countdown

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A.a: attenzione pericolo capitolo troppo lungo.

capitolo 19

Ma l'avrei scoperto solo il 5 dicembre, dopo nove giorni.

-8 giorni all'incontro

Ero tornata nella mia stanza il pomeriggio precedente con la testa confusa tra l'emozione e l'adrenalina e un particolare presentimento.
Bucky ai primi ticchettii delle ore della notte aveva bussato alla mia porta e freddamente c'eravamo addormentati nel piacere del silenzio, complice del nostro segreto.
Ora mi ero svegliata e i raggi rossastri dell'alba colpivano il suo viso, lasciando ombre delicate e nascondendo il suo mezzo sorriso.
Lui aveva già aperto gli occhi e mi stava attentamente scrutando, provocandomi docili brividi e scatenando le solite emozioni che non si erano mai affievolite.
Dopo averli scoccato un bacio casto a occhi ancora schiusi, mi diede il buongiorno che ricambiai.

«dormito bene?» chiesi alludendo al discorso della mattinata precedente.
«sogni d'oro, tu?»
«meravigliosamente. Come stai?»
«ora benissimo» rispose spostando lo sguardo su di me e indicandosi con entrambe le mani.
Sorrisi alla sua sfacciataggine per poi riprenderlo.
«sono seria, come stai?»
«bene, credo. Non sono io quello che affronterà la sua prima missione» disse guardandomi accusatorio.
«ehi! è solo la prima missione di squadra, ne ho fatte tantissime personalmente, non che ci sia da vantarsi però-...
-anche io credo bene»
Fece un segno di assenso con il capo, e poi si dileguò nella sua stanza prima che gli altri si svegliassero.

Dopo aver fatto colazione, raggiunsi la sala 2 in un complesso più basso adiacente alla struttura.
Steave e Bruce mi aspettavano davanti a un vetro che dava su una stanza completamente bianca molto ampia e ariosa.
«giorno ragazzi»
«giorno Vi»
«prima di tutto» iniziò lo scienziato
«la divisa»
Lo guardai interdetta per qualche secondo, poi mi porse, a mo di pergamena sacra, una tuta ripiegata con un paio di comodi stivali.
Ero eccitatissima all'idea di indossare quel tessuto, ma mantenni la mia impassibilità e dopo averlo ringraziato andai a cambiarmi in un camerino che mi aveva indicato il biondo.

Sentii la stoffa elastica aderirmi comodamente alla pelle, non avevo ne caldo ne freddo, eppure quei vestiti si sentivano appena addosso.
Sfiorai il mantello leggero e morbido, mentre con movimenti delicati mi coprivo con il cappuccio largo.

Quando uscii dal camerino, notai che con quegli stivali i miei passi erano ancora più silenziosi e repentini.
Ad aspettarmi, oltre ai due di prima, si era aggiunto Sam, con cui stavano avendo una calda conversazione.
Nel momento in cui si accorsero di me, caló uno strano silenzio quasi imbarazzante e mentre i loro occhi si facevano spazio sulla mia figura, un sorriso a trentadue denti comparve sul viso del mio amico.
«Con questa divisa credo che stenderai i nemici anche senza combattere»
«si Sam, sicuramente»
«no ha ragione ti sta molto bene» disse Bruce alzandosi gli occhiali sul naso.
Sbuffai per poi chiedere di iniziare.
«la porta è quella» mi indicò lo scienziato con un dito puntato verso un'entrata metallica.

Entrai nella sala che, subito dopo lo schiocco secco della porta chiusa, venne riempita da un silenzio assoluto.
Riuscivo a sentire persino il battito del mio cuore, che per l'emozione era accelerato.
Guardandomi intorno notai che era difficile capire dove fossero effettivamente i confini della stanza e che lo spazio dove ci doveva essere il vetro, era sostituito da uno specchio.
Molto sala interrogatori, pensai.

«va bene Vi, ora Bruce attiverà il programma. Il livello di realtà è 4 su 10. Nei prossimi allenamenti l'aumenteremo e si farà più pericoloso, ma tu sarai più allenata» la voce di Steave riecheggiò nella stanza.
«fammi un cenno con il capo quando sei pronta» aggiunse Bruce.
Mimai un sì con la testa e intorno a me un raggio bluastro laser iniziò velocemente a disegnare una strada di new york in una giornata di sole.
Io ero tra le due corsie, vedevo già alcune macchine ribaltate e la folla che si rifugiava scappando verso un posto sicuro.
Mi girai in torno e qualche fiammata e maceria più in là c'erano diversi uomini armati intenti nel avanzare verso l'orda di civili che fuggiva.
Il mio scopo era chiaro: fermare quei soggetti ed evitare morti e feriti.

violet   | marvel |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora