XXI

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(AVVERTENZA: questo capitolo conterrà scene di violenza esplicita.)

No.

Yoongi spalancò gli occhi.

-Fratello, che cosa...

Le parole gli morirono in gola come una candela spenta dalla violenza del vento. Le guardie uscirono dal loro stato d'immobilità, come statue intrappolate nel loro bozzolo di pietra che fossero state finalmente liberate. Nel momento in cui iniziarono a disperdersi per tutto il cortile, l'aria prese a risuonare di grida, lame che tagliano la carne e pianti singhiozzanti.

-Fratello, devi fermarli! Perché? Perché vuoi questo?

Si voltò verso il profilo imperturbabile dell'uomo asciutto, con la pelle leggermente abbronzata dal sole nonostante l'ombrello sulla sua testa e i capelli ordinatamente tirati in una crocchia. Le rughe di espressione avevano appena iniziato a segnargli gli angoli della bocca, distesa in un placido sorriso.

-Yoongi, un giorno capirai che dei sacrifici sono necessari per il benessere del regno. Quelle persone erano una minaccia alla nostra sopravvivenza.

No, Yoongi non avrebbe mai capito.

Yoongi vedeva solo il sangue che scorreva come rigagnoli di montagna, che luccicava sotto alla luce del sole, innaffiando  ogni cosa. Vedeva colli sgozzati e teste che rotolavano fino a che altri cadaveri non ne fermavano il cammino.

-Ci sono bambini! Come possono dei bambini minacciare la nostra sopravvivenza?

Mentre pronunciava quelle parole, Yoongi riportò gli occhi sul bacile di quel mare rosso. Proprio sotto alla balconata su cui si trovava lui, c'era un piccolo che piangeva. Si guardava in giro, continuando a vorticare sui piedi minuti in cerca dei suoi genitori. Perché i corpi vicino a lui non avevano i volti delle persone che gli avevano dato la vita.

-Vostra altezza reale, il sangue cattivo si trasmette di generazione in generazione. Un'erba malsana contamina tutte quelle nelle sue vicinanze. Non possiamo permettere che crescano degli uomini con la stessa corruzione di questi peccatori.

Il principe non stava più ascoltando. Una guardia si era avvicinata al bambino in lacrime.

Il piccolo non doveva avere più di cinque anni. L'uomo non ebbe un istante di esitazione. Sollevò la spada già grondante di rosso, sporcata dal mare in cui i suoi piedi erano immersi.

Il corpo minuto cadde a terra senza fare rumore. Si sentì solo il rivoltante suono umido della pozza che accolse un nuovo sacrificio nel suo appiccicoso abbraccio.

-Yoongi, che cosa stai facendo?

La voce di suo fratello era lontana. Molto lontana.

Non solo perché la sua mente stava cercando di silenziare l'ambiente intorno a lui, in modo che le urla non gli perforassero le orecchie.

No.

Era perché, ancora prima che potesse anche solo partorire un pensiero razionale, le sue gambe avevano già sceso le scale della balconata. I suoi piedi avevano preso a correre, rischiando talvolta di scivolare a causa delle pozzanghere rosse su cui atterravano.

Yoongi sentiva il peso della sua spada al suo fianco. Gli sbatteva contro la gamba ad ogni passo, rammentandogli in modo martellante della sua presenza.

-Yoongi!

I suoi occhi facevano fatica a focalizzarsi su un'unica scena. Rimbalzavano freneticamente dalle guardie con le armi conficcate nel petto di qualche cadavere, alle persone che correvano verso il fondo del cortile nel vano tentativo di fuggire.

Il principe del calmo mattino (M.YG)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora