Scelte sbagliate || Draco Malfoy

24.

"Ragazzi, io non penso sia una buona idea... voglio dire, sarebbe bello per lei, ma avete idea di quante regole andremmo ad infrangere-"

"La prossima volta che parlerai di regole, Granger, ci assicureremo di chiuderti in camera tua." la ammonì Fred, battendo il cinque con suo fratello gemello.

"Beh, penso che in cinque anni abbiamo ampiamente infranto ogni regola esistente qui ad Hogwarts." aggiunse Harry con un sorriso divertito.

"Sì, ma cosa mi dite di lei? Ragazzi, sapete com'è fatta Ophelia, non le piacciono queste cose-"

"Cosa non mi piace?" Ophelia sbucò al tavolo dei Grifondoro all'improvviso e alle spalle di Hermione, che si morse la lingua in tempo prima di terminare la frase.

"Buon compleanno, Ophelia!" esclamarono i gemelli in coro, creando un trambusto tale che tutti i presenti nella Sala Grande rivolsero lo sguardo verso di loro piuttosto incuriositi. Ophelia si coprì il volto con le mani per l'imbarazzo, mentre Harry, Ron ed Hermione non esitarono ad alzarsi dai loro posti per abbracciare e fare personalmente gli auguri alla festeggiata. Era diventata paonazza mentre, affondando tra le braccia di ognuno di loro, più per volersi nascondere che per altro, borbottò dei "grazie".

"Me la pagherete voi due." si rivolse poi a Fred e George, fieri nell'aver raggiunto il loro intento di imbarazzarla. Poteva ancora avvertire gli occhi dei curiosi attorno a loro; tra tutti, naturalmente fu catturata persino l'attenzione di Draco, che sedeva all'estremo opposto del salone, e osservò quasi accigliato la scena.

"Sempre cafoni, i Weasley." commentò sprezzante Pansy, seduta vicino a lui.

"Non che la Langdon sia differente, si troverà particolarmente a suo agio tra i suoi simili." ribatté Violet, e fu proprio la pronuncia del suo nome ad attirare l'attenzione di Draco, che nel frattempo stava assistendo con la sua solita passività i discorsi vuoti delle ragazze. Si girò di scatto verso la sua ragazza, non avendo il coraggio di rispondere nulla che potesse difendere l'onore di Ophelia, ma gli bastò fulminarla con uno sguardo a cui Violet non fece neanche troppo caso.

"Non concordi, Draco?" chiese d'un tratto Pansy, con tono quasi provocatorio. "Non è da te risparmiarti così su quei casi umani."

Un brivido lo percorse lungo la schiena, si schiarì la voce e si preparò a non deludere le aspettative delle due ragazze, che attendevano impazienti che sputasse il suo solito commento carico d'odio da buona Serpe, cosa che invece, per la prima volta, si rese davvero conto gli risultasse più difficile del solito. "Cosa dovrei dire? Si commentano già da soli." pronunciò, col peggior tono sprezzante potesse imitare. Gli bastò concentrarsi maggiormente su quegli attimi, su quegli abbracci, quei sorrisi che Ophelia stava dedicando a qualcuno che non fosse lui, sulle braccia che le cingevano con calore la schiena e la vita, su tutte quelle attenzioni che avrebbe voluto e dovuto dare lui in quel momento. Aveva immaginato quel momento giorni prima, riflettendo come avrebbe potuto rendere la giornata di Ophelia più speciale delle altre e di come avrebbe voluto riempirla di tutte le attenzioni che mai le erano state prestate. Fantasticò su quegli scenari impossibili, immaginandosi una giornata ai limiti della romanticheria, aspettandola fuori al suo dormitorio fin dalla mattina, baciandola finché entrambi non ne sarebbero stati sufficientemente sazi e portandola fuori dalle mura di quel castello che impediva ad entrambi di poter essere loro stessi. E invece era lì, a scrutarla come un vile, provando invidia per chi stava ricoprendo un posto che avrebbe dovuto essere suo di diritto, cercando di pronunciare i peggiori insulti che gli venissero in mente per esprimere il suo disgusto verso quella persona che da tempo, era stata capace di portargli via una buona dose di rabbia perenne che da anni lo logorava sempre di più nell'animo.

"Stiamo aspettando, amore." lo incentivò Violet eccitata e avvinghiandosi al suo braccio. Provava disgusto nel percepire le lunghe unghie laccate di Violet affondargli nella pelle, facendolo sentire in trappola.