Mi svegliai di soprassalto.
Con la fronte imperlata di sudore, presi a guardarmi ansiosamente intorno, respirando affannosamente. Tutto era silenzioso e l'unica cosa che rompeva il silenzio glaciale era il ticchettio della pioggia che batteva contro il vetro rotto della stanza dove mi trovavo. Accovacciato ai piedi di quello che poteva definirsi un letto, strinsi gli occhi per riprendermi e mi passai una mano tra i capelli umidi.
Il cielo era grigio e la pioggia così fitta che sembrava si fosse alzato uno spesso strato di nebbia che aveva divorato ogni cosa. I fulmini che spezzavano a tratti la monotonia del cielo illuminavano le lunghe e spesse crepe che percorrevano i muri della camera e scomparivano tra la carta da parati strappata e ammuffita. In un angolo della stanza il muro era umido e freddo, segno che doveva esserci un buco nel soffitto che faceva penetrare l'acqua piovana.Sospirai cercando di alzarmi, ma il braccio sinistro mi procurava fitte dolorosissime anche nel compiere il più piccolo movimento. Strinsi i denti rimanendo fermo e guardando verso l'alto.
Era passato qualche giorno, forse una settimana, da quando c'era stato lo scontro con Chisaki e la mia testa sembrava potesse scoppiare. Dopo l'incontro con Uraraka, o meglio dopo che lei mi aveva salvato dai prohero, ero fuggito lontano, insieme ad Eri, con l'obbiettivo di lasciare la città il prima possibile. Non sapevo se gli eroi o la polizia fossero sulle mie tracce, non avevo modo di crederlo, ma qualcosa mi diceva che più mi allontanavo meglio sarebbe stato. Così adesso mi trovavo in un vecchio edificio abbandonato situato poco fuori città, aspettando che la pioggia cessasse per riprendere il mio percorso da fuggitivo. Nelle mie condizioni e con una bambina al mio fianco non potevo fare molto, anche se la cosa che più mi frenava era la paura della lega dei villain. Avevo abbandonato Toga e Twice nel bel mezzo della nostra missione ed ero scappato con Eri. Non sapevo dove fossero o cosa avessero riferito a Shigaraki, ma il solo pensiero mi faceva rabbrividire dalla paura.Sentii il leggero respiro di Eri distesa sul letto che dormiva, coperta dalla mia sporca e malconcia felpa, ma se non altro almeno lei era riuscita ad assopirsi. Io non chiudevo occhio da tre giorni. Tra le preoccupazioni su cosa sarebbe successo e il dolore che il braccio rotto (perché ero sicuro si fosse rotto per l'ennesima volta, non riuscivo più a muoverlo) mi infondeva, anche solo l'idea di riposarmi spariva dalla mia testa continuamente. Avevo occhiaie tremende che solcavano il mio viso e sentivo le forze prosciugarsi giorno dopo giorno. Non sapevo cosa avrei fatto ora che ero riuscito nel mio intento di salvare Eri, dove sarei andato, cosa ne sarebbe stato di noi. Avevo pensato di lasciare il paese, ma non ci sarei riuscito, non senza documenti o soldi e di certo alla dogana non avrebbero fatto passare un minorenne dalla faccia ben poco rassicurante che si portava appresso una bambina muta. Avrebbero scoperto che io ero in villain e che Eri non era di certo mio sorella, o mia figlia, o mia cugina, o qualsiasi altra scusa mi sarei potuto inventare.
Era una situazione complicata e non sapevo più che cosa fare. Ero disperato. Avevo anche pensato di tornare da mia madre e nascondermi lì con Eri, ma era stata solo una frettolosa, stupida idea che non avrebbe mai preso piede.Sospirai cercando di regolare il respiro e guardai fuori dalla finestra, dove gelide folate di vento penetravano dai buchi sul vetro. Avevo freddo, molto freddo, ma non c'era niente che potessi usare per riscaldarmi. Avevo provato ad accendere un piccolo fuoco nella sala di fronte alla stanza dove mi trovavo, ma la legna fuori era troppo bagnata e poi non sarei riuscito a fare nulla con il braccio fuori uso. La pelle nuda era esposta insieme a quelle che sembravano profonde ferite, il sangue si era incrostato fino alle dita e l'unica cosa che ero riuscito a fare era stato fermare l'emorragia con un lembo strappato della mia felpa, o almeno di ciò che ne rimaneva.
Per la prima volta dopo tempo, avevo paura. Mi sentivo vuoto, perso, e le mille domande che balenavano nella mia testa non agevolavano il mio stato d'animo.
Cos'era accaduto con Chisaki? Come avevo fatto a colpirlo con così tanta forza? Che cosa mi era successo?
In preda alla disperazione cercavo nei miei sogni, quando ancora riuscivo a dormire, la voce della donna dai capelli corvini che mi era corsa incontro in un paio di occasioni e che mi aveva sempre aiutato.
Magari mi dirà cosa fare pensavo forse lei sa cosa mi è successo...
Ma come poteva una donna immaginaria rispondere alle mie domande?
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~How can you love me?~
RomanceDal testo: "> > > > > > Tolsi delicatamente il braccio che Uraraka stava fasciando e feci per alzarmi, ma lei mi bloccò. Prese la mia mano con la sua e la vidi guardare per terra come spesso faceva quando era turbata, cercando di trattenere le lacri...