(REVISIONATO)
Ero così fottutamente confuso. Ero proprio stato uno stupido.
-Spero tu possa perdonarmi- le dissi. Come se lo avesse fatto. Jane era una ragazza così solare e una meraviglia della natura divina. La guardai amareggiato correre via da me, correre via da quel luogo privo di senso, e senza nessuna possibilità di realtà. Volevo gridarle di tornare indietro, che le avrei spiegato tutto. Io l'amavo. Ogni singolo giorno, non riuscivo a capacitarmi che lei fosse con me. Che lei era attratta da me. Ma quel bacio... Lei non provava quello che io provavo per lei. Era...diverso. Mi faceva male sapere che i suoi sentimenti erano deboli.
Rientrai in villa e tutto era rimasto come lo avevamo lasciato: donzelle che confabulavano con bei fanciulli, danze, pettegolezzi.. Tutto sembrava immerso in una strana realtà parallela. Andai incontro al mio padrino. Sì beh, non era proprio un padre, ma cercava di fare il meglio per me e mio fratello . Lui ha sofferto molto per la morte di mamma. Vedevo in lui emozioni di tristezza e angoscia, anche se non le mostrava. Era così testardo, bastardo e stronzo con Jane e non ne capivo il motivo.
-Padre, dov'è Matthew?- gli chiesi. Mi guardò, con la sua solita espressione seria e con voce graffiante mi rispose:
-Se n'è andato. Quel bastardo..-.
-In effetti, anche io padre sono stanco. Rientriamo in casa?- gli proposi. Ero troppo stanco e triste per rimanere in quel luogo di festa e felicità .
-D'accordo-. Strano avesse acconsentito. Ci avviammo verso la nostra carrozza.
-Stefan, so di non essere tuo padre, ma dimmi: Matthew che ne pensa di me?-. Mi prese in contropiede. Non potevo dirgli che secondo Matthew, lui era uno stronzo senza cuore che si era sposato nostra madre solo per la sua protezione del cazzo. No. Non potevo dirglielo.
-Non so. È molto indifferente a riguardo- .Una risposta vaga, era perfetta in quell'ambito. Odiavo mentire. Ma in quella situazione, era la cosa giusta da fare. Durante il viaggio, io e lui non proferimmo parola. Meglio così. Ero convinto che presto tutto quel periodo di merda sarebbe passato. Avrei solo voluto rivederla. Sapevo non si sarebbe più fatta viva. L'avevo offesa e non solo, le avevo tolto l'onore che la rendeva una vera donna da seguire. Ero a pezzi. Osservavo le piccole stradine buie passare di fianco a noi e notai che Londra, di sera, nascondeva quella strana inquietudine insolita.
Ero molto stanco. Socchiusi le palpebre per cinque minuti. Non proprio, perché il mio patrigno mi svegliò appena arrivati. Scesi dalla carrozza, svogliato. Mi congedai per la notte e andai nella mia stanza. Notai che quella di Matthew, che era di fronte alla mia, era vuota. Non era ancora tornato. Chissà dov'era. Non avrei dovuto preoccuparmi ancora per lui, ma era così. Ero preoccupato per lui ,in quel momento . E forse, in fin dei conti, è stato meglio. Mi coricai a letto e mi addormentai nelle mani di Orfeo.
-Signore, la Signorina Carrington l'attende al piano di sotto. Le devo dire di passare più tardi?- . Era Colman , il mio maggiordomo. Lei era a casa mia, in quel momento. Incredulo, uscii dalla mia stanza e mi fiondai al piano di sotto. Era in piedi, che mi attendeva. In mano portava un cesto con della frutta e del vino. I suoi capelli biondi erano raccolti in un accurato chignon, decorato con dei piccoli fiorellini blu. Le sue gote arrossate erano mozzafiato. Lei era mozzafiato.
-Andiamo a fare un pic- nic?- mi chiese. Era sorridente e serena. Stentavo a credere che si comportasse come se non fosse accaduto nulla. Sorrisi a mia volta e acconsentii.
-Porta tuo fratello. Ci divertiremo-. Mi spiazzò. Perché doveva venire pure Matthew?

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Romance[IN CORSO] *È presente linguaggio volgare* 1820 Jane Carrington, la più grande delle sue sorelle deve entrare in società nella stagione d'oro di Londra. È una donna determinata e forte, grazie anche alla morte del padre. Non ne vuole sapere della...