Capitolo 36

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.36.

SILENE

La prima nevicata dell'anno segnò il mio cuore infranto

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La prima nevicata dell'anno segnò il mio cuore infranto.

L'aria, inalata, e immessa forzatamente nei polmoni, era ghiacciata a ogni respiro, ma non mi importava. Sotto a un cielo assediato dalle intemperie, e avvolta in un misero lenzuolo, il freddo inverno non era nulla a confronto alla spessa coltre di gelo che aveva ghermito il mio petto, stritolandolo in una morsa di ghiaccio e sofferenza. Piccoli fiocchi di neve si impigliarono fra i lunghi capelli sciolti, adornandomi il capo di fragile nevischio.

Niente avrebbe potuto eguagliare il dolore che mi squassava dall'interno. Era tale da devastarmi. Lasciai che il vento mi trafiggesse mentre calde lacrime si gelavano sulle guance. Singhiozzavo in continuazione, incapace di frenarmi, e riflettere con lucidità. Volevo solo trovare un posto dove tutta quella sofferenza non facesse così male. Un posto che fosse fra le braccia di Seth; ma questo, non era più possibile... La realtà mi colpì come una scarica di corrente elettrica, piegandomi in due. Mi sfuggì un lamento di disperazione, e un nodo mi strinse lo stomaco, impedendomi di respirare. Il cielo, coperto da nubi livide, era uno specchio pronto ad infrangersi su di noi. I nostri clan non erano riusciti a uccidere me, ma nulla avrebbe impedito loro di sacrificare un altro prezioso pezzo della scacchiera alla causa bellica. Lui sarebbe stato giustiziato per dare inizio alla guerra; n'ero certa. Seth.

Tristan trovò un rifugio temporaneo fra gli alberi della mia proprietà, ma non potevamo restarci a lungo. Tentò di tranquillizzarmi per farmi ragionare, ma ormai non lo sentivo più. Un rumore più forte, doloroso, mi riempiva la testa. Socchiusi le palpebre, ove le ciglia, imperlate di lacrime, impedivano la visuale nitida. Il dolore mi portava via, in un luogo buio, dove potevo abbandonarmici. Il cobra reale continuava a parlarmi, ma io non riuscivo ad ascoltarlo. Le sue parole non avevano senso. Un altro singhiozzo emerse dalla gola. Stavo per avere un mancamento quando, all'improvviso, una urlo sovrastò ogni cosa.

«SILENE!».

Helia. Alzai di scatto il volto rigato di lacrime quando il mio promesso si scagliò sul mio bizzarro amico per difendermi.

Tentai di fermarlo - perché non ero in pericolo - ma Gemma fu più veloce di me. Comparve improvvisamente e si frappose fra i due combattenti, proteggendo il carnivoro: «Helia, no! Fermati e ascoltaci», gridò contro di lui, nel tentativo di attirare l'attenzione.

Fa freddo. La vista mi si oscurò nuovamente e non riuscii ad ascoltare più niente.

***

Quando rinvenni, diverso tempo dopo, ero distesa s'un comodo divano, dell'ampio salotto, appartenente alla famiglia di Helia. Intravidi le figure sfocate di Flora e Gemma, ascoltare intimorite il discorso di Tristan, situato vicino a me, in un punto che non riuscivo a scorgere. Mi sollevai dolorante; il freddo aveva irrigidito le giunture del mio corpo, e un forte dolore al petto, aveva contagiato anche la testa, impedendomi di capire cosa stesse succedendo. Non m'importava cosa ne sarebbe stato di me; volevo solo salvare il leone dagli occhi blu dal delirio sanguinario dei nostri clan.

Stordita, stanca, e dolorante, mi strinsi nel mio misero lenzuolo, rivolgendomi all'unica persona di cui mi fidassi: «Helia, ti prego, aiutami...», biasciai senza guardarlo in faccia. Lui si trovava in fondo alla stanza, rivolto alla vetrata, adocchiando la zona circostante. Ero stravolta, e sapevo bene cosa gli stessi chiedendo. Era un fardello enorme da svolgere, ma avevo bisogno di lui.

«Quindi è vero, hai violato la prima Legge Naturale», commentò criptico, dandomi le spalle.

Il mandato di cattura doveva essersi già sparso per tutta la Città di Mezzo. A quella domanda scoppiai a piangere, ricordando le ultime parole di Seth: «Se amarlo equivale a essere condannata a morte, che io sia giustiziata adesso, allora! Non sono, e non sarò mai innocente», confessai. Mi portai le mani al viso per nasconderlo. Ero su un'altalena d'emozioni incontenibili. Senza il mio amato predatore accanto mi sentivo vulnerabile.

Ci fu un lungo momento di trepidante attesa prima che udissi ancora il tono di voce dell'Alfa erbivoro. «Bastava dirmi sì, Lene. E lui ama te?» rinnovò ancora, voltandosi verso di me. I nostri occhi s'incrociarono ed io mi limitai ad annuire energicamente. Il mio sguardo diceva tutto quello che Helia voleva sapere.

Su una cosa ero assolutamente certa. lui mi avrebbe sempre soccorsa se avessi avuto bisogno.

«Molto bene. Farò quello che mi chiedi allora; sei come una seconda sorella per me, e per Flora, ma sono molto contrariato da questa tua idea suicida. Tuttavia non ti lascerò sola, ti aiuterò a salvare la persona che ami dalla nostra gente», borbottò infine, scuotendo il capo e finalmente, quelle parole lenirono - almeno in parte - il dolore patito fin'ora. «Le mie ricerche si sono rivelate vuote. Il prigioniero di guerra è sparito nel nulla. E adesso questo. Che ci sia un nesso?», domandò ad alta voce ai presenti. Io rimasi impigliata nelle parole di poc'anzi. L'alba era ormai sorta.

«Lo prometti, mi aiuterai a salvare Seth?», annaspai, sperando nell'insperabile.

«Lo prometto».

*Angolino dell'Autrice*

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*Angolino dell'Autrice*

Tutte noi avremmo bisogno di avere un Helia nelle nostre vite xD <3

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Savage // Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora