.30.
SILENE
Un urlo improvviso interruppe la nostra conversazione. Mi voltai di scatto, scorgendo a pochi metri da noi, Gemma, vittima dello sguardo ipnotico di Tristan, difronte a lei.
Il mio amato si riscosse dallo stato affranto - di cui entrambi eravamo vittime - correndo dal compagno di battaglie, salvare la mia amica dalle sue spire, e scappare via. L'incedere dei diurni, la mia gente, si udiva già in lontananza. Presto saremmo stati raggiunti.
Agitata e impaurita, corsi anch'io dietro al carnivoro: «Seth, Tristan, svelti e seguitemi!», urlai, raggiungendo la mia simile. Era sotto shock, non del tutto cosciente, e il cobra reale la sorresse fra le braccia per poterla trasportare con facilità. Afferrai la mano del leone, e lo guidai in un anfratto dell'ampio giardino mentre il vociare sommosso degli invitati si avvicinava.
Il vasto prato dinnanzi a noi, era trapuntato di verdi ripari e cunette rigogliose, ottime per favorirci. Le siepi, tinte delle vesti autunnali, malgrado l'inverno e le tenebre della notte, ci nascosero al mondo circostante, conducendo oltre i cespugli, in un viottolo che portava a ovest, ove sarebbero stati al sicuro, e fuori dalla giuristizione erbivora.
Se qualcuno mi avesse vista aiutare il nemico a scappare, mi avrebbe condannata alla forca.
Li condussi verso l'ala più isolata della villa, celati in parte da un piccolo colle. Alle spalle della mia abitazione, c'era uno stretto sentiero, lastricato in pietra. «Dovete andarvene. Costeggiate le mura e girate a destra. Sarete in centro nel giro di mezz'ora», confidai senza fiato. Le gambe dolevano, il cuore impazzito, e la cassa toracica ingabbiava i miei poveri polmoni sgonfi d'aria. Il mio amato parve esitare, incapace di parlare: «Svelto, vattene da qui!», insistetti. I capelli scuri, finiti in faccia a causa della fuga forsennata, furono ordinati dalle sue mani, scostandoli con dolcezza dal mio viso, e prendendosi tutto il tempo per farlo, come se volesse goderne della morbidezza.
Ero ben consapevole dell'odio che accomunava le nostre razze, ma non mi importava.
Alzai lo sguardo su quello di Seth, trovandovi una tempesta al loro interno. Il colore delle iridi possedeva una sfumatura grigiastra, accompagnati da un marasma di emozioni tumultuose. Le stesse che provavo anch'io. Si avvicinò a me, lasciando che il buon profumo muschiato mi avvolgesse, e la presenza calda del suo fisico, accendesse il mio di torrido desiderio. Quasi ci sfioravamo, e a ogni respiro, percepivo l'elettricità statica aumentare fra noi. A quel punto chinò il volto verso di me, strofinando la punta del naso contro il mio. Era combattuto. In lotta fra ciò ch'era, e ciò che voleva essere con me. Decisi io per tutti e due. Gli presi il viso fra i palmi delle mani e lo baciai. Lo baciai con tutto il sentimento e la passione di cui ero capace. Lui, mi strinse a sé con forza, ma fu solo per un secondo; perché poi, quando fu costretto a staccarsi da quel nostro contatto, colmo di desideri inespressi e sfrenate passioni, dovetti lasciarlo andare. E fu doloroso quanto una pugnalata alle costole.
Intravidi i due carnivori fagocitati dal buio delle ombre circostanti nell'esatto momento in cui una manciata di guardie erbivore, seguiti da qualche invitato, comparivano oltre la collina che ci aveva dato tregua.
Gemma - che rinvenne in un secondo momento - deposta ai miei piedi, si ritrovò l'orda degli ospiti armati, addosso. Quando l'aiutai a rialzarsi dal prato, ancora intontita, e agitata, Tristan, e Seth, si erano già dileguati.
SETH
Corpi celesti, sfavillanti e silenti, osservavano dall'alto del cielo notturno le nostre stupide mosse. Non ero affatto tranquillo. Una sgradevole sensazione mi perseguitava, torturandomi il cervello mentre rincorrevo il mio compagno. Non avrei dovuto lasciarla sola. Eppure era in compagnia della sua gente. Al sicuro. Quindi perché avere un brutto presentimento? Rallentai la corsa fino a fermarmi, stoppando di conseguenza anche l'avanzare di Tristan. Mi passai una mano nervosa fra i capelli color grano: «È strano... È stato fin troppo facile entrare senza esser visti», iniziai, guardandomi attorno con circospezione, in cerca di telecamere di sorveglianza, o spie mimetizzate: «Ed è insolito essere persino isolati. Quasi come se ci stessero invitando a colpire», ragioni ad alta voce. Il lontano frinire dei grilli sottolineava l'assoluta solitudine che ci accompagnava.
«Forse la figlia dell'alta personalità politica erbivora non è più una priorità», suggerì il cobra, scrollando le spalle.
«Se le succedesse qualcosa si attuerebbe una guerra. Hai ascoltato anche tu la conversazione di Silene col cervo. Che cosa ne pensi? Sbaglio a preoccuparmi per lei? Sto impazzendo secondo te?», lo pungolai di quesiti. Mille dubbi, dolorosi come spilli, mi laceravano il cuore oltre che la mente.
Attese un'eternità prima di rispondere, inforcando gli occhiali da sole per proteggere i suoi occhi dal chiarore artificiale: «Ho sempre trovato ambiguo il nostro incontro con Lene. In fondo, come facevano i diurni e per giunta, il padre stesso della giovane femmina, un'entità d'alto rango, a non sapere che la figlia fosse lì, nel cuore di uno scontro?».
Mi bloccai, assorbito dal discorso, e fissandolo per un lungo e inquieto istante. Aveva ragione. Come poteva uno degli uomini più potenti del pianeta, essere ignaro di dove fosse la sua unica e preziosa figlia? Semplice, non poteva. «Perché... Perché in realtà lo sapeva...», realizzai a bassa voce.
Tristan si incamminò nella direzione opposta, tornando indietro: «Se questo è vero, l'erbivora è in pericolo».
*Angolino dell'Autrice*
AAAAAAAAAAH Raga questo capitolo è stato un parto ~.~ spero che renda la situazione che ho immaginato.
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Savage // Vol. 1
Romance• 𝓕𝓸𝓻𝓫𝓲𝓭𝓭𝓮𝓷 𝓡𝓸𝓶𝓪𝓷𝓬𝓮. • 𝓔𝓷𝓮𝓶𝓲𝓮𝓼 𝓽𝓸 𝓛𝓸𝓿𝓮𝓻𝓼. • 𝓢𝓹𝓲𝓬𝔂. VOL. 1 "Come ci si può innamorare del proprio nemico naturale?!" La trama la trovate all'interno. *** Iscritta a Patamù, il sito che tutela le mie opere da pos...