~20) Don't give up~

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Correre per quei corridoi era diventato quasi impossibile.
Le pareti grigiastre sembravano poter crollare da un momento all'altro, il pavimento non permetteva molti movimenti e speravo con tutto il cuore che non succedesse qualcosa anche alle luci appese al soffitto, che non si fulminassero all'improvviso.
In lontananza riuscivo a sentire vagamente le voci dei prohero che avevamo incontrato poco prima Toga, Twice ed io, e le sfruttai a mio vantaggio per capire da che parte andare. Dovetti tornare indietro più di una volta, trovando solo davanti a me vicoli ciechi nonostante avessi una sorta di mappa di quel labirinto tra le mani, e la cosa era alquanto snervante.

Il tempo era prezioso.

Mentre correvo per riuscire a raggiungere Mirio Togata, continuavo a chiedermi dove fosse finita Toga e se Twice avesse già incontrato gli hero che erano rimasti in superficie, ancora dentro la casa di Chisaki. Il braccio rotto aveva improvvisamente iniziato a pulsare in un modo allucinante premendo contro le bende che lo avvolgevano e dovetti stringere più di una volta i denti a causa del dolore.
Ma non mi fermai, neanche una volta, continuai a muovere le gambe affondando i piedi nelle oramai soffici piastrelle del pavimento col respiro che sembrava morirmi in gola.
Svoltai a sinistra, poi a destra, e di nuovo a sinistra, sentendo sempre più nitide voci che prima sembravano lontane. Eraser head, Nighteye, la polizia, un insieme di grida confuse che cercavano come me una via d'uscita, sperando che Chisaki fosse ancora lì, che non fosse già andato lontano.
Non ero sicuro che seguire gli hero fosse la cosa giusta a quel punto, non era scontato che seguire loro mi avrebbe portato da Chisaki automaticamente.
E se quel capo mafioso fosse stato da tutt'altra parte?
E se fosse già sparito?
Scacciai il mio solito pessimismo scuotendo appena la testa, autoconvincendomi che mancava poco prima di incontrare il capo degli otto procetti di morte.

Allungai il passo ritrovandomi in una corsa forzata, i riccioli verdi che si muovevano ad ogni passo che compivo e i piedi gonfi, stanchi, ma che avrebbero continuato a muoversi sotto mio comando. Non avevo intenzione di mollare. Iniziai ad ansimare, piccole gocce di sudore si formarono sulla mia fronte, scivolando ed infrangendosi sul viso, per poi cadere a terra.
Le voci degli hero e della polizia sembravano così vicine che pensavo di riuscire a raggiungerle allungando una mano.
Chisaki era tremendamente vicino, me lo sentivo.

Manca poco, mi ripetevo, pochi passi, solo pochi passi...

Ma tutto cambiò in un istante.

Il pavimento sotto i miei piedi cedette, i muri smisero di muoversi, le gambe toccarono il vuoto, una mano si protese verso l'alto, gli occhi si spalancarono e in pochi secondi la luce delle lampade che ricoprivano quei lunghi corridoi si fece sempre più lontana, così come le grida di Mirio Togata e degli altri eroi.
Il nulla più totale mi avvolse in una morsa dolorosa, il silenzio riempì le mie orecchie, chiusi gli occhi stringendo i denti e non sentii niente per qualche minuto.
Mi sembrava di essere tornato a quella notte, quando mi ero risvegliato nel bosco dietro il covo, ma questa volta non faceva male nulla. Il mio corpo rimase disteso al suolo inerme, non riuscivo a muovere neanche le dita dei piedi, il braccio rotto non pulsava più da sotto le bende bianche. Non ero sicuro se fossi stato nel panico più totale in quel momento, non ricordavo di aver provato pressoché nulla, solo confusione. Non capivo cosa fosse successo, dove fossi finito, tutto ciò che riuscivo a vedere lì, sdraiato, era solo il nero più fitto. Mi sentivo strano, fuori luogo, la mente era vuota, non riuscivo a formulare nessun tipo di pensiero.
Ancora una volta era successo tutto così in fretta che il mio cervello faceva fatica a metabolizzare quello che stava succedendo, dimenticandosi anche del resto, della missione, di Toga e Twice, di Chisaki...
Per quanto tempo rimasi in quello stato di trance? Non saprei spiegarlo. Mi sembrarono minuti interminabili, quasi ore, ma non ero sicuro di come stesse scorrendo il tempo effettivamente.
Ero solo lì, steso, come morto.

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