some secret

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capitolo 4

Wanda mi accompagnò alla mia stanza senza proferire parola, sembrava scocciata, ma non riuscivo ne a percepire le sue emozioni ne i sui pensieri. Qualcosa mi bloccava, ma trovai facilmente la risposta: i suoi poteri erano molto forti e riuscivano a creare una barriera nella sua mente  involontariamente.
Infondo non usavo queste capacità da moltissimo tempo e non mi affascinava l'idea di doverle riusare.

I corridoi del complesso erano accoglienti, illuminati da luci forti e si aprivano, in ogni spazio possibile, finestre.
Passammo davanti così tante stanze che non capii a cosa servissero veramente. Infatti scese dall'ascensore c'eravamo trovate sul piano delle camere da letto, avevamo girato a destra dove il corridoio si dilungava di più e finiva con una vetrata.
Mentre avevo scorto appena che girando verso sinistra c'erano solo poche porte e alla fine del corridoio una metallica.

Camminavamo piuttosto lentamente, ma dopo poco arrivammo alla mia stanza, sulla quale mi sorprese di vedere già il mio nome scritto su un etichetta bianca, come su tutte altre.

Wanda mi aprì la porta e mi fece cenno di entrare, poi finalmente parlò
"questa sarà la tua stanza, il bagno è la porta più grande mentre quella più piccola dà a un piccolo guardaroba, è vuoto ma sono sicura che presto si riempirà" disse come se già sapesse che io sarei restata lì.
Ma no cara, tra una settimana non sarò più nessuno per te, e dimenticherò questa stanza.
Poi aggiunse "Tony ha esplicitamente richiesto la tua presenza stasera a cena, e di farti una doccia e indossare i vestiti che ti ha poggiato sul letto".
La congedai con un sorriso di assenso e chiusa la porta alle sue spalle tirai un sospiro di sollievo.

La stanza era spaziosa, con una grande vetrata che dava su una vista mozzafiato mischiando il bosco alla città. Questa ormai lontana.
Il letto matrimoniale era disposto più verso la finestra, lasciando uno spazio centrale occupato da un tappeto alquanto morbido che si distendeva sul parquet classico.
Mi ero rassegnata all'idea di stare lì una settimana, non ne ero felice, ma l'avrei potuta sfruttare per rivedere un po' tutto quello che si era arrugginito, dare uno sguardo al passato, sfogarmi un po'.

Il bagno era decisamente lussuoso rispetto all'umile sporco bagno del mio appartamento, disponeva di una doccia e una vasca, nella quale era già pronta l'acqua fumante ricoperta di schiuma. 

Mi lasciai scivolare in quel paradiso e iniziai a  ipotizzare risposte a tutte le domande che avevo ignorato per la foga del momento.
Come facevano ad essere tutti vivi? Cosa significa siamo di più? Oppure per quel "ti allenerai" intendeva con qualcuno o da sola? .
Inoltre un altro dubbio mi assalì: io Natasha l'avevo già vista, non al telegiornale o su internet, ma stava in un ricordo che in quel momento era sfocato, una nube lo copriva e non se ne voleva andare.

Risalii dai miei pensieri quando suonò una sveglia per tutta la stanza e una voce femminile robotica avvisò
"Buona sera signorina Violet-" si fermò per qualche secondo, probabilmente non riusciva trovare il mio cognome nel suo database.
"signorina Violet, Tony Stark le voleva ricordare che tra 30 min sarà servita la cena".

Fiera di essere riuscita a nascondere al grande Iron man il mio cognome, uscii dall'acqua ormai raffreddata e mi avvolsi in un accappatoio morbido che profumava di pulito.
Uscii dal bagno con i capelli umidi: erano corti quindi si asciugavano velocemente.
Mi stavo per levare l'accappatoio quando la porta si aprì.
Nat si sporse nella camera e divertita mi guardò
"non ti imbarazzare mica è la prima volta che ti vedo così".
In quel momento ricordai, le nuvole vennero mandate via è il sole illuminò quello che doveva essere scordato.
-

Nel mio PERIODO, quello che mi levava il combattimento, la morte, la battaglia, doveva essere riempito da altro. Così la sera andavo nei bar, flirtavo con sconosciuti e il resto si sa.

violet   | marvel |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora