goodmorning & meeting

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capitolo 18

Le lenzuola accaldate sfioravano la pelle scoperta delle braccia.
Una luce opaca mi sveglió.
Rimasi ancora rilassata sotto la curva del materasso quando sentii un respiro più profondo.
Spalancai gli occhi, ignorando il fatto che mi bruciassero per lo shock dei raggi mattutini.
Con uno scatto repentino mi sedetti, guardai sospettosa in giro, presi coraggio e tentennante vidi una chioma liscia disordinata affondata nel cuscino accanto al mio.

La figura ancora addormentata era sdraiata a pancia sotto.
Un braccio era piegato, poggiato tra il cuscino e il viso volto verso le finestre.
L'altro era disteso sotto le coperte. I muscoli che si intravedevano da una
t-shirt grigia erano rilassati, il suo respiro calmo.
Rimasi a guardarlo per un po', tra l'odore di stanza chiusa e il ticchettio dell'orologio che indicava le 5 del mattino.

"buongiorno" pronunciò con il tono sommesso e impastato dal sonno.
Mi irrigidii al suono della sua voce, ma la curva delle sue labbra spezzó la tensione che si era creata nella mia testa e presi un respiro profondo prima di tentare un mezzo sorriso e rispondergli
"giorno"

Mi scrutò il viso cercando di poter scovare le domande che da quando avevo posato gli occhi su di lui quella mattina, mi si erano poste insieme ai ricordi della sera precedente.
"perché mi guardi così?" domandai,
sapendo che fosse perché avevo l'espressione di chi si sta crogiolando con chissà quali idee.
"a cosa pensi?" chiese con tono dolce.
Era la prima volta che lo sentivo parlare così, e non capii cosa mi provocò realmente ma sentii il sangue affluire alle guance.
Riuscendo ad evitare il rossore, ordinai i miei pensieri e cercai di dirlo nel miglior modo possibile.
"cosa significa tutto questo?" dissi gesticolando con la mano per indicare la situazione.
"intendi lo scappare dopo un bacio e poi presentarti tremante davanti la porta di camera mia?"
Rimasi interdetta dal suo riassunto della serata, cogliendo solo dopo qualche attimo di imbarazzo il suo tono ironico.
"beh si a proposito..." provai a iniziare un discorso fissando le gambe incrociate sul letto.
"... mi dispiace, è che..." tentai di dire, mentre con uno sguardo tra il rassicurante e il comprensivo mi aiutó a trovare le parole giuste.
"mi sono sentita bene e ..."
"non capisci se il sentirti bene è un bene" finì per me.
Feci un cenno con la testa per poi trovare il coraggio di far incontrare i miei occhi con i suoi.
"non mi è stato mai consentito di provare niente" sputai veloce come per non pentirmi di quello che avessi detto.
"non ho mai sentito questo. È una paura strana. Non so come comportarmi, non posso nemmeno vedere quello che pensi e provi-"
fui interrotta dal suo sguardo stupito.
"tu leggi nel pensiero?" chiese sbalordito.
"vedo anche le emozioni se è per questo, ma ci sono delle eccezioni"
"perché non lo sapevo?"
"perché non sei attento" lo canzonai.
Sbuffò divertito.

Ripresi in mano il discorso per riportarlo su ciò che mi stava girando per la testa
"comunque. Con te non riesco a fare nessuna delle due, credo sia per... sai..."
"...l'elettroshock" disse precedendomi.
"sì, quindi non sono sicura tu sia nella mia stessa situazione o altro" terminai sperando che mi rispondesse affermando la mia prima ipotesi.

Non arrivò nessuna parola alle mie orecchie, solo un tocco caldo sulle labbra.
Si era alzato anche lui, ed ora era seduto con le gambe distese verso la fine del letto, mentre io per diagonale voltata dalla sua parte con le gambe incrociate.
"questo può rispondere al tuo dubbio?" chiese sorridendomi a pochi centimetri dal viso.
Lo ripagai con la stessa moneta, ricambiando il tocco e il sorriso.
"è un sì?" pronunciò prima che potessi riavvicinarmi e continuare.
Approfondì il bacio tenendomi il viso con la mano umana.
"direi di sì" dissi distaccandomi.

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