~9) I can feel you smile~

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<<Cosa intendi dire?>> cominciai sudando freddo, Toga non si era mai spinta a chiedermi tanto. Fissavo la sua figura che, man mano, mutava, tornando alla sua forma originale.

<<Tu VOLEVI salvarla...>>

Marcava bene le parole, veleno per le mie orecchie. Sapevo cosa avrebbe cercato di fare e non volevo ascoltarla, non volevo sentirmelo dire da lei.

<<Perché sei dalla parte degli hero, non è così?>>

Mi tappai le orecchie e strinsi gli occhi, sapevo che sarebbe arrivata fino a quel punto che tanto odiavo. Io dalla parte degli hero...Questo dimostrava che lei non sapeva nulla su di me. Che aveva passato del tempo con uno sconosciuto, che aveva fatto finta di sopportarmi.

<<SMETTILA!>> urlai in preda al panico.
Erano tutte bugie, la colpa era sua, paranoica e rompiscatole.

<<Forse stai complottando contro di noi>>

<<NO, NON È COSÌ!>>

La guardai esasperato, come a pregarla di credere alle mie parole. Se fossi stato più forte d'animo l'avrei guardata negli occhi e le avrei detto chiaro e tondo di non provare mai più ad insinuare cose del genere. Ma non avevo ancora maturato un tale carattere e tendevo ad essere io quello a venir dominato dagli altri, senza impormi su nessuno e cercando con scuse inutili di giustificare i miei comportamenti.
Inoltre quel pensiero, quelle insinuazioni, erano sempre presenti nella mia testa e rifiorivano a galla quando meno me lo aspettavo.
Era da quando avevo aiutato Uraraka che continuavo a chiedermi se effettivamente potevo definirmi un villain, se davvero odiassi tutti gli eroi, se meritassi di stare nella lega. Ma poi ripensavo ai miei comportamenti, a mia madre, alla mia fissazione per i quirk, a tutte quelle piccole azioni quotidiane che a me parevano normali ma che sotto gli occhi della legge non lo erano.

<<Sono un villain...>> mormorai a denti stretti, cacciando via le lacrime che minacciavano di uscire dai miei occhi <<E tu lo sai>> aggiunsi guardandola con quanta determinazione risiedesse in me.

<<Non ne sarei tanto sicura>> sputò acida lei, sorreggendo il mio sguardo, riprendendo il suo aspetto.

<<Questo non è un problema mio>>

Le buttai un'ultima occhiataccia e mi voltai, cercando di mantenere il più possibile quel velo cupo che mi si era posato sul viso. Non avevo la minima intenzione di discutere con lei di quell'argomento, tanto meno in quel momento. Anzi, non lo avrei proprio fatto. Ero stufo dell'angoscia che quella ragazza mi metteva, del mio dover nascondere ogni mia mossa, della paura di fare qualcosa di sbagliato.
Ero un dannato villain, facevo parte della lega di Tomura, avevo trovato il successore di All Might, non avrei permesso a Toga di rovinare tutto quello che mi ero costruito.

<<Non sei tu che decidi cosa sono gli altri>>

Quasi mi stupii di me stesso nel sentire quelle parole, la calma inquietante che avevo appena usato, l'audacia che non avevo mai trovato prima di allora.
Non riuscii a guardarla, ma potevo sentire tutta la sua rabbia ribollirle nel sangue e il suo sguardo che riusciva quasi a perforarmi la pelle.
Se ne avesse avuto l'opportunità, avrebbe di sicuro preso la prima cosa che le fosse capitata per le mani e mi avrebbe scuoiato vivo, ma sentimmo delle voci provenire dal fondo del corridoio e decidemmo di rimandare quella discussione a un altro momento.

Mi diressi da tutt'altra parte, volevo stare il meno vicino possibile a Toga e starle addosso mentre concludeva la nostra missione non mi sembrava proprio il caso.
La parte di Camie era già stata completata, ora bisognava trovare sangue di altre persone e poi saremmo potuti tornare a casa.
Presi così a camminare per la struttura, cercando di incontrare meno gente possibile e a non dare molto nell'occhio.
Il posto era principalmente isolato, tutti gli aspiranti hero e suddetti professori erano nella parte opposta dell'edificio a svolgere la successiva prova d'esame, quindi non mi preoccupai più di tanto di loro.
Avevo la testa piena di pensieri, dai più stupidi ai più consistenti, e speravo solo che quella sensazione di pesantezza finisse presto.

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