Scelte sbagliate || Draco Malfoy

5.

Durante i week-end, era frequente che i ragazzi passassero la domenica fuori da Hogwarts, con le proprie famiglie. Tuttavia, era un lusso che solo ben pochi potevano concedersi: gli studenti dei primi anni, infatti, trovavano più che sconveniente affrontare due viaggi con l'Hogwarts Express per tornare a Londra e a quel punto nei loro paesi natali, solo per concedersi qualche ora in famiglia. Era un lusso appunto, solo per i ragazzi più grandi, che per via della loro maggiore età, avevano la possibilità di tornare subito a casa grazie alla materializzazione.

Nel caso di Draco, usava passare almeno uno o due fine settimana al mese a casa sua. Suo padre passava a prenderlo il sabato sera e così poteva godersi la domenica in compagnia dei suoi genitori.

Villa Malfoy era una sontuosa residenza dispersa tra le colline del Wiltshire, contea a sud-ovest dell'Inghilterra. Immersa nel verde e lontana da centri abitati e occhi indiscreti. Una villa che senza dubbio solo delle famiglie molto ricche potevano permettersi: una residenza storica di tre piani, recintata da alte siepi, giardino ben curato e una grande fontana posta al centro di esso. Nonostante la magione esternamente assumesse un colorito molto simile ad un giallo pallido e presentasse grandi vetrate, risultando invitante entrarci, all'interno si mostrava quanto di più cupo ci potesse essere: un arredamento totalmente scuro, pareti e pavimenti compresi, senza che vi fosse qualche sprazzo di colore; una abitazione dove regnava l'oscurità. La luce entrava a fatica dalle vetrate che in parte erano coperte da lunghe e pesanti tende nere. I candelabri reggevano poche e consumate candele che donavano quel minimo indispensabile di luce.

Draco in fondo odiava quei giorni. Odiava ogni singolo pretesto che lo dovesse obbligare a tornare a casa sua. Era intuibile il motivo: l'ambiente tetro non avrebbe fatto sentire a suo agio nessuno che non fosse Lucius e Narcissa Malfoy. In casa, Draco era trattato come un principe, servito in tutto e per tutto dalla servitù composta da elfi domestici e maggiordomi. Il pranzo della domenica, così come ogni altro giorno festivo, era per Draco una serie di doveri: banchetti di famiglia interminabili e presenza ad ogni singolo incontro che suo padre avrebbe fatto con ogni sua conoscenza, per presentare a tutto il mondo quello che stava pian piano diventando un uomo e che un giorno, sarebbe divenuto il suo unico erede. Lucius Malfoy amava esporre suo figlio come un trofeo, a sua perfetta immagine e somiglianza, un futuro mago che con il denaro, il cognome prestigioso, il sangue puro e la capacità di incutere timore in chiunque e di farsi così rispettare, si sarebbe annoverato tra i più potenti maghi del mondo magico. Draco non avrebbe mai avuto il coraggio di ammetterlo, ma bramava il momento in cui quel pranzo sarebbe finito e la sera stessa avrebbe fatto ritorno ad Hogwarts.

Quel fine settimana non erano previsti incontri con nessuno. Nella sala da pranzo regnava un silenzio glaciale: seduti ai due capitavola del lungo tavolo in legno wengé, vi erano i suoi genitori; lui invece, era esattamente seduto al centro della tavolata, sul lato sinistro. Nel salone rimbombavano unicamente i suoni delle posate d'argento e dei coltelli che stridevano sui piatti di porcellana bianca.

"Come procedono gli studi, Draco?" chiese d'un tratto suo padre, rompendo quel silenzio assordante.

"Bene, sì..." rispose poco convinto lui.

"Io non direi. Ho saputo dalla Umbridge che non hai passato il primo esame del trimestre. Posso sapere come mai?"

Draco deglutì rumorosamente e in pochi istanti di tempo cercò di arrancare una scusa che risultasse il più veritiera possibile.

"No, risparmiami qualunque tipo di scusa." continuò lui, senza dare possibilità di replica a suo figlio. "Sei anche finito in punizione con Ophelia Langdon. So tutto, Draco."

Draco s'intimorì a quelle parole di suo padre. "Tutto cosa, padre?"

"Non mi piace che tu ci stia fraternizzando."