|CAPITOLO 1-JANE

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(REVISIONATO)
Non volevo scendere dal letto. Non volevo pensare a quello che presto sarebbe accaduto. Non avevo dormito per tutta la notte e quello sciagurato pensiero era ancora lì, fisso tra i miei incubi. Perché diavolo dovevo farlo? "Potresti scappare in Scozia, lì non ti troverebbe nessuno!".

La vocina nella mia testa continuava a rimbombare nelle orecchie e l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento, era l'affetto di mio padre. Morì quando avevo 10 anni. Lui era il mio vecchio saggio, l'ancora a cui volte ci si deve appendere. La guida di cui hai bisogno e una spalla confortevole dove piangere. Era il mio tutto. Era qualcosa di magico per me. "Jane, cara, tu sei la donna che cambierà il mondo! Sei la donna che farà capire a questa società il vero significato di umanità! Su cara, su con la vita!". A quel tempo, non capivo ancora la vera importanza dell'affetto paterno e ora più che mai , mi pento di aver sprecato momenti così belli.

Mi alzai sui gomiti per guardare ancora una volta l'abito che avrei dovuto indossare quel giorno. Era semplicemente perfetto. Era di un azzurro chiaro quasi impercettibile, con svariate sfumature di un bianco perla. Dai fianchi, partiva un lungo strascico di seta pregiata leggera, con piccoli brillantini che risaltavano alla luce del sole. Il corpetto era dotato di due piccole maniche a sbuffo corte e il corpetto di raso, arrivava sotto il seno. C'era un piccolo cinturino dorato che separava il corpetto e la gonna e rendeva il tutto così spettacolare.

Udii dei passi dal corridoio. "Oh, no. E' l'ora" pensai.
-Signorina, Signorina! Vostra madre mi ha esplicitamente ordinato di prepararvi per la vostra grande entrata in società. Dovreste alzarvi e lavarvi il viso, per non essere troppo assonnata !-.
Elle, la nostra domestica di famiglia, piombò in camera.
-Elle, che ore sono?- le chiesi.
-Signorina, è molto tardi. E' tempo che vi alziate e che vi laviate. Quando avrà finito, verrò qui per aiutarla col vestito e la preparazione per il ballo. Vostra madre è molto agitata a riguardo e mi ha raccomandato che non mangiate nulla neanche stamattina. In questo modo, le entrerà meglio il corpetto. A dopo, Signorina .

Non ebbi il tempo di replicare, che sentii la porta chiudersi alle mie spalle. Ero di nuovo sola, con la testa fissa sul soffitto e le mani appoggiate sulla pancia. I miei pensieri vagavano nella mia mente troppo velocemente e presto mi sarebbe venuto un grande mal di testa. Non mangiavo a colazione da tre giorni. "E' solo cibo. E' solo tentazione. Non è nulla" continuavo a ripetermi.

-Sai che devi farlo per noi. Per la tua famiglia che sta cadendo in miseria e devi farlo per te! Sappiamo entrambi che la tua bellezza serve a qualcosa. Già mi immagino un milione di ragazzi che ti corteggeranno e ti sposerai e avrete una bellissima famiglia!-.

Queste furono le parole di mia madre quando le confidai che non ero pronta per la vita in società. Non ero pronta a sposarmi e non ero di certo pronta ad avere una famiglia. Mia madre era la tipica donna frivola che si dedicava solo e interamente alla vita sociale e al matrimonio delle sue figlie. Mia sorella Ed (Ederie) , si era sposata da pochi mesi con un borghese talmente antipatico e vecchio, che quando mia madre ne parlò delusa con noi, non potei essere più d'accordo. Di quattro sorelle e tre fratelli, solo due di noi tutti si sono sposati: Ederie e Alexander.

Mia sorella Carrie si stava per sposare con un baronetto, ma lui la tradì all'ultimo, abbandonandola all'altare. Fu umiliato da parte di tutta la nostra famiglia e la Corte della Regina, lo bandì ufficialmente dall'Inghilterra.

Poi Odette, che ai miei occhi era ancora una bambina che giocava con le bambole, anche se l'anno dopo di me sarebbe entrata in società. Sapevo che lei non aveva nessuna intenzione di farlo. E' sempre cresciuta giocando, leggendo, dipingendo e suonando e nessuno le avrebbe impedito di studiare all'Università. Mamma insisteva per farla adattare all'ambiente da adulta, ma lei era molto più avanti di noi su tutto. Era troppo matura e l'amore non era adatto a lei. Almeno, questo è quello che diceva.

E infine, Mary Luisa. Era ancora piccola, ma sufficientemente grande per comprendere alcune particolarità della società. Lei non vedeva l'ora di diventare la dama di un uomo ricco e formare una grande famiglia. Ma insomma: questo era il sogno più grande di una tredicenne? A tredici anni , giocavo con la casetta delle bambole, dipingevo e desideravo più di ogni altra cosa viaggiare per il mondo.

Ed era ancora il mio grande sogno.

Mark, mio fratello più grande che ereditò la nostra dimora, era un grande pittore e scultore. Non pensava al matrimonio e non faceva nemmeno caso alle lamentele e alle riprese di mia madre.

Connor era il più piccolo dei nostri fratelli ed era il più dolce ragazzo che si potesse mai conoscere. Ecco, lui era l'esatto contrario di Mark.

Mi resi conto che probabilmente erano passati più di quindici minuti. Decisi amaramente di alzarmi. Mi guardai allo specchio sopra il mio comò e presi uno spavento: ero inguardabile. Corsi in bagno e mi sciacquai il viso con l'acqua gelida: il brivido accese l'adrenalina , che mi diede una carica incontrollabile. Indossai una sottoveste e due minuti più tardi, la mia stanza era diventata una fiera di via vai di persone: le cameriere entravano e uscivano per stare agli ordini di mia madre, lei continuava a farmi i complimenti e Elle portava i corpetti più adatti per l'abito. Ero un caleidoscopio di emozioni vivente.

-Elle, cara, inizia pure con il corpetto bianco. Tesoro- mia madre mi guardò con aria fiera e sognante.

-Adesso ti farà un po' male, ma ti ci abituerai. La stagione è appena iniziata e tu parteciperai a tantissimi balli, per cui avrai modo di ambientarti in tutto questo. Sei cresciuta per questo motivo. Oh, piccola mia!-. Mi soffocò in una grande abbraccio che ricambiai in controvoglia.

-Forza, Elle. Non risparmiarti strette. Deve essere perfetta". Mia madre sembrava molto più agitata di me. La squadrai da capo a piedi. Ero nel mio inferno personale.

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