Capitolo 31

3.5K 158 21
                                    

.31.

SILENE

«SEI TUTTA MATTA?!», sbottò Gemma, scostandosi una ciocca fulva dal viso, accentuando il pessimo stato d'animo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«SEI TUTTA MATTA?!», sbottò Gemma, scostandosi una ciocca fulva dal viso, accentuando il pessimo stato d'animo. L'acconciatura rovinata, e l'abito da sera, blu notte, spiegazzato in più punti, erano il triste risultato dell'evento svoltosi. L'espressione sconvolta e cerea, era tutto quello che avrei voluto evitare; troppo scossa e coinvolta dai suoi timori per tranquillizzarsi e ascoltarmi come avrebbe dovuto.

La zittii all'istante, tappandole la bocca con entrambe le mani: «Accidenti a te e ai tuoi maledetti acuti, parla piano o ti sentiranno un'altra volta!», la richiamai severa. Avevo raccontato una balla colossale alla pattuglia di sorveglianza. Uno scherzo di pessimo gusto finito male.

Un lungo e setoso ciuffo di capelli mi solleticò la spalla sinistra, e lo sguardo spaurito della mia amica si concentrò su di esso. Rinchiuse nel piccolo salottino, un lungo appartato delle mie stanze personali, avevo chiesto un po' di quiete, e il risultato era stato quello di rimanere sola assieme a una scoiattolina dal pelo rosso, inferocita e completamente fuori di sé. Grandioso!

«Non dirmi di parlare piano, o peggio, di stare calma. Non avevo nessuna allucinazione. Tu lo stavi baciando quel carnivoro», affermò in tono concitato, dopo essersi liberata dalla mia presa. Distolsi lo sguardo da lei, rassegnata dalla sua cocciuttaggine. Non avrebbe mai compreso se non si fosse calmata. La sentii afferrarmi per le spalle, scuotendomi con forza: «Ti rendi conto che potresti essere giustiziata per questo?!», rinnovò, ancora sconcertata. I bulbi oculari, lucidi e colmi di lacrime non ancora versate, erano specchi in cui guardarmi.

Inspirai in silenzio, decisa a rasserenare le sue paure. Le accarezzai i polsi fermi, scontandoli da me con delicatezza: «Senti, ti spiegherò tutto, ma adesso devi rilassarti e fidarti di me, va bene? Non devi dirlo a nessuno», tentai di rassicurarla.

«Che cosa non deve dire, tesoro mio?», domandò una voce familiare alle mie spalle.

Stentai a crederci. Vidi il panico insediarsi nello sguardo di Gemma, una strana inquietudine aleggiare nel mio cuore. Deglutii prima di voltarmi e rispondere con un sorriso nervoso: «Niente papà, le ho fatto solo un pessimo scherzo. Sai che sono una burlona», ridacchiai, fingendo che fosse qualcosa di poco conto. Non dev'essere entrato da molto.

L'aspetto impeccabile era una rassicurazione ottusa. Era un uomo dedito al lavoro, vestito di tutto punto, sorrise appena; ma fu una smorfia che non contagiava gli occhi: «Sono contento di sapere che riesci ancora a scherzare dopo quello che ti è successo. Festeggiamo il tuo ritorno tesoro, perché è un miracolo che tu sia viva», disse pragmatico e freddo.

Stava forse insinuando qualcosa? La mia amica, raggelata e immobile, a pochi passi da me, sussultò, osservandomi di sottecchi. Abbassai il capo, ma solo per dare una falsa illusione di remissione. Ero figlia di quell'uomo in fondo e sapevo giocare al suo sporco gioco affaristico: «Merito dello scambio avvenuto con successo, padre», affermai, tornando a osservarlo. Stavolta il sorriso si allargò, ma non disse nulla a riguardo. Sapeva ch'era una bugia. Lui c'entrava in tutte quelle menzogne. Helia mi aveva dato conferma.

Sembrava cambiato. Come se non fosse più sé stesso. «Continuate a divertirvi dunque, io raggiungerò gli ospiti, e discutere di nuove direttive», concluse, osservando l'orologio al polso. Lo vidi andare via e chiudersi la porta alle spalle senza attendere un mio saluto.

Sospirai rassegnata. Avrei voluto chiedergli un abbraccio, uno di quelli che ti rompono le costole, ma ti aggiustano il cuore; un po' di conforto, o di restare al mio fianco e sostenermi, almeno. La verità però, era un'altra. Volevo tutto questo da qualcun altro. Preoccupata per lui, chiusi gli occhi e mi strinsi le braccia al petto. Mi ritrovai a sperare che stesse bene, e al sicuro, ovunque fosse. Seth...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Savage // Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora