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roof

capitolo 5

Mi risvegliai da un incubo perseguito dai ricordi.
Avevo sudato freddo e una chiazza si estendeva sulle lenzuola.
Mi sentivo un vuoto in petto, una sensazione di caduta continua nonostante fossi seduta tremante sul letto.

Non avevo più avuto incubi da quando avevo smesso di usare i poteri, e in quel momento, per colpa loro mi ritrovavo faccia faccia con i miei peggiori nemici: i frammenti del passato. Erano schegge taglienti che si infilzavano nella mente, nel corpo e il sangue che usciva era freddo, denso. Erano ferite senza cicatrici, o quasi.

Mi alzai strofinandomi gli occhi per cercare un appiglio di felicità nell'alba che stava venendo.
Erano le 4:50 del mattino e tutto doveva sembrare così silenzioso, ma non nella mia testa, che stava urlando dolore.

Mi lavai velocemente per lasciare che l'acqua portasse via la stanchezza, anche se speravo mi levasse di dosso anche qualche altro peso.
Mi vestii con abiti da allenamento scelti da tony: un leggings nero con abbinato un top viola scuro, tendente al blu e una felpa grigia a zip che ricadeva fino a metà coscia.

Uscita dalla stanza camminai cercando, non sapendo nemmeno io precisamente cosa, ma quando lo vidi capii.
Era il segnale nascosto che indicava una via per il tetto.
Seguii le indicazioni e dopo avere attraversato la porta metallica del corridoio di sinistra, solo una rapida e stretta rampa di scale mi divideva dalla cima del complesso.

Quando mi ritrovai sopra tutto, il sole stava già mostrando alcuni raggi, ma timido si nascondeva nel freddo gelido della mattina.

Mi trovavo bene. Respirare mi aiutava a buttare fuori, ciò che non voleva uscire:
Mi concentravo, chiudevo gli occhi, in pochi frammenti di secondi sentivo l'aria prima scivolarmi sulla pelle e poi espiravo. Riaprivo le palpebre e vedevo ogni volta un mondo diverso nello stesso panorama.

Ero seduta con le ginocchia tirate su e i gomiti poggiati sopra, testa abbandonata a quello che individuai come un condotto dell'aria.
Ispirai come sempre lentamente, il silenzio si stava iniziando a far sentire, la mente si stava svuotando, poi sentii qualcosa.
Riaprii le palpebre più velocemente e mi trovai davanti agli occhi l'ultima persona che mi aspettavo.

Bucky mi dava le spalle, girato in piedi guardava anche lui verso la città.
Teneva una postura più rilassata del solito, le mani in tasca e la testa alta rivolta all'orizzonte.

Mi misi più comoda e stavo proprio per teletrasportarmi per lasciarlo solo, quando mi bloccò
"violet?"
Non si girò completamente ma abbassò lo sguardo e cercò di vedermi con la coda dell occhio.
"che ci fai qui?" fu la prima cosa che mi venne in mente da dire, mi aveva colto in momento di vulnerabilità. errore.

"potrei farti la stessa domanda" rispose e in quel momento potei quasi scorgere un mezzo sorriso sulla sua faccia.
"incubi" gettai fuori sneza pensarci.
perché mi sentivo così libera di dirlo a qualcuno?
Mi stavo mostrando senza troppe maschere e non mi dispiaceva in fin dei conti. errore.

Attimi di silenzio mi diedero il coraggio di parlare di nuovo
"stai evitando la mia domanda"
stavolta si girò completamente e riuscii veramente a vedere che l'angolo della bocca che si era alzato. Levó le mani dalle tasche per incrociare le braccia al petto.
"incubi"
Annuii, poi mi alzai, aspettai che distogliesse lo sguardo e mi teletrasportai in camera.

Questo potere lo utilizzavo raramente, mi portava via più energie del normale e bastavano poche volte per farmi iniziare a sanguinare, sanguinare gli occhi.
Infatti mi iniziavano a scendere calde lacrime di sangue sulle guance dopo un grande sforzo.

Appoggiai la schiena contro la porta lasciandomi cadere a terra.
cosa avevo appena fatto? avevo rivelato qualcosa, qualcosa di me.
Buttai la testa dietro, ma subito dopo la voce metallica femminile accompagnata da una forte sveglia mi riscosse dai rimpianti
" Buongiorno, sono le 6, ha in programma un allenamento con Natasha".
Mi alzai sospirando, avevo ancora i muscoli un po' intorpiditi, forse una corsetta non mi avrebbe fatto così male.