L'involucro azzurro era leggermente più pesante del suo simile, abbandonato sul piccolo tavolino sulle sue ginocchia. La stoffa aveva una trama più raffinata ed era stata avvolta attorno al suo contenuto con una cura e un'attenzione al dettaglio che non facevano altro che urlare il nome del loro possessore.
Yoongi emise un sospiro. Il ragazzo era dannatamente ostinato. Stupidamente ostinato. Dopo essere rimasto per due anni senza risposta avrebbe dovuto cedere. Dopo aver continuato a mandare lettere su lettere, ognuna caduta nel vuoto, lasciata a marcire in uno scomparto ammuffito, una persona qualunque avrebbe abbandonato ogni speranza. Avrebbe imprecato contro il destinatario, inveendo contro la sua indifferenza. Avrebbe potuto anche mandare un'ultimo, perentorio messaggio scritto con un'inchiostro di rabbia e rancore. O di semplice delusione. Di demoralizzazione.
Non Kim Taehyung.
Lui non era una persona qualunque.
Quel maledetto moccioso non mollava l'osso neanche se gli si rifilava un calcio nelle costole. Tornava ai piedi del padrone scodinzolando allegramente, con gli occhi eccitati e il corpo pronto a ricevere altri colpi.
Una persona del genere non aveva posto nella corte reale.
Ciao hyung
Yoongi deglutì, riponendo il disegno che il ragazzo aveva allegato. Invece che passare il tempo a studiare spendeva le giornate ad osservare i fiori e a dipingere. Ogni sua lettera era accompagnata da tracce di inchiostro che delineavano la forma di uno stelo di bambù dalla linea elegante o delle raffinate punte di una foglia di acero.
Per farlo sentire vicino al palazzo, aveva detto.
Per fargli sentire la sua presenza al suo fianco.
Scuotendo la testa, riportò gli occhi sulle colonne di segni disordinati. Di questo passo non avrebbe mai passato l'esame per diventare funzionario di corte. Certo, questo a meno che sua madre non avesse già parlato con la commissione.
Come stai? Qui nella capitale l'inverno sembra essere arrivato all'improvviso. Fino all'altro giorno, passeggiavo per le strade con la veste leggera, beandomi dei raggi del sole che ancora riscaldavano l'aria. Adesso, invece, non posso esporre il naso fuori dalla porta senza tremare.
Com'è la stagione lì? Gli alberi hanno già perso le foglie? Immagino di sì. Vorrei mostrarti i fiori che ho fatto crescere nel cortile, ma non posso staccarli, sono troppo rari. Non sono riuscito neanche a dipingerli. Sono troppo belli.
Mi ricordano di te.
Yoongi strinse gli occhi. Stupido moccioso. Aveva diciotto anni, ormai, e ancora parlava come un bambino. Guardava il mondo come un infante che non conosceva lo sporco, la feccia, il putridume.
Mi ricordano di te perché sono fra i pochi fiori che sopravvivono all'inverno. Sono semplici, senza pretese. Sono bianchi come la tua pelle e hanno pistilli scuri come i tuoi capelli. E sono determinati. Anche se la neve li sommerge non piegano la testa, rimangono ritti, fieri sul loro stelo. Non lasciano che nulla e nessuno li faccia soccombere.
Il signore sollevò gli occhi al soffitto.
"Non hai idea di quello che dici, moccioso."
"Non mi conosci. Affatto."
Non era forte. Non era determinato. E non era indomito. Taehyung lo vedeva ancora con gli stessi occhi con cui lo guardava da bambino, quando lo ammirava con la bocca spalancata mentre gli mostrava come tenere la spada in mano. Quando Yoongi era un piccolo pezzo di sterco pieno di sé. Egocentrico. Incurante delle malelingue che lo circondavano. Anzi, sguazzandoci dentro come un maiale nel fango.
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Il principe del calmo mattino (M.YG)
FanfictionChoson, 1503 La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivevano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedev...