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ci sono molte imprecisioni, tantissime. Ma non l'avevo mai fatto, non sapevo come mettere l'audio quindi spero vi piaccia
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questo è il primo tentativo che avevo fatto. Se vi può interessare presenta immagini differenti dal primo. Magari fatemi sapere quello che vi piace di più!
capitolo 1
Il rumore di un clacson rimbalzò dentro la stanza precedendo la sveglia giornaliera.
New york, 4:30 della mattina.
La città non dorme mai. Costantemente riempita da rumori che arrivano ovattati dentro le case.
Non ero stanca, non lo sono mai stata. Come a ogni risveglio ad aspettarmi c'era un muro grigiastro, invecchiato dagli anni e rovinato dai precedenti inquilini.
Senza perdere tempo, dopo essermi vestita, uscii per correre.
Correre: un'azione così semplice, un movimento così basilare, lo impariamo da bambini giocando con gli altri o venendo rincorsi da un padre con un coltello in mano, dipende dalla storia. Muovere le gambe, lasciare che il vento ti venga contro sapendo che lo stai abbattendo. Parlare con te stessa, mentre veloce passi accanto a negozi prossimi ad aprire con le vetrine decorate dai tuo pensieri, dai tuoi dialoghi più profondi, dalle tue parole mai dette. Questo è correre.Arrivai di fronte al palazzo dove vivevo. Un palazzo antico, uno dei pochi rimasti in piedi a New York.
Mi piaceva proprio per questa sua particolare caratteristica e mi sentivo un po' come lui: sola tra tanti grattacieli. Un fiore unico e raro. Una stella cadente visibile in pieno giorno.
Per questo avevo subito comprato l'appartamento cinque anni fa, quando trasferita dall'Ohaio ero una giovane ragazza di soli diciotto anni. Ora ne avevo ventitré e la vita mi sembrava ancora troppo lunga.Rientrata a casa l'odore di umido mi invase le narici. Le tubature dell'appartamento al piano superiore si erano di nuovo rotte. Presi una scopa e battei due volte sul soffitto per avvisare gli inquilini.
Mi diressi subito nella camera degli ospiti, che avevo adibito come una piccola palestra, per allenarmi.
Tiravo pugni al sacco incessantemente, non mi stancavo. Visualizzavo il mio nemico più grande, una persona ormai morta, e mi sfogavo. Ripensai a tutti i torti inflitti e ricevuti. Continuai senza fermarmi. Poi i suoni intorno a me si fecero sentire, non erano più ovattati. Feci entrare l'aria nei polmoni, bruciandomi la gola e dandomi una pausa.
Le fasce erano insanguinate, i muscoli stremati. Capii che avevo raggiunto il limite. Anche per oggi avevo terminato la prima fase della mia giornata.Entrai in doccia: l'acqua fredda scivolava sulla pelle e lasciava scie su segni indelebili. Le gocce disegnando il mio profilo mi rinsavivano e, gelide, disegnavano piacevoli brividi.
Dopo essermi asciugata, mi vestii con un paio di jeas larghi, una felpa dello stesso stile, un cappello di lana nera a confondersi con i capelli corvini, neri come una notte senza stelle.Mentre uscivo di casa mi domandavo: userò mai di nuovo i mei poteri?
Piacere Violet, la narratrice della mia stessa storia.
Uscita dal palazzo mi ritrovai in un fiume di gente che si scontrava con spallate e occhiatacce. Di mattina sono tutti di cattivo umore, tutti rabbuiati dalla fastidiosa sensazione di aver abbandonato le calde braccia di morfeo.
Mi sentii spaesata nonostante avessi ripassato il percorso più volte nella mia mente. Mi guardai intorno vedendo solo visi affrettati e pensierosi.
In pochi secondi uscii dallo stato di trance e osservazione per dirigermi verso la subway, ovvero la grande metro di new york.
Mi sembrava una giornata tranquilla, fino a quando con la coda dell'occhio, in un attimo fuggente, notai una donna con un cappello a visiera e gli occhiali parlare a un microfono posizionato all'interno di una giacca in pelle nera.Continuai a camminare, facendo attenzione che non stesse seguendo proprio me. Ma i suoi passi seguivano i miei. Provai a teletrasportarmi ma l'ansia e l'incombente paura che potesse essere un agente dell'ASH mi bloccarono.
Non capendo il motivo di quell'inseguimento e non riuscendo a riconoscerla come nessuno di famigliare, preferii non rischiare: dovevo fuggireVelocemente pensai di istinto: mi avvicinai alla banchina per aspettare la metro, vidi la donna posizionarsi a poche carrozze più in là. Feci finta di salire e, assicurandomi che mi seguisse, poco prima che le porte si potessero chiudere raggiunsi la metro dall'altro lato salendo e lasciando che la donna partisse nella direzione opposta alla mia.
Tirai un sospiro di sollievo. Dando pace al cuore che per un attimo aveva iniziato a martellare irregolare nel mio petto. Poi mi assalirono mille domande, pensieri si aggrapparono a tutte le ipotesi.
Chi era quella donna? Ce ne erano altri? certamente violet! con chi stava parlando se no(?)!Venni riscossa dalla voce femminile metallica che chiamò la mia fermata. Mi feci spazio tra le persone e uscendo notai un uomo, stesso metodo di travestimento e inseguimento, identico posto di posizionamento del microfono.
Credono veramente che la gente non se ne accorga.Le l iridi celesti puntate su di me si spostarono rapidamente al lato.
Seguendo la traiettoria del suo sguardo vidi un secondo uomo, avrei detto che fossero stati gemelli se non fosse stato per i capelli castani che ricadevano poco prima del collo e una barba scura curata.Decisi di affrettare il passo, finché non mi trovai finalmente in superficie tra i mille volti anonimi. Le due figure mi iniziarono a seguire a passo più spedito, avvicinandosi sempre di più. Cercai di processare quello che dovevo fare, ma anche io non affrontavo un inseguimento da qualche anno.
Iniziai ad utilizzare i corpi delle persone per celarmi alla loro vista.
Abbandonai la strada per l'università, probabilmente avevano previsto in qualche modo il mio spostamento. Cercai di accelerare il passo con i due uomini sempre più alle costole.
Iniziai a correre, più veloce che potevo. Svoltai molti angoli. Senza accorgermi che mi stavo allontanando sempre di più dalla massa di persone.Ero confusa. Il panico stava prendendo il sopravvento. errore.
A un semaforo ricomparve la donna: non aveva più il berretto che le teneva i capelli nascosti. Avevano una particolare tonalità di rosso, mi ricordavano qualcuno ma non sapevo chi.Ora 3 agenti mi inseguivano, correndo in mezzo a persone indifferenti che si facevano sempre più rare. Accelerai i movimenti e con questo anche il mio ritmo cardiaco che colto di sprovvista stava facendo cilecca.
Il vento, prima bloccato dalla massa di gente, iniziava a seccarmi la gola con gelidi respiri. Mi voltai per controllare la distanza, ma più andavo avanti, più loro si avvicinavano.
Improvvisamente svoltai l'angolo e ci ritrovammo lontani dai rumori del traffico e dalle voci sommesse. Rivolsi di nuovo lo sguardo avanti: un vicolo ceco.
cazzo.
Non avevo calcolato bene il percorso e ora mi trovavo alle strette. Un muro di sei metri mi divideva dalla salvezza.Le figure si facevano sempre più vicine. Pochi secondi, pochi attimi. Chiusi gli occhi e usai i mei poteri: smossi l'aria intorno a me e mi sollevai da terra atterrandoagilmente dall'altra parte della parete. L'ansia si stava trasformando in divertimento, forse mi era mancato. Ora ci separava un'alta barriera, ne approfittai, così infastidita chiesi
«chi siete? come fate a sapere dove andavo? per chi lavorate?»Vocii soffusi mi fanno capire che gli ho sorpresi dalla mia schiettezza o dall'uso dei poteri.
Se non lo sapevano, ora lo sannoPer un cacciatore non è normale parlare con la preda,soprattutto se è questa ad iniziare la conversazione, ma con gli anni ho imparato che l'effetto sorpresa porta a buoni risultati.
Poi qualcuno dall'altro lato si schiarì la voce:
«siamo gli Avenger»Ciao a tutti.
primo capitolo: molto semplice e corto, non tanto avvincente e senza suspense. Continuate a leggere però perché ce ne sarà.
1 Commentate il più possibile così mi faccio un'idea di quello che pensate!
2 Fatemi sapere se preferite un giorno per la publicazione dei capitoli!
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violet | marvel |
Akcja~genere : azione, ff Bucky Barnes, mcu, +14 ~trama : Violet, un personaggio misterioso viene presentato in una storia conosciuta a tutti mai raccontata. Un finale diverso di un'avventura passata. Gli avenger sono scomparsi, la pace persiste; ma ne...