~18) I'm watching you~

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Era impressionante come il suo sguardo riuscisse a mettermi a disagio, come i suoi occhi penetrassero nei miei con così tanta insistenza, come a dire "io so tutto".
Rimasi a fissarlo, aspettando una sua mossa, cercando di pensare il più in fretta possibile a cosa fare, se andarmene via o rimanere lì, seduto su quel ramo.
Mi chiesi cosa gli stesse passando per la testa, e in quel momento mi resi conto che le mie preoccupazioni erano fondate: lui sapeva.
A chi l'avesse detto, in quanti oltre a lui sapevano e cosa voleva fare passarono in secondo piano. Ora c'era solo un confronto tra me e lui, dovevo assicurarmi che non succedessero cose che avrebbero sovraccaricato ulteriormente i problemi che già avevo.

Dovevo accertarmi se lasciarlo in vita fosse la cosa giusta.

Rimanemmo lì così, a guardarci a vicenda, studiarci, valutare la situazione, lui con il piumone ancora stretto fra le braccia e io con la mia maschera in mano, inutile in quel momento. Fu quando tutte le luci della casa si furono spente, quelle del corridoio comprese, che il Todoroki decise che era arrivato il momento di fare la prima mossa. Mi misi in allerta quando lasciò cadere a terra la coperta imbottita, non capendo quali fossero le sue intenzioni, e lo seguii con lo sguardo mentre usciva dalla stanza con velocità.
Ora le opzioni erano due: o stava andando ad informare il padre della mia presenza, o stava venendo da me. Scartai subito la prima, era troppo orgoglioso per chiedere appello a quel pallone gonfiato del padre, quindi scesi con cautela dal ramo su cui ero appollaiato e mi sedetti per terra, aspettando che il ragazzo venisse da me.
Sospirai, volevo tornare al covo e dormire, avevo bisogno di riposare anche solo per poco, e non di rimanere lì a chiacchierare con il figlio dell'eroe numero uno in tutto il Giappone. Non avevo voglia di fare ciò che stavo per fare, ma era inevitabile. D'altra parte era colpa mia, ero io quello che non si era rimesso la maschera dopo aver aiutato Uraraka e anche se tutti gli altri una maschera non l'avevano, io ero l'unico che ne aveva bisogno per mascherare la propria identità.

Caro mio, il danno l'hai fatto tu e ora tu sistemi almeno questo...

Sbuffai stringendo appena gli occhi a causa del braccio che pulsava sotto le bende bianche, chiedendo di uscire, di prendere un po' d'aria. Non sapevo quanto tempo mi ci sarebbe voluto prima di potermi definire guarito, ma senza cure mediche e in continuo movimento, ero sicuro che mi ci sarebbero volute molte settimane, forse qualche mese. Senza contare che a quanto pare dovevo prendere parte anche alla missione di Chisaki e non ero sicuro che sarei riuscito ad uscirne illeso da lì. Speravo almeno di non dovermi amputare qualche arto, sennò sarei stato fottuto.

Alzai di scatto la testa non appena sentii qualcuno avvicinarsi. Il buio ormai regnava sovrano e solo qualche lanterna ancora accesa per le strade mi permise di identificare la sagoma del Todoroki, ora in piedi qualche metro più lontano da me. Mi alzai anche io, appoggiando la schiena alla corteggia dell'albero dietro di me fissandolo, aspettando dicesse qualcosa, perché ero sicuro volesse dirmi qualcosa.

<<Perchè sei qui?>> iniziò infatti, pugni stretti lungo i fianchi e sensi bene in allerta, pronto a qualsiasi mia mossa improvvisa.

<<Dovresti saperlo>> gli risposi prontamente, non avevo voglia di sprecare troppo tempo con lui, stavo crollando e volevo solo finirla presto.

Il bicolore strinse gli occhi in una fessura, guardandomi rude, mentre io mi strinsi nella mia felpa, un'improvvisa brezza fredda mi aveva fatto venire la pelle d'oca.

<<Il tuo prossimo obbiettivo è lei, non è così?>>

Sgranai appena gli occhi sorpreso da quelle parole. Non avevo idea di che cosa stesse parlando, e nemmeno sapevo a chi si stesse riferendo.

<<Come scusa?>> gli chiesi cercando di nascondere il più possibile la mia confusione, mettendo la mano sana nella grande tasca della mia felpa.

~How can you love me?~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora