Capitolo 15

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.15.

SILENE

«Io non andrò alla vostra stupida sagra di paese, scordatelo», inveii contro Laila

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«Io non andrò alla vostra stupida sagra di paese, scordatelo», inveii contro Laila. Bazzicava all’interno dell’armadio, ignorandomi in cerca di qualcosa da farmi indossare per il grande evento.

Accucciata difronte al grosso mobile, non mi degnò di una sola occhiata: «Sei quasi adorabile quando ti incazzi», mi prese in giro con un sorriso furbesco.

Ero alle sue spalle, e di lei, scorgevo la lunga treccia d’ebano scendere perpendicolare alla spina dorsale arcquata. I suoi pantaloni attillati, di finta pelle nera, non facevano altro che risaltarle il fondoschiena rotondo e sodo. Non si poteva fare a meno di guardarla. Era ammaliante quanto Seth.

Seth...

Il mio cuore si contrasse dal dolore. Ero finita. L’unico mantra che mi sosteneva, era quello suggeritomi da Helia: “Il sole mostra la migliore luce quando muore”. Tutto, prima o poi, si sarebbe concluso.

Mi abbandonai sul materasso, esalando un sospiro carico di rassegnazione. Erano passati due giorni dall’umilizione subita. Seth e io ci evitavamo in continuazione. Quello che aveva fatto, la rabbia e la sofferenza provata, erano stati il punto di rottura per ristabilire l’equilibrio dei nostri ruoli. Lui era il nemico. Io, il suo ostaggio. Fine.

E allora perché mi mancava? Sindrome di Stoccolma? Probabile.

«Cosa ti eccita, cerbiattina?».

Di te? Tutto.

Presa dalle mie elucubrazioni psicologiche, sbuffai afflitta: «Ti imploro, dimmi che ci sarai anche tu a questa sagra...», la pregai. Non avrei tollerato la presenza di predatori estranei.

«Ti ripeto che non è una sagra, ma una celebrazione. La celebrazione di inizio stagione, e tu, sei un trofeo di guerra. Che tu lo voglia o meno, sei l’ospite d’onore» mi informò, estraendo l’ennesimo vestito tenue dal malloppo di tessuti candidi, stipati all’interno dell’armadio, «A ogni modo, sì, ci sarò anch’io. Adesso, ti conviene anche iniziare a prepararti. Tra un paio d’ore dobbiamo essere pronte per recarci in città».

Sospirai ancora, sarei stata contemplata da carnivori assetati di sangue per tutta la notte, e il leone dagli occhi blu, al contrario non mi avrebbe guardata nemmeno in faccia. Che gioia.

«Presto Seth sarà qui per accompagnarti. Dev’essere lui a farlo, è l’alfa, dopotutto. Passerete lungo una scorciatoia per arrivare prima di noi», aggiunse, facendomi intuire che, prima di essere esposta come un’insulsa coccarda su di lui, saremmo stati soli.

Mi irrigidii impaurita dalle parole della predatrice. Sarebbe stata una lunga notte.

***

Savage // Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora