornare indietro nel tempo e salvarlo, o essere lì per lui nel momento più difficile della sua esistenza, ma poteva far capire all'adulto che era diventato che sentiva tutta la sua sofferenza nelle viscere e che avrebbe volentieri portato quel peso insieme a lui.

Mentre continuava a singhiozzare, con il viso sempre più vicino alla mano che ancora stringeva, sentì un dolce tocco sui suoi capelli. Un tocco famigliare, uno che sapeva come accarezzarla con la gentilezza di una madre.

-Va tutto bene. Il passato è passato. Sto bene, adesso.

Il tono sereno di Hoseok riuscì parzialmente a convincere la giovane che quella pronunciata era effettivamente la verità, ma nonostante ciò lei non poteva fare a meno di sentire il nodo di disgusto e tristezza farsi sempre più stretto. Il passato non era mai solo passato. Lo sguardo distante che talvolta prendeva i lineamenti del giovane uomo ne era una vivida testimonianza.

-Tu... tu... non meritavi tutto questo.

Hoseok alzò semplicemente le spalle con un'espressione noncurante, sufficiente a farla distrarre dai suoi singhiozzi ma non abbastanza convincente per persuaderla del tutto.

-Non vorresti sapere come ho incontrato questa banda di scalmanati?- chiese allora lui con una punta di divertimento nella voce.

Diana sapeva che stava cercando di risollevarle l'animo. Nonostante ciò, annuì e si strofinò gli occhi, posandoli nuovamente sul dolce viso che la osservava.

Hoseok era abbandonato contro l'angolo di una strada come una decorazione priva di anima

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Hoseok era abbandonato contro l'angolo di una strada come una decorazione priva di anima. I suoi occhi parevano immersi in un bacile di acqua sporca. Tutto il mondo intorno a lui appariva sudicio e raccapricciante. Come la sua pelle.

Puzzava di troppi uomini diversi. Aveva il fetore della loro perversione, delle loro disgustose mani. Dei loro occhi. Delle loro bocche. Non c'era una parte del suo corpo che non gli trasmettesse la voglia di buttarsi in un fiume e strofinare via il sudiciume. Il problema era che ci aveva provato, ma non aveva funzionato. La sola idea di dover convivere con se stesso, con quel corpo, per il resto della sua vita, gli dava un principio di conati alla base della mandibola. Se avesse potuto, avrebbe gettato nelle fiamme quell'involucro consumato, violato e dolorante, e avrebbe vestito una pelle nuova. Sarebbe diventato chiunque, pur di non essere se stesso.

Il principe del calmo mattino (M.YG)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora