|CAPITOLO 3-MATTHEW

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(REVISIONATO)
Dovevo farlo per mio padre. Per mio "padre". Quanto risi, quando mi disse che dovevo andare a uno stupido ballo per adolescenti. Solito ballo stagionale dove ragazzine erano in cerca di marito. Che grande idiozia.                                                                                                                                 -Figlio, siamo in ritardo!-. Odiavo quando mi chiamava in quel modo. Odiavo tutto di quell'uomo malefico. 

Si sposò mia madre subito dopo che noi avevamo appena perso papà. Ma se n'era andata da poco anche lei. Mia madre era una donna fantastica, l'unica donna di cui mi ero fidato in vita mia. L'unica che mi sosteneva in tutto.                                                                                                           
Perciò, dovevo tollerare quell' uomo orribile in tutto e per tutto. Appena avrei compiuto la maggiore età, me ne sarei andato da lì e avrei viaggiato moltissimo. Mi sistemai la cravatta e scesi per entrare in carrozza. Io e quel mostro, per fortuna, non proferimmo parola. Era giusto così. Diamine, quanto lo odiavo. Non osai guardarlo in viso, perché avrei trovato sempre il solito sguardo: profonda delusione e serietà perenne. Mi chiedevo come mia madre avesse mai sposato un uomo del genere. Brutto, di basso rango e antipatico come la morte in persona. Suppongo che il diavolo sarebbe stato molto più simpatico.

Ero affacciato al finestrino, ad osservare in silenzio la città e la vita londinese. Mia madre adorava quei luoghi ricchi di vita, di divertimento e di frivolezze varie. Ma non mi costringeva a parteciparvi, poiché sapeva del mio odio reprensivo verso quel lato della città.                            Amavo la solitudine, amavo crogiolarmi in buone letture e amavo gli incontri di box nelle periferie. Dio, da quanto non ne vedevo uno.

-Come già detto, Matthew, desidero che tu stasera trovi una dama e che balli con lei. La corteggerai e la prenderai in sposa-. Non capivo se era serio o no, ma la risata uscì d'istinto dalla mia bocca.                                                                                                                                                                                -Lo farò quando vorrò io, John-. Chiamarlo patrigno per me era troppo. Sapeva benissimo che non l'avrei mai fatto. Sposarsi era una maledizione. Una maledizione che ti intrappola in una gabbia di squali senza che tu abbia scampo. 

Scesi dalla carrozza e la villa, come ogni anno, era agghindato con decorazioni di carnevale. Entrai senza badare molto al resto, visto che ci ero già stato molte volte. I soffitti alti e dipinti di meravigliosi affreschi erano l'unico particolare che mi colpiva sempre.
Senza pensarci due volte , mi fiondai su un buffet ricco di cibo e bevande. Presi qualche stuzzichino e mi accomodai ad un tavolo, quello più distante e visibile dal "mostro".  Di tanto in tanto, mi osservava per indicarmi donne e dame con cui ballare. Lo ignoravo completamente. 

-Mi scusi per la domanda scortese, ma volevo chiederle se la sedia è libera-.  

Una voce angelica, leggera, soffice e minuta richiamò la mia attenzione. Mi voltai e la vidi. Una ragazza che avrà appena compiuto 16 anni, con lunghi capelli castani e occhi azzurri zaffiro, mi guardavano in attesa di risposta. Un istinto oscuro che non sentivo da tempo, riaffiorò in me.       
-Sí-le risposi.
Due lettere e una parola . Ma che.... Mi guardò male e si sedette. La osservai meglio. Il vestito che indossava le evidenziava le forme e indossava dei guantini bianchi eleganti. Tipico delle donne. Era sicuramente la sua prima serata in società. Notai che indossava una piccola collanina al collo. Provai l'istinto di toccarglielo. Ma non lo feci. Forse dovevo parlarle per rispetto.          "Per rispetto? Ma che cazzo me ne frega di questa stupida festa per bambini" pensai con indole divertente. 

-Il mio nome è Jane-. Mi voltai, sorpreso ancora una volta dalla sua splendida voce.               
-Matthew-. Sputai quelle parole con disprezzo . Ops.

Probabilmente stavo facendo tutto quello per fare un torto a John. Lo scorsi tra la folla. Parlava con una gentildonna, probabilmente la duchessa. Che ribrezzo.

-Si comporta così con tutti?-. Non risposi. Ma che voleva quella da me!?Non poteva andare da un altro?!
-Senta, vada in cerca del suo principino-. Finalmente la riguardai. La sua espressione angelica e serena di prima era scomparsa. Ora aveva uno sguardo molto più duro e scioccato.

-Come osa!-. Si alzò e se ne andò imbronciata. Che irritante e ingenua ragazzina.

SPAZIO AUTRICE
Ecco a voi Matthew. Un po' scortese il principino eh? Ehehehe, ci vediamo alla prossima parte!

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