Seguirono istanti di lungo, estenuante silenzio. I presenti sembravano sospesi in una stasi carica di aspettativa, come se avessero avuto il timore di rompere, con un solo movimento, il delicato equilibrio fra le due persone intente a fissarsi.
Non c'era dubbio. I lineamenti delicati e gentili di quel volto quasi androgeno nella sua eterea bellezza potevano appartenere solo a Jimin. In effetti, Diana non poteva dimenticare quel viso. Non poteva dimenticare il modo pietoso in cui i suoi occhi l'avevano guardata, il modo in cui la sua bocca rosea aveva mormorato una parola che al tempo non comprendeva.
Perdonami.
-Jimin.
Non era più una domanda. Era un'affermazione. Jimin era lì, di fronte a lei, con il viso scavato e il corpo ritratto sotto a vestiti sporchi e troppo grandi. Le sue pupille scure percorrevano il suo volto disperate, forse in cerca di un segnale che gli dicesse che si stava sbagliando. Che non era davvero lei, la ragazza che lui aveva venduto. Ma più la scrutava e più era evidente la terribile realizzazione nel suo viso.
-Oh cielo...
La sua flebile voce tagliò il silenzio come la lama sottile di un coltello. Diana rimase a fissarlo imperterrita, il volto contratto in un'espressione di cui lei stessa non era consapevole. In quale modo lo stava guardando? Con astio? Stupore? Pietà?
In effetti, non sapeva neanche che cosa stava provando nel suo cuore alla vista di quel ragazzo. La smorfia contratta delle sue labbra, però, si sciolse leggermente non appena vide gli occhi docili di lui riempirsi di lacrime.
-Mi dispiace!- urlò gettando il capo in avanti e stendendo le braccia davanti a sé, liberandosi dalla presa ferrea di Hoseok.
-Mi dispiace! Mi dispiace, mi dispiace, perdonami...- mormorava, mentre i singhiozzi scuotevano la sua schiena stretta e magra.
Diana rimase a fissarlo senza sapere che fare. Avrebbe potuto consolarlo, dirgli che non ce l'aveva con lui per quello che aveva fatto. D'altronde, si conoscevano a malapena. Lei era un'estranea e, se il suo gesto era stato generato dalla necessità di sostenere la sua famiglia, poteva comprenderlo. Nonostante ciò, nonostante razionalmente accettasse tutto questo nella sua mente, non riusciva a costringersi a mormorare alcuna parola nei confronti del ragazzo.
-Vi conoscete?
Diana si voltò per rivolgere la sua attenzione al principe, che la fissava con un'espressione indecifrabile negli occhi.
"Bene" pensò.
Era passata da un calderone bollente ad un fuoco ustionante. Non era pronta ad affrontare lo sguardo del signore. Il suo corpo era ancora lievemente intorpidito dalle azioni che avevano preceduto quell'irruzione. Ma non poteva fissarlo senza rivolgergli la parola.
-Sì, ci conosciamo. Lui...
Esitò. Era la scelta giusta rivelare che Jimin era la persona che l'aveva tradita e venduta? Quali conseguenze ci sarebbero state per lui una volta che la verità fosse venuta a galla?
Diana fermò il suo ragionamento, contraendo appena le sopracciglia. Perché mai dovrebbe avere avuto importanza? Pensava davvero di essere diventata talmente rilevante per gli abitanti di quella casa al punto da spingerli a vendicarla per una simile azione? Forse stava iniziando a riempirsi un po' troppo la testa con stupide fantasie. Non importava quanto gentili potessero essere quegli uomini. Lei rimaneva pur sempre una schiava.
-Lui?- la incalzò il signore con un tono leggermente irritato e gli occhi insistentemente fissi su di lei.
E se il suo sguardo non fosse stato sufficiente nel renderla inquieta, Diana poteva sentire anche il lieve singhiozzare di Jimin, ancora riverso per terra.
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Il principe del calmo mattino (M.YG)
FanficChoson, 1503 La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivevano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedev...