|CAPITOLO 5-MATTHEW

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(REVISIONATO)
Quella ragazza... Mio fratello... Non dico che non mi andasse bene. Dico solo che era una relazione che mi turbava parecchio. Il motivo? Non ne avevo la minima idea. Insomma, quella era una stupida ragazzina che si divertiva con mio fratello con sciocchezze, come correre o passeggiare. Probabilmente anche io avevo bisogno di quell'affetto femminile che mi mancava da tempo.

Li osservavo correre spensierati per le colline e immensi prati. Io rimanevo dietro, solo a riflettere . Non volevo farmi notare troppo. "Stefan, mettemi giù ahahahaha". Mio fratello la prese in braccio e la fece girare sopra di lui. Lei allargò le braccie e fece finta di volare. Persero l'equilibrio entrambi e caddero come due ebeti. Li guardai ridendo e compiaciuto della loro figuraccia.

- Non è simpatico, Matthew-.
Jane mi aveva rivolto la parola con tale disprezzo, che quasi volevo vendicarmi. E stavolta non gliela feci passare. Proprio mentre Stefan l'aiutava ad alzarsi, la spinsi giú per la collina.
- Matthew, che cosa hai fatto!-.
Stefan mi rimproverò e corse in aiuto di quella povera ragazzina indifesa. Ai miei occhi era cosí piccola e innocua, che non dimostrava i suoi 16, quasi 17 anni. Questo era la nota precisa che ricordava a tutti.

Stefan arrivò da lei.
- Jane, è tutto ok? Stai bene?-.
Quando lei si alzò faticosamente con l'aiuto del mio fratellino, mi guardò in cagnesco, quasi volesse uccidermi. Non mi trattenni:
-Ecco che accade ragazzina, quando mi innervosisci-. Le rivolsi un malizioso sorriso e me ne andai compiaciuto.

Voltandomi, vidi che le avevo rotto una caviglia. Stefan la reggeva, e la sentivo biascicare parole incomprensibili, probabilmente rivolte verso me. Mi bloccai, in mezzo al grande prato. Sapevo che mi vedevano, perchè erano qualche metro dietro di me. I suoi piccoli occhi azzurri erano su di me. Una sensazione di improvviso calore si protese in meandri sepolti del mio cuore. Aveva uno strano potere su di me quella ragazzina e la questione non mi piaceva affatto. Probabilmente il mio odio verso di lei era ancora piú incrementato . O forse... No. Non volevo neanche rifletterci. Che stoltezza.

- Matthew, se mi permette, vorrei chiedergli perché diamine ha reagito in quel modo-.
Mi voltai nuovamente, pronto a rispondere a tono..
-Come ho detto in precedenza, Miss Jane, mi avete irritato parecchio rispondendomi bruscamente . E beh, con me, non si risponde male-.
Soddisfatto della mia risposta, rientrai in casa.

"Nessuno di noi pensa o agisce come un altro, e si ha torto a... giudicare gli altri basandosi su noi stessi."
Emily Bronte non mi convinceva del tutto. Il crepitio del fuoco, mi rilassava e la poltrona sui cui ero seduto era davvero molto confortevole.
-Non sapevo le piacesse leggere"-. Distolsi lo sguardo dal libro. Jane aveva la caviglia fasciata. Questo significava che era  solo slogata.
-Sí, mi piace leggere-.
Spiaccicai una misera frase banale. Il vestito che indossava era di un fuoco acceso, con maniche a sbuffo e una grande gonna che le arrivava ai piedi.

Notai che maneggiava con il fiocco dietro l'abito. Chiusi il libro, mi alzai e d'istinto la aiutai a legarle il vestito. 

-Lascia - le ordinai.

-Lei non mi dà ordini, Mr. Matthew, sia chiaro-.
Mi allontanai, sapendo che presto avrebbe ceduto al mio aiuto.
-Accidenti!- la sentii imprecare. Provai ad avvicinarmi lentamente e appena presi il primo lembo, la sentii sussultare al mio leggere tocco. Congiunsi il lembo con l'altro, facendo un fiocco perfetto.

Le osservavo il collo, così impeccabile e invitante. I suoi fianchi erano incredibilmente perfetti e lineari, quasi fossero scolpiti. Probabilmente sapeva che aveva i miei occhi puntati addosso. Si voltò e ci guardammo nei nostri occhi, in silenzio. Non so esattamente per quanto tempo, ma sufficiente per capire che la volevo. Volevo che lei diventasse mia. Ero sicuramente attratto, affascinato da quel particolare indistinto che la rendeva lei stessa. La desideravo e quel pensiero mi rendeva furente, suscettibile all'idea e molto nervoso.

I suoi occhi cielo mi scrutavano con aria interrogativa, come se avesse voluto leggermi dentro. Non lo permisi. Le presi i polsi, la girai e avvicinai la sua schiena, al mio petto. Respirava a fatica, il suo cuore era impazzito.
- Paura, ragazzina?- le sussultai in un orecchio per provocarla. Si divincolò e se ne andò in silenzio.

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