Capitolo 24

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SILENE

Il clima, pessimo quanto il mio umore, rispecchiava appieno il mio stato d'animo

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Il clima, pessimo quanto il mio umore, rispecchiava appieno il mio stato d'animo. Incredibile come la felicità durasse poco, divorata dall'ansia. Temevo per l'incolumità di Seth - il mio Seth - ma soprattutto, ero terrificata dalle conseguenze a cui stava andando incontro. Malgrado il nervosismo e il malore al bassoventre, non riuscivo a stare ferma; passeggiavo come se fossi stata un'indemoniata, avanti e indietro, in allerta per ogni minimo scricchiolio in sottofondo.

Gavriel e Laila giunsero nella camera degli ospiti mezz'ora dopo. Avevo avuto tutto il tempo per vestirmi col primo abito pescato nell'armadio - qualcosa di scuro, e caldo, che mi coprisse a sufficienza per la nottata uggiosa che ci attendeva. Speravo soltanto che non fosse l'ultima.

***

Il mio amato era in "sala conferenze" mentre io, assieme ai suoi due compagni, attendevamo fuori. Ogni minuto gravava su di noi, affossandoci nelle nostre preoccupazioni.

«Non è ancora uscito?», domandò una voce femminile, proveniente alle mie spalle, e che sfortunatamente riconobbi.

Volsi lo sguardo, incrociando quello di Ginevra, intenta a scendeva le scale. Si era fatta la doccia, e la chioma bagnata le conferiva una bellezza selvaggia. La stessa che distingueva il leone dagli altri.

Mi incenerì con un'occhiataccia: «Tu, maledetta e sudicia erbivora, è tutta colpa tua se adesso il nostro alfa è compromesso!», strillò su tutte le furie, caricando verso me, inferocita: «Cain, ha solo quindici anni, ma sarà costretto a prendere il suo posto grazie a te!».

Provai una fitta al petto nell'ascoltarla, ma non furono niente paragonate alle parole successive. Cain era il fratello minore di Seth, era evidente quanto lo amasse. Indietreggiai dietro a Laila, spaventata dalla carnivora pazzoide.

Il falco si frappose fra di noi, proteggendomi giusto in tempo per salvarmi dalle sue grinfie affilate, provando ad acquietare quella belva assetata del mio sangue: «Calma, fiorellino. Cosa non ti è chiaro sul fatto che Lene sia off limits?», le rammentò, accarezzandole una lunga ciocca di capelli bagnati. Sembravano in confidenza, quasi intimi...

«Ha un soprannome il nemico?» domandò con sagacia, incrociando le braccia sotto il seno scarno. «Scusa tanto se sono incazzata come una iena, ma Seth ed io ci stavamo dando alla pazza gioia contro una parete di camera sua, non so se mi spiego...», ammicò a Gavriel prima di proseguire il discorso e cambiare tono: «E proprio sul più bello, quella piccola dannata ha rovinato tutto!», gonfiò le guance alla stregua di una bambina capricciosa, ma io mi sentii mancare il terreno sotto ai piedi.

Si stavanodando alla pazza gioia? Ricordai la freddezza di Seth, e il bacio di Ginevra, solo poche ore prima dell'agguato subito, annodandomi le corde vocali. Quella consapevolezza mi gettò in un baratro profondo.

Cosa speravo con esattezza?! A una favola, dove il Leone si innamorava del Cerbiatto piuttosto che mangiarlo? Se non accadeva nemmeno nella finzione, come potevo anche solo illudermi che potesse succedere nella realtà?! Tutte le domande, scaturite dall'angoscia, mi gettarono in un baratro profondo; dovetti aggrapparmi alla pantera per non perdere l'equilibrio.

La speranza era la peggiore delle condanne. La pregai che potessimo avere una possibilità. La possibilità di viverci. Era davvero un desiderio impossibile?

La porta principale si aprì, e la madre di Seth, la leonessa albina, comparve sulla soglia della sala assieme al figlio maggiore. Lui. Era pallido, qualche ciuffo color grano gli ricadeva sulla fronte in disordine, il capo chino, e lo sguardo spento e vaquo.

Seth...

SETH

Fui convocato dal Consiglio degli Anziani, da tutti loro - e non era un bene

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Fui convocato dal Consiglio degli Anziani, da tutti loro - e non era un bene. Al centro della stanza, schiarita appena da qualche fioco lume, mi ritrovai accerchiato dai loro volti, ombrosi e gravi. Jude e Tristan, presenti in disparte, in un angolo remoto, erano pronti a intervenire in mio soccorso nel caso avessi avuto bisogno di loro.«Vorrei anticipare che Adam ha sconfinato senza permesso nel mio territorio, mancandomi di rispetto più duna volta», mi giustificati subito, ma la mamma mi ammonì con un'occhiata severa.

«Fa silenzio Seth, non sei qui per questo. Non proprio, almeno», incominciò lei, atona. Inarcai un sopracciglio, confuso. E questo cosa significava?

Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo che il mondo mi cadde addosso. «Nathaniel, l'orso polare, e membro onorario della Congrega dei Sei, è morto», continuò l'uomo al suo fianco, lacerandomi il cuore in due.

«Come?», mormorai appena, incapace di concentrarmi su altro. Amico mio...

«Ha tentato di scappare ed è stato eliminato, o così affermano i diurni; quindi la trattativa è saltata», concluse un altro.

Dovuto un cazzo! Serrai le palpebre e le mani a pugno, contendo la collera: «Da dove arriva la notizia?», chiesi in tono basso, snudando i canini, e con la voglia improvvisa di tranciare qualche testa.

«Ti basti sapere, a te e agli altri membri, che la fonte è attendibile e veritiera», mi rispose la mamma, impassibile. Lei non mostrava mai i suoi reali sentimenti. Era un muro di apatia: «È tutto. L'omicidio di Adam, tuttavia non resterà impunito, figlio. Sarai costretto ad arruolare suo cugino Emil, al posto di Nathaniel».

La fissai incerto, accantonando il mio desiderio di vendetta. Tutto qui?!

Rimasi alquanto esterrefatto nel ricevere una punizione tanto mediocre, e nessun altro comando di attacco, ma non espressi alcun commento a riguardo. Ero affranto per la morte del mio amico, e non avevo voglia di riflettere su degli stupidi ordini. Imboccai l'uscita dalla sala quando una voce, quella del padre di Adam, mi bloccò. Era stato nell'ombra per tutto il tempo, e non avevo fatto caso alla sua presenza. Lui era peggio del figlio: «Per quanto riguarda l'ostaggio erbivoro, uccidila. È la figlia dell'entità più alta in comando, e sarà un buon modo per vendicare il tuo amato compagno», aggiunse con viscida crudeltà: «Per non parlare del fatto che è stata lei la causa della morte di Adam».

No! Fu come ricevere un pugno nello stomaco. Mi mozzò il respiro, irradiando un dolore lancinante per tutto il corpo. La mia Silene, no...

Savage // Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora