Pensavo di essere destinato a vivere risucchiato dal nero più totale.
L'oscurità era la mia più grande amica, colei che mi faceva compagnia giorno dopo giorno, che mi faceva provare emozioni contrastanti e per niente piacevoli.
Avevo perso tutti i colori con cui ero nato e più il tempo passava, più vedevo solo il nero risucchiare qualsiasi cosa.Nulla aveva più importanza.
Non c'era niente che potesse riportare alla luce i colori, che staccasse dal buio incessante che risiedeva dentro di me impedendomi ad andare avanti.
Era un circolo vizioso che si ripeteva ancora e ancora, senza mai fermarsi e io non sapevo come uscirne.
Penso che alla fine mi fossi rassegnato a dovervi vagare per sempre.Ma poi arrivò lei.
Un qualcosa di travolgente, che cambiò all'improvviso il mondo che mi ero creato.
Era stata come una ventata di ossigeno, brezza fresca tra i capelli, fiochi raggi di sole che accarezzano la pelle filtrando dalla finestra. Era piombata nella mia vita all'improvviso e, anche se non doveva trovarsi lì, io le avevo aperto la porta del mio cuore, lasciandole riparare tutti i frammenti che lo componevano.
La prima volta che l'avevo vista, avevo sentito qualcosa dentro diverso dall'arida terra che si stagliava nel mio animo. Lei aveva fatto sbocciare centinaia e centinaia di fiori, di colori e profumi diversi ma armoniosi, facendomi impazzire.Non sapevo più che fare, cosa pensare, io stesso mi sentivo diverso ed era bastato solo incrociare i suoi occhi, splendide lande dorate che riflettevano la luce del mondo, per perdermi nel suo assoluto. Ed era così strano, così lontano da me che continuavo a chiedermi chi ero diventato, se ero lo stesso di prima, se tutte quelle emozioni risiedevano da sempre in me.
Lei era il mio tesoro, ciò che mi era stato tolto, e avrei fatto di tutto per proteggerla da chi minacciava di farle del male.E alla fine mi sono reso conto che io ero il male.
Io ero ciò da cui lei doveva stare alla larga, per evitare di venire inghiottita del marcio che risiede dentro di me.
Io ero la minaccia che rischiava di risucchiarle tutti i colori che sprigionava, che l'avrebbe fatta vivere nel grigio più fitto e triste.
Avevo rovinato tutti quanti, era questione di tempo prima che fosse toccata la stessa sorte anche a lei.
E non potevo permetterlo.
Per questo mi ero allontanato, per questo volevo che mi dimenticasse e nel profondo speravo di dimenticarla anche io, ma era impossibile. Ovunque andassi, lei era lì, pronta a rinfacciarmi che era ciò di cui avevo bisogno se volevo vivere.Mai mi sarei meritato qualcuno come lei e mai avrei pensato di poter anche solo sfiorare la sua pelle, lasciarmi andare alla sua presenza rassicurante, liberarmi di ogni peso che portavo solo guardandola.
Mi dispiace averle fatto così male
Era l'ultima cosa che volevo...
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Mi alzai in piedi a fatica, stringendo a me Eri senza lasciarla andare.
La luce improvvisa mi aveva accecato e ci misi un attimo prima di capire cosa si apriva davanti ai miei occhi.
Tutti gli hero che erano stati coinvolti in quella missione si trovavano lì, fronteggiando spavaldamente una possente creatura divorata da fasce di muscoli che riempivano l'aria di un tanfo disgustoso.E a controllarli c'era proprio Chisaki.
Non so con quale magia oscura fosse riuscito a diventare un mostro del genere, sapevo che il suo reale quirk era totalmente diverso, ma qualsiasi cosa gli fosse successa, mi faceva accapponare la pelle vederlo così possente sovrastare ogni cosa. Che fosse l'unicità di uno dei suoi scagnozzi che l'aveva reso così? O forse era tutta farina del suo sacco, un quirk di cui nessuno sapeva dell'esistenza? O forse era una sorta di potenziamento dovuto ai sieri che aveva creato...forse aveva usato una di quelle sostanze per incrementare la potenza di una persona di cui ci aveva parlato Shigaraki per poter fronteggiare quell'attacco che sapeva bene non sarebbe finito con esito positivo per lui.
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~How can you love me?~
RomanceDal testo: "> > > > > > Tolsi delicatamente il braccio che Uraraka stava fasciando e feci per alzarmi, ma lei mi bloccò. Prese la mia mano con la sua e la vidi guardare per terra come spesso faceva quando era turbata, cercando di trattenere le lacri...