Capitolo 5

4.4K 225 56
                                    

.5.

SILENE

La gelida brezza della notte mi graffiò la pelle, causandomi brividi in tutto il corpo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La gelida brezza della notte mi graffiò la pelle, causandomi brividi in tutto il corpo. Sarebbe stato tutto più semplice se fosse stato giorno. Il battere dei miei denti copriva qualsiasi altro scricchiolio. Strinsi le braccia al seno, nel vano tentativo di coprirlo dalle occhiatacce divertite del mio rapitore. Premeditando di affiancarmi, e tenermi con forza per il gomito sinistro, sperava in qualche modo che non tentassi la fuga una quarta volta.

Avevo fallito di nuovo. Mi sentivo umiliata, sola, ed esposta alle angherie dei miei aguzzini. Del leone dispotico in particolare.

Rabbrividii ancora una volta, attirando il suo interesse: «Freschetto a parte, da quando le figlie dei fiori sono pudiche?», domandò con ironia, provocando una scoppiettante risata al fratellino.

L'incognita la rivolse al cucciolo. I carnivori non conversavano con gli erbivori. Mai. Al massimo li minaccia.

Un altro tremito mi scosse le spalle, rendendole gelide al tatto. Presto sarei diventata un cubetto di ghiaccio. «È-È f-facile p-parlare p-per t-te», balbettai a bassa voce, ma Seth riuscì comunque ad ascoltarmi. Si arrestò, e il mio cuore con lui.

Perché davo fiato alla bocca senza rifletterci?

Temendo delle conseguenze, serrai le palpebre. Vi prego preziose divinità, stavolta aiutatemi davvero...

Incoraggiata dalla quiete, e curiosa sul futuro esito, schiusi un occhio. Alla fine dischiusi anche l'altro, senza fiato.

Difronte a me lo vidi sfilarsi di dosso la canotta nera e lanciarmela contro: «Prendi. Il tuo continuo tremore comincia a urtarmi i nervi».

Avrei voluto replicare che non volevo nulla che gli appartenesse, ma sarebbe stata una bugia. Faceva troppo freddo per essere schizzinosi e lui era davvero un bel vedere. Un esemplare giovane e perfetto: spalle larghe, braccia toniche e definite, petto ampio e possente, cosce tornite, e gli addominali poi, erano la parte migliore. Fisico scultoreo e profilo perfetto. Inutile fingere ribrezzo, era molto più che avvenente, peccato fosse anche un violento carnefice e felide assassino.

Chissà se era in grado di produrre le fantomatiche fusa feline – qualsiasi cosa essa siano – di cui avevo letto in uno dei manuali anatomici proibiti. Chissà, forse mi sta accadendo tutto questo per aver dato una sbirciata a pagine che non avrei dovuto guardare. Soprappensiero, e incupita da tali pensieri, indossai l'indumento, largo il doppio dei miei vestiti, trovandovi subito conforto dal pungente gelo invernale. Il tessuto era ancora caldo, odorava di muschio, stelle, e un vago sentore di limone. Un miscuglio che faceva contorcere le budella.

Mi scostai un lungo ciuffo dal viso, schiarendomi la voce: «Grazie», mormorai appena, scacciando l'imbarazzo.

Il leone annuì di rimando prima di tornare a dedicarsi a Cain. Devono essere molto legati l'uno all'altro.

Mi imposi di guardarmi le dita dei piedi, intorpidite dal freddo e sporche di terra, pur di non fissarlo. Non dovevo, in alcun modo, osservare una qualsiasi parte del corpo del mostro mangia carne; continuando a ripetermi che il suo gesto gentile era stato uno dei molteplici smacchi nei miei confronti. Cos'altro poteva essere, altrimenti?

Le loro risate allegre riecheggiarono fra gli alberi, stringendomi il cuore. Come poteva un mostro simile esser capace di tanto affetto?

Rimuginai a capo chino, seguendoli e scortata alla villa come loro prigioniera.

Prigioniera fino al prossimo tentativo.

Prigioniera fino al prossimo tentativo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

SETH

Condussi l'ostaggio all'interno della Tana – una magione ben sorvegliata – rinchiudendola in una delle stanze per gli ospiti, al primo piano, e lasciai il mio fratellino nella mia, in modo tale che potesse ritrasformarsi in tutta calma

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Condussi l'ostaggio all'interno della Tana – una magione ben sorvegliata – rinchiudendola in una delle stanze per gli ospiti, al primo piano, e lasciai il mio fratellino nella mia, in modo tale che potesse ritrasformarsi in tutta calma.

La mutazione, in così giovane età, era sempre molto difficile da compiere; ma raggiunti i ventun anni – l'età adulta – diventava più istintivo e naturale.

Jude, il mio braccio destro, e che aveva già informato il Consiglio degli Anziani per una riunione straordinaria, mi comunicò di contattare mia madre – uno dei nostri superiori – per metterla al corrente dell'esistenza di una possibile trattativa per riprenderci il nostro sesto compagno, segregato da quasi una settimana nelle celle di massima sicurezza a Est, in territorio diurno.

Ero stato allettato anch'io di rinchiudere la preziosa figlia di Fawn nelle nostre prigioni, e vendicarmi su di lei, ma non volevo danneggiare l'unica possibilità rimasta per liberare Nathaniel. Ben presto la notizia del rapimento e della strage in città sarebbero arrivate a chi di dovere.

Era solo questione di tempo, adesso.

*Angolino dell'Autrice*

Capitolo corto per iscrivere anche questa storia ad un concorso <3

Vi sta piacendo?

Savage // Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora