Capitolo 13

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.13.

SILENE

Il giorno successivo non fu terribile quanto il primo; anzi, a dire il vero, il soggiorno fu quasi piacevole

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Il giorno successivo non fu terribile quanto il primo; anzi, a dire il vero, il soggiorno fu quasi piacevole. La compagnia dei carnivori si rivelò essere istruttiva, compresi molti dei loro rituali giornalieri, e usanze esclusive. A Laila, la pantera, piaceva scherzare, commentando con battute caustiche la cronoca giornaliera. Tristan, il cobra reale, era quello silenzioso del gruppo mentre Gavriel, il rapace, prolisso. Jude, il lupo grigio, secondo in comando, preferiva la solitudine alla compagnia degli altri, e Seth, il leone, si dimostrò essere molto diverso di come credessi. Pensai al modo in cui si era comportato nei miei riguardi, seduta sulle tribune vuote della loro palestra privata, a guardarli, intenti ad allenarsi. Una routine che praticavano tutte le sere. Fissai ogni mossa, rapita dagli esercizi svolti. In particolare uno di loro quando si spogliò della maglietta nera, scoprendo un busto bronzeo e scolpito a regola d'arte. Come poteva tanta bellezza appartenere a un mostro?

A quella visione divina il mio corpo reagì di conseguenza. Un'ondata di caldo mi travolse, scaldandomi le guance e il basso ventre. Sensazioni mai provate prima si insediarono nello stomaco, contorcendomi le budella. Strinsi le cosce, sfregandole tra loro.

Scossi il capo, abbassandolo sulle mani deposte in grembo

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Scossi il capo, abbassandolo sulle mani deposte in grembo. Per la Legge Naturale, cosa accidenti mi stava capitando?! Rossa di vergogna, ripresi fiato con gradualità, contando i battiti del cuore. Forse era il principio di un attacco di panico, riflettei. Non poteva essere altrimenti.

«Tutto okay, cerbiattina?». Per poco non balzai in piedi.

Alzai lo sguardo, trovando Seth che incombeva su di me. Era ancora a torso nudo, chino sul mio viso, a studiarmi. «S-Sì, perché?», balbettai un poco, imbarazzata.

Lui scrollò le spalle, indifferente: «Sembri sconvolta».

E questo che voleva dire?! Sfarfallai le palpebre un paio di volte, basita dalla risposta: «Mi hai rapita», gli ricordai.

«Ostaggio, e ormai è il tuo terzo giorno», precisò, come se avesse avuto senso.

«È una conseguenza dell’essere rapiti, e questo non lo rende meno grave». Quando mi ci mettevo, sapevo essere molto puntigliosa.

Savage // Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora