.9.
SETH
Legai il nastro bianco al polso destro, godendomi il profumo di lavanda che emanava.
La stanza, la cui funzione era quella da sala riunioni, si dimostrò gremita dalle personalità più importanti. Il Consiglio Degli Anziani era il gruppo dal nobile lignaggio più alto del nostro clan, composto da tre capostipiti, le famiglie predatorie più letali, seguiti da qualche reggente di rango medio.
Aspettavo in disparte che la riunione incominciasse intanto che l'ostaggio venisse condotto al cospetto dei politici. Uno schermo gigante vegliava sulla stanza.
Mia madre - una dei tre - avanzò verso di me. Conosciuta come la leonessa albina, possedeva un aspetto più unico che raro. Era alta e secca, dotata dell'agilità felina che ci distingueva dagli altri. I capelli corti, e lisci, sistemati in un rigoroso caschetto bianco, scendevano lungo gli zigomi alti e scarni, risaltando l'esangue pallore dell'epidermide. Gli occhi blu quanto i miei, rilucevano come fredde gemme preziose. Solo qualche ruga traditrice rivelava la sua vera età, ma noi invecchiavamo molto lentamente. Troppo lentamente.
«Cain è qui con te, figlio?», domandò, priva di qualsiasi sentimento affettivo. Il volto era una maschera imperscrutabile.
Annuii con la stessa freddezza, incrociando le braccia al petto e poggiandomi con pigrizia contro la parete. La postura militare la lasciavo volentieri ai comuni soldati semplici. Vagliai attentamente i dintorni. Oltre alla mamma, c'erano i capifamiglia al potere, seguiti da quelli dei miei compagni, più alcuni squali. Quest'ultimi, adocchiavano la mia preda, puntandola come segugi affamati. Soprattutto Adam, il figlio del grande squalo bianco.
Serrai la mascella, colto da uno strano nervosismo, e inchiodandolo con lo sguardo: «Cosa ci fa qui la feccia dell'oceano?!» ringhiai a bassa voce, in modo tale che potesse ascoltarmi solo mia madre. Da quando "lo scemo del villaggio con le branchie" aveva messo in discussione il mio diritto ad appartenere alla Congrega dei Sei, pregustavo il momento opportuno per ricambiare il favore, e fargli pagare a caro prezzo le sue illazioni.
«Gli alligatori non potevano raggiungerci e ci serviva una famiglia intermediaria che non fosse di terra», rispose incolore, scrollando le spalle con la solita calma misurata che la distingueva.
La politica non l'avrei mai compresa.
Gavriel, il falco, intuendo il mio pessimo stato d'animo - come se non fosse stato abbastanza evidente - mi venne vicino: «Seth, smettila di fare il cazzone, sei il futuro alfa di questa fazione, e Nathaniel ha bisogno di noi. Di tutti noi», marcò l'ultima frase come se questo potesse placare la mia ira; la sentivo serpeggiare sottopelle e germogliare nelle viscere.
«Jude è perfetto per esporre il piano dello scambio. Sai che sono pessimo quando si tratta di potere e politica», tagliai corto continuando a guardare Adam con astio.
Il mio compagno annuì preoccupato:
«Ok, vado a riferirgli i tuoi comandi, ma tu non fare cazzate».Non gli degnai nessuna risposta, limitandomi a spostare lo sguardo omicida su di lui; solo quando percepii il suo timore aleggiare fra noi, sussurrai sinistro: «Non provocarmi, Gav». Oggi non era proprio giornata.
«E tu allora non darmene occasione», aggiunse severo, prima di dileguarsi e riferire tutto al lupo grigio.
Rimasi in disparte, nascosto della penombra della sala, ad ascoltare - come tutti i presenti - il piano conciso per liberare l'orso polare in territorio nemico. Deviai l'attenzione sulla mia cerbiatta, e la sua figura nuda mi balenò in testa. Era bella, la merce. Fortunati gli erbivori del cazzo.
«Ma questa è una grossa stronzata», tuonò divertito Adam, ridendo delle parole udite, e ridestandomi dalle mie fantasie oscene: «Cioè fatemi capire bene, volete trattare uno scambio di ostaggi col nemico?! Ma avete visto bene a raggio di sole, qui presente?! Si spezzerà come un rametto secco alla prima occasione!». Avanzò minaccioso contro Silene e prima che osasse anche solo sfiorarla con le sue luride mani, mi frapposi fra lei e lui, guardandolo in faccia.
Era tarchiato, perciò fu un immenso piacere squadrarlo dall'alto in basso: «Vedi di stare al tuo posto Adam. La cerbiatta vale più di te», dissi vagamente irritato. Morivo dalla voglia di colpirlo.
«Basta così! È un'ottima trattativa di scambio. Contattiamo suo padre e attuiamo lo scambio», proclamò anziano dei tre, il puma, troncando le repliche dello squalo. Non che ne avesse il fegato. Sapeva fin troppo bene che contro di me non sarebbe riuscito a spuntarla.
Ghignai vittorioso mentre lui tornò a fissare l'erbivora: «Ti ha salvata il leone, raggio di sole, ma ricorda che adesso conosco il tuo odore. Lui non sarà sempre nelle vicinanze, e quando non potrà intervenire in tuo soccorso...», produsse il rumore delle fauci che si chiudevano, facendo sobbalzare la giovane femmina: «Io sarò là», minacciò.
A quel punto la mia furia esplose, travolgendolo. Lo spintonai via, bloccandolo a terra in un secondo e ruggendo colmo di rabbia: «Toccala con un dito e io ti ammazzo! È l'unica chance che abbiamo per riavere Nathaniel. Se osi anche solo torcerle un capello, giuro sulla Legge Naturale che ti squarcio la gola». La voce, più mostruosa che umana, rimbombò per le quattro mura. Con la mancina gli bloccavo il polso destro a terra, e con la mano destra, avevo afferrato la sua gola, standogli addosso. Il viso fu una trasmutazione orrida tra i miei due volti, mostrando la bestia assetata di sangue che tanto tentavo di placare. La mia non era stata una minaccia, ma una promessa.
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Savage // Vol. 1
Romance• 𝓕𝓸𝓻𝓫𝓲𝓭𝓭𝓮𝓷 𝓡𝓸𝓶𝓪𝓷𝓬𝓮. • 𝓔𝓷𝓮𝓶𝓲𝓮𝓼 𝓽𝓸 𝓛𝓸𝓿𝓮𝓻𝓼. • 𝓢𝓹𝓲𝓬𝔂. VOL. 1 "Come ci si può innamorare del proprio nemico naturale?!" La trama la trovate all'interno. *** Iscritta a Patamù, il sito che tutela le mie opere da pos...