брат

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*брат = fratello
[ pronuncia : brat ]

capitolo 21

«Ci rivediamo fratellone»

Così dicendo, deglutendo la fatica teletrasportai tutti davanti al complesso.

Due lacrime scure mi scesero sulle guance arrossate e gocce di sudore impregnavano le tempie.
Lo sguardo sconvolto e confuso di tutti si dipose su di me.
La testa mi girava.
«ci spiegherai tutto con un caffè caldo, ora entriamo» affermò Tony.
Tutti si avviarono, ma io iniziai a vedere a scatti e sfocato.
Erano avanti di qualche passo e io ormai ero alle loro spalle.
Non feci in tempo a mettere un piede avanti che persi l'equilibrio.
Accasciata a terra, sbattei le palpebre più volte per rimanere sveglia.
Mi guardai intorno in cerca di un appiglio per non svenire, una figura, un oggetto, una qualsiasi cosa che mi facesse distrarre dallo sforzo e dalla fatica.
«Ragazzi» sentii urlare Sam rimasto accanto a me
«credo che prima abbia bisogno di riposo» disse facendoli voltare e tirandomi su da un braccio.
Degluitii nuovamente per riprendermi.
«ce la faccio grazie» ma nonostante le miei parole, Sam accorgendosi che a malapena camminavo, con una mossa rapida mi mise sulla sua spalla a sacco di patate.
«Wilson mettimi giù» protestai
«zitta Vi, non ti reggi in piedi»

-

Infilai una felpa nera sbiadita dei Nirvana di qualche taglia più grande sopra i pantaloni di tuta.
Spostai i capelli umidi e presi qualche respiro profondo prima di dirigermi in sala comune.
Sam mi aveva portata in camera e ordinato di farmi un bagno, che si era rivelato quasi completamente ristoratore.
Mentre ero immersa nell'acqua, calda Jarvis mi aveva avvisato della riunione che si sarebbe svolta in 30 minuti, così mi ero ritrovata davanti lo specchio a fissare i miei lineamenti spossati e gli occhi grigi più sbiaditi del solito.

Camminai lungo i corridoi, sentendomi in colpa per aver mentito nuovamente ai miei compagni che consideravo ormai amici.
Ero consapevole che ora non dovevo lasciare niente segreto, eccetto le mie emozioni. Quelle dovevano rimanere chiuse e ancora non potevano essere completamente mostrate o provate.

Anche gli altri si erano cambiati in abiti più comodi e si erano fatti una doccia, visti i loro aspetti più rilassati.
Se pur la tensione era palpabile non mi sarei fatta problemi a scioglierla a suon di verità.
Entrai e mi sedetti nel solito angolino del divano aspettando che tutti arrivassero.
Vison, l'ultimo, attraversò il muro e si posizionò comodo su una poltrona.

«quindi hai anche un fratello?» domandò Cap da in piedi.
Annuii con la testa, incapace ancora di parlare.
«e tanto per sapere, dobbiamo aspettarci un altro nome o li hai finiti?» sdrammatizzò Stark.
Risi lievemente e poi cominciai il mio monologo.
«ok, ok. simpatico. No, mi chiamo Violet Oprea Rid. Non è rilevante il mio nome credo, no?»
«perché non ci hai detto di avere un fratello?» chiese Natasha
«perché non è mio fratello.»
«come scusa?» esclamò Peter.
«non di sangue. Oltre a me, mio padre crebbe anche lui. Ma so solo che abbiamo genitori diversi.
Si chiama Vali Yannis Rid.
L'origine dei suoi poteri è più incerta della mia, come sapete...»
«a tuo padre non piacevano le domande» terminò la rossa al posto mio.
Confermai con un cenno del capo.
«quindi che cosa sa fare il ragazzo? e cosa dobbiamo sapere su di lui?» chiese Tony.
«i suoi poteri sono complicati. Oltre ad essere molto abile nel combattimento riesce a incasinare la mente delle persone, a percepire le persone-»
«si spiega come sapeva che non eravamo soli» aggiunse Sam.
«esatto. E inoltre può manipolare la gente e creare la protezione a marchio. Questa tecnica la usava nelle nostre prime missioni.
Non so bene come faccia, ma ha uno stilo sempre con se. Disegna sul corpo di chi vuole una runa e quella persona automaticamente riceve il poter di scudo, ossia la capacità di creare scudi di energia e una forza sovrumana»
presi dei respiri profondi.
Gli altri erano interessati e attenti, carpendo ogni dettaglio e cercando un punto debole.

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