|CAPITOLO 26-MATTHEW

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Paradiso. Per la Chiesa Cattolica era il premio che il destino a cui l'umanità sarebbe dovuta aspirare. Ma se il paradiso fosse stata lei?
Ero fermamente convinto che Jane Carrington fosse la donna più forte che avessi mai incontrato.
Il piacere che le provocavo, e che mi provocava...Ero in una perfetta bolla con la donna che amavo più della mia stessa vita.

Le sfiorai delicatamente il braccio con la punta delle dita, risalendo poi per il collo e continuando giù per la pancia. La sua bellissima pelle reagiva prontamente al mio leggero tocco. Piccoli e piacevoli respiri fuoriuscivano dalle sue labbra, incapace di trattenere la reazione del suo corpo. Le dita scivolarono nel suo centro pulsante: i suoi respiri si fecero sempre più affannosi e più frequenti. Le piaceva. Toccai con la punta della lingua il clitoride. Si contorceva sotto di me, mentre io godevo nel vedere così spontanea e diversa.

-Basta. Tutto questo è sbagliato. Smettila, ti prego-mi pregò Jane in preda a un potente orgasmo.

-Non sembra che ti dispiaccia- lasciai una scia di leggeri e delicati baci sull'addome.

-No dico sul serio- si alzò dal letto, fuori di senno. La sentivo sussurrare parole incomprensibili, mentre frugava sulla poltrona alla ricerca dei suoi abiti.

-Jane, calmati-le dissi tranquillamente, anche se non sembrava che mi ascoltasse. 

Mi alzai e le andai incontro con nonchalance, mentre si rimetteva il reggipetto parecchio imbarazzata. Si sentiva sicuramente fuori luogo, per questo la volevo coccolare tra le mie braccia.

-Jane, va tutto bene. Nessuno verrà a saperlo. Calmati- la rassicurai dolcemente, cingendole la vita. 

Si voltò di scatto e mi sferrò uno schiaffo sulla guancia destra. Mi lanciò un'occhiata fuori controllo e parecchio infastidita. Fece un bel respiro e si scusò con la sua solita vocina angelica. 

La guardai attentamente, cercando di comprendere come eravamo finiti in quella situazione. O forse cercando di scorgere i suoi più bei lineamenti. I suoi bellissimi capelli erano raccolti in uno chignon e i suoi occhi risplendevano alla luce del sole. Sorridevo, ma abbassavo la testa per non mostrarlo. 

-Mr. Johnson, io penso che ci siamo spinti oltre il limite. La prego di accompagnarmi a casa senza storie- mi rivolse testuali parole con una tale determinatezza, che mi fece subito irrigidire.

-Ora non mi dai del tu? Da quando?- le chiese scherzosamente, cercando di sciogliere un po' la tensione che si era formata tra noi.

-Mr. Johnson , allora non ha compreso. Tra noi non c'è mai stato nulla. Ora lei mi porterà a casa e dopo tornerà dalla sua futura moglie come se non fosse successo nulla. Tutto chiaro?-.

Quel suo tono autoritario mi faceva imbestialire. Come se non fosse accaduto nulla tra noi...

-E' così che la pensa, Miss Carrington?-le chiesi più freddo di prima. Non volevo permetterle ancora una volta di vedere il mio lato vulnerabile, attraverso il quale accedeva al mio vero me stesso, supposi.

-E' esattamente così. Pertanto, ho deciso di non rivederla più così spesso e che forse dovremmo incontrarci solo in rare occasioni, come balli, feste o occasioni molto regali. Per cui lei e io non racconteremo a nessuno di questo spiacevole inconveniente  e tutto andrà bene.-.

Qualcosa mi si ruppe. Forse un osso. No. Era una parte di me che lei aveva frantumato. Non ha fatto altro che deludermi. O forse ero solo io che ero diventato molto più sciolto a causa della sua gradevole presenza. Sarebbe tutto finito. Probabilmente avrei dovuto trasferirmi altrove per lasciarla vivere. Forse sarebbe stata la soluzione più ovvia, se non che presto mi sarei dovuto sposare con una donna che nemmeno amavo. Forse avrei dovuto semplicemente continuare la mia inutile e infelice vita e imparare a sopportare quella donna piena di sé e spregiudicata fino al midollo.

Non appena finì di rivestirsi, mi informò che mi avrebbe aspettato al piano inferiore per prendere la carrozza e riportarla a casa. Fece un'inchino e se ne andò.

Rimasi nudo in mezzo alla stanza. Irato. Solo. Come ero sempre stato nell'arco della mia esistenza. Mi rivestii di fretta e furia per raggiungere Jane. Ordinai con tono autoritario al cocchiere di riportarci a casa. Durante il viaggio non volò nemmeno una mosca. 

Quel silenzio non sarebbe mai più stato spezzato. 

Lo scalpitio dei cavalli e le gocce che cadevano al di sopra della carrozza mi distraevano da lei. Due anime e corpi separati. 

Lei separata da un mostro come me. E così sarebbe stato. Non riusciva a volgermi uno sguardo. 

Il suo sorriso dolce e speciale vagava nei miei ricordi per poi dissolversi all'improvviso.

Tutti i suoi speciali e magnifici ricordi li cancellai volontariamente dalla mente. 

Riassunsi quell'espressione seria e dura che non esprimevo da molto tempo. Da quando la incontrai.

 Una membrana di ghiaccio aveva avvolto il mio cuore e mai al mondo sarebbe più stata sciolta.

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