|CAPITOLO 12-JANE

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(REVISIONATO)

Le sue labbra erano d'improvviso sulle mie. Era un bacio delicato, lieve. Non mi ritrassi, ma milioni di emozioni dentro di me si intersecavano in grandi fuochi d'artificio scoppiettanti. Sentii la sua passione e il suo evidente amore che fremevano su di me. Ero bloccata. Così cominciai a baciarlo anche io. Ma non come lui. Non con quella evidente passione.

 Quando mi cinse la vita avvicinandola pericolosamente a me, mi staccai e lo rispinsi. Mi guardò e sembrò che si fosse risvegliato da un terribile incubo. 

-Mi dispiace così tanto, Jane. Mi sono spinto oltre e non era mia intenzione...-.

Eppure l'ha fatto. E non sembrava per niente timoroso prima.

 -Stefan, ora ho bisogno di stare da sola, se non ti dispiace..- gli dissi fermandolo.                            -Jane, prenditi tutto il tempo che ti serve, mi dispiace davvero molto. Spero tu possa perdonarmi-. Con quelle parole, mi voltai e cominciai a correre. Volevo allontanarmi il più possibile da Stefan e da quel ballo orribile. Nulla andava più bene nella mia vita. Avrei voluto andare da Juliet e raccontarle tutto. 

Corsi senza destinazione, con il riflesso della luna su di me. Le stradine erano buie, pericolose in attesa che qualcuno cascasse nella trappola del diavolo. Trattenevo le lacrime, trattenevo tutto dentro di me. Passai davanti a un uomo, con lineamenti famigliari. Non m'importava nulla. Continuai a correre fino in fondo a una stradina, e all'improvviso, quattro uomini mi sbarrarono il passaggio. Mi girai e altri sei uomini mi avevano circondata. Ero paralizzata, in attesa di una plausibile spiegazione. Ed eccolo lì. Sentii un tocco determinato, forte, violento sul sedere. Mi voltai per tirare uno schiaffo al colpevole, ma un uomo alto, corvino mi sorrise maliziosamente. 

-Dove vai tutta sola, piccola ragazzina?- mi sussurrò. Un brivido gelato mi corse per la schiena. Sapevo che avrebbero fatto. Sapevo che mi avrebbero violentata. In fin dei conti me l'ero cercata: girovagare di notte da sola, non era una delle idee migliori.

Mi arresi. Caddi a terra e scoppiai in un pianto di rabbia, tristezza, ingiustizia. Non mi accorsi della ferita al ginocchio, tanto meno a quella al fianco. Il mio onore era rovinato. La mia me era persa. E lo sentii. Sentii una voce profonda irrompere nel cerchio. 

-Che cazzo di problemi avete, razza di pervertiti! Fuori dai coglioni bastardi!-.Era la sua voce. Matthew... Sentii che gli uomini si ne andarono e uno mi sputò addosso. Che schifo. 

-Stai bene ragazzina?- mi sussurrò. La mia gola si contorse, i miei singhiozzi mi impedivano di parlare. Alzai la testa e finalmente lo guardai in viso: era un fottuto angelo. Così perfetto, alto con un fisico da paura. I suoi occhi erano solo su di me. Si accorse dei miei lividi.                                     Ero troppo esausta per ringraziarlo. Troppo esausta perfino per alzarmi. Inaspettatamente, mi prese tra le sue possenti braccia e smisi di piangere per un momento. I nostri sguardi erano calamite, l'una attratta dall'altra, con evidenti controversie. Nei suoi occhi, scorsi tristezza, paura e rabbia. Mi sembrava di essere in una montagna russa: troppe emozioni mi stavano travolgendo. 

Gratitudine, odio, piacere, rabbia, tristezza, sorpresa , gioia.. 

Istintivamente, gli circondai la schiena con le mie braccia. Sussultò. Probabilmente per il mio tocco o probabilmente, per la sorpresa. Tolse i suoi occhi su di me e quel Matthew vulnerabile, meravigliato di prima, fu sostituito subito dal Matthew serio, determinato, stronzo che odiavo. Ero terribilmente stanca e mentre venivo cullata tra le sue braccia, mi sentivo al sicuro. Non potevo addormentarmi. 

"Solo cinque minuti" pensai. Mi addormentai in un batter d'occhio.

Buio.

-Signorina, sua madre le desidera parlare e mi ha mandato a svegliarla-. Era Elle. Aprii gli occhi faticosamente e la scorsi mentre invaghiva con le lenzuola e il vestiario preparato. Mi alzai e mi resi conto che ero a casa. +

"Aspetta un secondo" pensai. Stefan, il bacio, Matthew... Mio Dio! 

-Elle, quanto ho dormito?-le chiesi ansiosa.

-Dieci ore, signorina. Abbiamo ringraziato il Signor Johnson da parte sua- .Entrai in uno stato di trance. Mi aveva salvata. Mi aveva portato a casa, mentre mi cullava tra le sue braccia. Perché mai si era comportato in quel modo? Matthew, per me era ancora un mistero senza tracce o indizi sufficienti per capire chi fosse davvero. Ma non volevo arrendermi per nulla al mondo. 

Sarei andata a casa dei Johnson per incontrare Stefan, quel giorno. Sapevo che sarebbe stato imbarazzante a causa di quel maledetto bacio. Ma volevo provare a capire che cosa provavo davvero per lui. Avrei capito, finalmente, chi fosse davvero Matthew Johnson e allo stesso tempo, avrei capito che cosa provavo per Stefan. Mi preparai psicologicamente al discorso di mia madre. Il panico prese il sopravvento.

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