-Signorina Carrington, un ospite l'attende al piano di sotto-.
Elle era appena entrata in stanza. Spostai la mia attenzione dal libro che tranquillamente stavo leggendo seduta sul davanzale della finestra, al suo viso dai dolci lineamenti.La guardai sorpresa e mi domandavo chi diavolo potesse essere. Mi alzai faticosamente e seguii Elle,cercando di rimanere dietro di lei. Non solo ero stanca , ma non avevo voglia di vedere nessuno tranne Juliet, soprattutto in quel brutto periodo. Scesi le scale cercando di non inciampare, ma la donna che stava in piedi dinanzi a me, mi lasciò senza fiato e sì, inciampai sull'ultimo maledettissimo scalino.
-Oh, Cara non muoia oggi! Sono qui perché voglio che lei sia una delle damigelle!-.
Mi rialzai grazie all'aiuto della persona che avevo voglia di vedere di meno: Miss Levopont, che mi sorrideva più del dovuto.
Le accennai una bozza di sorriso e ci inchinammo per salutarci cordialmente.-Dunque, accetta Miss Carrington?- mi chiese agitata con il suo solito accento smorfioso.
La mia mente era troppo impegnata ad elaborare sinonimi di s-t-r, senza utilizzare quella parola poco gradevole.
Notai che Elle, nonostante dovesse essere indaffarata in cucina,sbirciava dalla porta socchiusa. Le lanciai uno sguardo di aiuto, e si eclissò in cucina.Avrei dovuto acconsentire? O forse no?
Dopotutto, ero già all'inferno.
-Certo, ne sono onorata- le dissi nel modo più convincente possibile. Mentre ero ancora immobile in piedi, mi abbracciò all'improvviso. Mi stritolava tra le sue grandi braccia, mentre cercavo un modo per respirare. Finalmente si staccò.-Cara, prendi il cappotto:oggi c'é mercato e ho intenzione di scegliere vestiti dalla sarta e fiori. E io ovviamente conto su di te!- mi urlò felice come una pasqua.
Le sorrisi, malgrado il mio odio costante verso di lei. Non volevo assolutamente andare, ma era l'unica alternativa.
Elle, che aveva udito tutta la nostra conversazione, mi portò il cappotto e il cappello. Lo indossai velocemente e la ringraziai.
Miss Levopont mi afferrò per il braccio e mi trascinò nelle strade di Londra, alla ricerca di qualsiasi sfarzo per il suo matrimonio. Non solo ero turbata e imbarazzata, ma anche piuttosto preoccupata. Ci fermavamo a qualunque bancherella che alestisse fiori di qualsiasi genere e colore. Notai che prediligeva il croco e il biancospino. Ecco perché ero preoccupata. Quei fiori erano il simbolo dell'importanza della perfezione del loro matrimonio. Questa è la verità sulla verità : la verità fa male*. E io ero dannatamente invidiosa. Facevo cenno di sì a ogni parere che mi chiedeva. Ero troppo persa nei miei pensieri, assolta in un mondo più bello e pacifico per stare ad ascoltarla.
Una voce profonda, fredda, ma quasi dolce e calda mi fece immobilizzare.
La sua voce.
-Signorina Carrington, è un... Piacere rivederla-. Lo sentii balbettare per la prima volta. Non riuscivo a muovermi. Non denni cenno di vita. I suoni si attutivano piano piano, mentre a malapena udivo la sottile e isterica vocina di Miss Levopont. Uno scenario mi si presentò davanti: un uragano. Era un vero e proprio uragano d'acqua che portava distruzione in qualsiasi luogo che incontrava."NO!" pensai.
L'udito riprese a funzionare.
-Jane? Sta bene?-. Quella maledetta vicina mi fece voltare da loro.
-Sto benissimo. Buongiorno, Mr. Johnson. - lo salutai fingendo di sorridergli ed essere felice.
-Bene! Ora che anche il mio amore si è aggiunto a noi, potremo vedere tutti assieme il vestito per lo sposo-esclamò tutta contenta.La situazione stava degenerando. Ora ero decisamente in imbarazzo. Mi guardava silenzioso, in attesa di una mia reazione negativa.
-Oh, mi è venuta una grande idea! Voi andrete dalla sarta mentre io mi occuperò dei fiori e delle bellissime collane che ho visto con Miss Carrington. Sí, perfetto. Ci rincontreremo tutti qui, dopo-.Con questa affermazione, senza repliche, si voltò e se ne andò.Ero in uno stato di trance, che dovetti respingere per non sottostargli.
-Bene, la sarta è di qua, Miss Carrington-. Lo seguii, acconsentendo e restandogli a fianco a testa alta. Entrammo e il profumo di pregiati tessuti, mi sorprese. Mi goderti quel momento, per poi seguire Matthew.-Buongiorno, Mr. Johnson. Che cosa posso fare per lei? - gli chiese Miss Gylliard,la famosa sarta olandese del Paese.
-Uno smoking-.Stava per aggiungere altro, ma non lo fece.
Gylliard gli sorrise e scomparve in uno sgabuzzino dietro la stanza principale per prendere il tessuto nero.In quel momento, ero molto più che in imbarazzo. Lo osservai per un attimo. Portava le mani dietro la schiena e la sua ordinata e bellissima camicia bianca gli risalta a i muscoli scolpiti. I suoi occhi erano più verdi del solito. Era semplicemente stupendo.
Cercai di non farlo notare e mi ricomposi. All'improvviso, mi afferrò per i fianchi e mi appoggiò la schiena al suo petto. Il mio respiro accelerò è la mia sensibilità si fece sentire . Esitava a fare qualcosa e sentii il suo fiato e i suoi piccoli respiri sulle orecchie, per poi scendere sul collo, il mio punto più delicato. Cercavo di mantenere il controllo e di non contorcermi sotto il suo corpo possente. Chiusi gli occhi e cercai di assaporare quei respiri e quei leggeri tocchi, che presto finirono.
Riaprii gli occhi.
Non era lí.
Non era mai venuto con me dalla sarta. E non aveva mai raggiunto me e Miss Levopont al mercato.
Ero in piedi come un ebete da Gyliard, che stava ritornando con del tessuto per l'abito di Miss Levopont.
Mi ero immaginata tutto*Citazione di Grey's Anatomy
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Romance[IN CORSO] *È presente linguaggio volgare* 1820 Jane Carrington, la più grande delle sue sorelle deve entrare in società nella stagione d'oro di Londra. È una donna determinata e forte, grazie anche alla morte del padre. Non ne vuole sapere della...