~15) That child...~

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<<Ecco a te, ragazzo>>

Ringraziai il commesso riponendo le monete che mi aveva dato come resto nelle tasche dei pantaloni, afferrai la busta di plastica con una mano e uscii dal minimarket.
Mi ero forzato, quella mattina, ad uscire dal magazzino, andando a prendere qualcosa da mangiare. Solitamente mi fiondavo verso lo scaffale dei noodles, mi cibavo praticamente solo di quelli, ma dato che il mio stomaco reclamava qualcosa di diverso, mi ero fornito di carne secca, cibo in scatola e qualche dorayaki alla crema di fagioli rossi.
Non avendo una cucina o fornelli con cui preparare qualcosa di più sostanzioso, dovevo arrangiarmi con quello che avevo al covo, quindi riscaldare cibo già pronto era l'unica cosa che potessi fare.
Inoltre non avevo molti soldi con me e dovevo cercare di prendere ciò che costava di meno, anche se a volte il cibo lowcost era davvero immangiabile.

Portai il cappuccio della felpa a coprirmi gli occhi e mi diressi a passo deciso verso un altro negozio per comprare della frutta.
Mi ero ripromesso di uscire il meno possibile se non durante delle missioni, non volevo fare spiacevoli incontri né tanto meno parlare con qualcuno. Non che la gente mi fermasse per strada per chiedermi qualcosa, di solito mi stavano tutti alla larga.
Ma adesso, oltre che a evitare di incontrare mia madre, dovevo stare alla larga anche da Uraraka. Quella ragazza era ovunque, ora che stava facendo il suo tirocinio potevo ritrovarmela davanti agli occhi in qualsiasi momento. Inoltre, negli ultimi giorni, mi era sorto un dubbio atroce: ripensando all'attacco al ritiro nei boschi della Yuuei, mi ero ricordato che, a vedermi senza maschera, oltre che ad Uraraka e Kacchan, forse c'era anche un altro ragazzo. Prima di sparire nel portale di Kurogiri, avevo incrociato lo sguardo con uno studente, uno dei due che erano piombati su Mr Compress ed erano riusciti a liberare un loro compagno.
Si trattava di Todoroki Shouto, figlio dell'attuale numero uno.
Non sapevo se fosse solo una mia impressione o se fosse una cosa certa, ma non riuscivo a togliermi dalla testa quel dubbio.
Certo, se non era ancora successo nulla, se non erano venuti a cercarmi, avrei potuto anche non preoccuparmi della cosa, ma avrei comunque dovuto accertarmene. Se quel Todoroki sapeva che c'ero anche io durante l'assalto, rappresentava un problema.

Dopo essere uscito dall'ennesimo negozio, cominciai a camminare verso casa, mischiandomi con il via vai di gente che camminava per le strade della città quel lunedì mattina.
Attraversai i marciapiedi con il braccio rotto tenuto sollevato dal pezzo di stoffa bianco che mi cingeva il collo e le buste di plastica piene di roba che ciondolavano al mio fianco oscillando avanti e indietro, rimuginando sui miei pensieri. A testa bassa raggiunsi il bivio che mi avrebbe riportato al magazzino della lega, ma mi fermai notando un parco estendersi di fianco a qualche palazzina. Uno di quei parchi giochi pieni di bambini appena usciti da scuola, pronti a svagarsi picchiandosi a vicenda...almeno facevano così quando ero piccolo io.
Mi soffermai a guardare le panchine vuote, poste all'ombra di alcuni alberi e, senza pensarci troppo, entrai nel parco. So di aver detto di voler stare fuori dal magazzino il meno possibile, ma riposare in mezzo agli alberi per qualche minuto non avrebbe ucciso nessuno...a quello ci avrei pensato io.

Comunque, arrivato davanti ad una panchina, mi sedetti sul freddo metallo arrugginito, poggiando le buste che avevo in mano al mio fianco. Allungai le gambe guardando in alto, il cielo pieno di nuvole che si estendeva sopra la mia testa, e sospirai.
Avevo bisogno di una pausa, staccare il cervello da tutti i problemi che si erano andati a creare nell'ultimo periodo, anche solo per poco. Il braccio rotto non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, sia in senso manuale che mentale, ma ero grato che nessuno dei villain della lega che mi avevano visto col braccio fasciato la mattina dopo quella tremenda nottata, aveva fatto domande al riguardo.
Presi una delle merendine preconfezionate che avevo comprato e mi misi a sgranocchiarla, guardando verso l'area giochi, dove piccoli marmocchi dondolavano sulle altalene o si rincorrevano, decretando chi dovesse essere il primo a scendere dallo scivolo. Stavo assistendo a piccoli momenti della loro infanzia, che sarebbe stata di sicuro più bella e felice della mia.

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