Perché? Una parola che utilizziamo molto spesso, anche per cose talmente banali.
Quella parola continuava a fluire tra i miei pensieri, ormai diventati gli stessi e tutti riguardanti lei.Ero a pezzi.
E questa cosa mi stava distruggendo. Non fu facile, per me, ammettere a me stesso, di essere vulnerabile e inerme davanti a lei. Ero in conflitto con la mia metà. Quel farabutto , senza cuore, privo di emozioni, colui che non aveva conseguenze su quello che faceva. Quello che di certo, non si faceva condizionare da una dama come lei.
Mentre l'altra parte, lottava incessabilmente di uscire da quel minuto angolo del mio cuore, dove lo avevo trascurato e messo in ombra per non farlo tramutare in qualcosa di più serio, più sentimentale. Questa parte mi stava frantumando. E io non potevo permetterlo. Non potevo...Ma forse speravo almeno un po' che vincesse. Accidenti, ma che stavo dicendo.
"Sei in lotta".Mi alzai da quello scomodo sofà e, cercando di non svegliare Barton, che dormiva profondamente. Non mi reggevo del tutto in piedi ed ero già in stato confusionario di mio, figuriamoci dopo la bevuta della sera prima. Presi la mia giacca e nel modo più silenzioso possibile, uscii da quello scevro edificio, e mi lasciai alle spalle anche la confessione dei miei segreti a Barton.
Ero disorientato e non solo per via di dove mi trovavo, ma anche internamente.Io l'amavo.
E l'aveva respinta, l'avevo allontanata da me. Diamine, se ero cocciuto e così testardo. Mi incamminai nella via di casa, ammirando la bellezza del paesaggio all'alba. Le stelle, ormai opache, contrastavano con il cielo, il quale era un miscuglio di sfumature rosee e ocra. Le stradine erano deserte, fiancheggiate da cespugli e fiori di qualunque tipo, come ginestre e calle. Le case erano le tipiche villette di campagna, l'una attaccata all'altra, perfettamente simmetriche e uguali.
Si udivano i primi segni della vita quotidiana di ogni persona,di qualunque ceto fossero.Tutto sembrava per un attimo armonioso, sino a quando non notai in lontana la carrozza di Miss Levopont." O futura moglie, purtroppo" ripensai.
Scese e mi raggiunse in un batter d'occhio,nonostante cercai di evitarla con lo sguardo.-Mr. Johnson ma dove eravate finito? Vi ho cercato per tutta Londra! Ho chiesto anche a dei suoi conoscenti se vi avessero visto,ma nessuno di essi lo sapeva-. Prese ad urlare come una pazza senza controllo.
-Buongiorno anche a lei, Miss Levopont-sussurrai tra me e me, ma le parole mi uscirono dalla bocca ad alta voce.
-Dobbiamo rientrare a Londra. Andiamo-.
Mi prese a braccetto e salimmo in carrozza.
Ed era lì. Era proprio seduta dinanzi a me. Sembrava che stessi sognando, ma era proprio lì.-Oh, certo mi sono scordata di dirti che Miss Carrington mi ha aiutato per i preparativi-aggiunse frenetica Miss Levopont, mentre cercava di trovare una posizione comoda per rilassarsi.
Ero ancora troppo sorpreso per proferire parola. Jane era di una bellezza unica, anche in quelle circostanze.
"È bella in qualunque caso"pensai ancora scosso.
Cercai di riprendermi e rimanere impassibile e mi sedetti, distogliendo lo sguardo dalle sue labbra.La mia futura moglie cominciò a parlare a vanvera, senza mai fermarsi. Non ascoltavo una parola di quello che diceva, anche perché secondo lei, il matrimonio doveva avere luogo al più presto.
Jane aveva lo sguardo puntato in basso, sulle sue scarpe modeste ma allo stesso tempo bellissime. E io, nonostante cercassi di respingerla, non smettevo di guardarla. Lo aveva sicuramente notato, dato che le sue goti erano diventate improvvisamente di un rosso acceso."Quindi, le faccio quest'effetto" pensai,ma ricacciai subito al largo quel pensiero troppo sbagliato anche per me.
I suoi capelli mossi le ricadevano dolcemente lungo la schiena e i suoi occhi esprimevano un contrasto tra dolore e serenità. Mi limitai a guardarla per qualche minuto, per poi far ricadere lo sguardo sulla leggera nebbiolina del mattino, che ricopriva completamente i colli.
Il tempo passò in men che non si dica e ci ritrovammo di fronte la graziosa dimora di Miss Carrington. Le sorrisi,malgrado non ebbi avuto l'intenzione.
-Scendo qui. Vi ringrazio, Miss Levopont. Buona giornata ad entrambi-.
A Jane le sfuggì un'occhiata verso di me, prima di alzarsi.D'istinto mi alzai con lei e le posi la mano per farla scendere.
Le nostre dita si sfiorarono.
Mi guardò, sorpresa di quell'accaduto che sembrava così banale da far ridere. Sperai che prima che entrasse si girasse per regalarmi un'ultimo sguardo. Ma non lo fece.
Perché avevo dannatamente accettato quel matrimonio che non volevo!?
Perché non le dissi quel che provavo realmente?
Perché, perché, perché....
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Roman d'amour[IN CORSO] *È presente linguaggio volgare* 1820 Jane Carrington, la più grande delle sue sorelle deve entrare in società nella stagione d'oro di Londra. È una donna determinata e forte, grazie anche alla morte del padre. Non ne vuole sapere della...